Scene da un Matrimonio creato da Ingmar Bergman nel 1973 non smette ancora oggi di influenzare e caratterizzare la rappresentazione del rapporto di coppia moderno.
Da allora, il numero di registi e attori che si sono confrontati con questo testo unico per sensibilità, potenza e realismo, capace di parlare di temi come l’amore, l’abbandono, il tradimento e la separazione, in modo assolutamente inedito, non ha fatto che aumentare.
Alla recente Mostra del Cinema di Venezia, è stata mostrata in anteprima la miniserie Scene da un matrimonio, prodotta da HBO e diretta da Hagai Levi, che trasporta l’originale di Bergman nell’America dei nostri giorni, condensando in cinque puntate le vicende sentimentali ed esistenziali di Jonathan e Mira, due presenze che si staccano e poi collidere nei modi più imprevedibili.

Molto difficile riuscire a dire qualcosa di nuovo su un testo così utilizzato sia dalla cinematografia (un esempio recente è sicuramente Marriage Story di Noah Baumbach) sia dalla serialità televisiva.
Eppure Hagai Levi è riuscito nell’impresa di dare nuova potenza e attualità al materiale di partenza, concentrandosi su alcune precise dinamiche tra quelle che a suo tempo Bergman rese pilastri della sua opera.

Su tutto e tutti in Scene da un Matrimonio vi è il predominio della tematica dell’incomunicabilità, del silenzio opprimente, del rifiuto di affrontare le proprie paure ed i propri sentimenti.
L’intera vicenda è ambientata nell’America dei nostri giorni, all’interno di una dimensione borghese benestante, dove la materialità si sposa all’intelletto.
Jonathan (Oscar Isaac) è un professore di filosofia di origini ebraiche, che potremmo definire una sorta di hipster intellettuale del carattere imploso, profondamente emotivo, un po’ orso nei modi, ma totalmente innamorato della sua dimensione familiare e matrimoniale.
Mira (Jessica Chastain)invece è una manager, lavora all’interno di una grossa azienda, è profondamente insoddisfatta della sua vita e nel momento in cui si profila una gravidanza a lei non completamente gradita mette in moto dei meccanismi per arrivare ad una separazione i cui risvolti però saranno imprevedibili.

La narrazione intima di coppia è trattata con grande coerenza in Scene da un Matrimonio, ogni momento serve a creare un’atmosfera dove le emozioni e i sentimenti variano realisticamente e repentinamente in una sorta di marea che però lascia a riva malinconia, tristezza e dolore.
Lo spettatore si trova fin dal primo minuto completamente immerso e catturato dalla storia, ciò avviene soprattutto grazie ad una chimica tra Oscar Isaac e Jessica Chastain assolutamente incredibile, una coppia credibile ed emotivamente straziante, sicuramente un duo tra i migliori visti sullo schermo negli ultimi anni.

Sicuramente Ingmar Bergman a suo tempo seppe creare un iter narrativo di impareggiabile complessità e universalità, ma Levi a livello di scrittura e di regia ha saputo sorprendere e non poco.
I dialoghi sono la dimensione strutturale su cui questa serie crea un monumento alla realtà sentimentale, ci mostra come dolore e desiderio possono cambiarci, mette in scena una resa dei conti esistenziale tra due singoli divisi non tanto dell’assenza di un sentimento, ma dal declinarlo secondo modalità e centralità totalmente differenti.

Lo spettatore si scopre diviso a metà, in un moto perpetuo in cui simpatizza ora per l’uno per l’altra, infine per entrambi perchè intrappolati nel ricordo di ciò che è stato.
Isaac fa del suo Jonathan, un simbolo di coerente emotività, di quella amore totalizzante che quando viene ferito, distrutto, messo in subbuglio, si trasforma prima in rabbia, poi in rimpianto, infine in distacco feroce.
La Chastain è invece un monumento al concetto di incertezza, facendo della sua Mira, il simbolo per nulla banale di dilemma esistenziale connesso al femminismo, alla volontà di indipendenza che cozza con la dimensione genitoriale, ma soprattutto con il desiderio di amare e di essere amata.

Teatrale nella forma e intimamente cinematografico più che televisivo, Scene da un Matrimonio, racconta la contemporaneità, la sessualità incerta e il linguaggio del mondo del terzo millennio. Tuttavia è difficile vedere un’innovazione a livello di scrittura, anche se la metrica dei dialoghi è sensazionale.
La serie infatti funziona grazie ad un’incredibile lavoro di regia sugli attori capaci di rendere l’insieme molto legato, verosimile e assolutamente emozionante.

L’umanità qui è rappresentata in tutta la sua bellezza e patetica fragilità, non vi sono buoni, non vi sono cattivi, vi sono solo errori, il non parlarsi, il parlarsi troppo tardi, l’arrivare con modalità e tempistiche differenti alla medesima conclusione o la conclusione opposta.
Vi è la vita, vi è il dramma lacerante della separazione, del sentirsi abbandonati e rifiutati, qualcosa che tutti abbiamo provato nella vita, ed è per questo che Scene da un Matrimonio si pone come un’opera riuscitissima: perché tutti ci rivediamo in Jonathan e Mira, tutti sappiamo benissimo cosa vuol dire, il loro dolore è stato ed è il nostro dolore, i loro sguardi, i loro abbracci, i loro silenzi e quella carnalità ferale istintiva, è la stessa del nostro quotidiano.