Ritorna Flashback il cineappuntamento di Ugo G. Caruso, la personalissima ricognizione sul panorama cinematografico mondiale del passato prossimo o anche recentissimo. La rassegna avrà luogo come negli anni scorsi secondo cadenze irregolari ma si sposterà al Cinema Santa Chiara, l’accogliente saletta superaccessoriata gestita da Orazio Garofalo, dunque da Rovito a Rende, sempre nell’area urbana cosentina.
Di volta in volta Ugo G. Caruso seguendo il suo gusto e le sue predilezioni riproporrà film inediti o rari, sottovalutati o dimenicati, d’ogni genere e latitudine, un po’ come parallelamente ha fatto e continua a fare secondo diverse gradazioni in altre tre rassegne, due curate nella capitale: “Selected by Ugo G. Caruso” e “I capolavori sconosciuti secondo Ugo G. Caruso“, rispettivamente ospitate dal Cineforum del Lunedì e dal Cineclub Alphaville di Roma e l’altra “Ugo G. Caruso è el ciudadano ilustre” a Cosenza, all’interno della programmazione del Cineforum Falso Movimento.
Si parte lunedì 13 Gennaio alle ore 20.45 con un titolo di grande fascino, In the mood for love (Hong Kong – 2000), il capolavoro di Wong Kar-Way, divenuto, a dispetto della grande impressione che suscitò alla sua uscita e della persistenza del ricordo in quanti lo appezzarono venti anni fa, un titolo raro, irreperibile in dvd, trascurato dalle emittenti televisive e dai curatori di retrospettive. “In the mood for love” conosciuto anche con il titolo originale cantonese “Faa yeung nin wa” che significa «L’età della fioritura» è ispirato al romanzo breve “Un incontro” (noto pure come come “Intersection”) di Liu Yichang.
In the mood for love non racconta una storia vera e propria, ma ricrea un’atmosfera, un sentimento, un’impalpabile condizione dell’animo. Il film è infatti una non-storia d’amore, non vissuta, non dichiarata e non consumata. In breve la trama. I coniugi Chow e i coniugi Chan si trasferiscono lo stesso giorno in due appartamenti contigui ad Hong Kong nel 1962. La signora Chan, segretaria, e il redattore capo di un giornale Chow Mo-wan scoprono che i loro coniugi sono amanti. Malgrado l’attrazione reciproca, pur avendo preso a frequentarsi assiduamente, decidono di non iniziare a loro volta una relazione. Giocato sulla contrapposizione castità\sensualità, “In the mood for love” riflette sulla crisi dei valori tradizionali come il matrimonio ma anche sull’impossibilità di quegli stessi valori. Chan e Chow non voglio essere come i rispettivi coniugi, non vogliono tradire il matrimonio, ma soprattutto sono bliccati dalla paura di vivere un rapporto d’amore dettato dal risentimento.
La loro è una ricerca di compostezza, di eleganza e di innocenza all’interno di una situazione che li porterebbe inevitabilmente a tradire e a “sbagliare”. Quando Chow riuscirà a scrivere un libro di successo e a trasferirsi a Singapore i due non si incontreranno più. Nel 1966 Li-Zheng torna a vedere il vecchio appartamento ma il passato sembra inerte e lontano al di là di un vetro impolverato. Nel 1966 Chow è in Cambogia. Tra le rovine dei templi, guarda e medita. Wong, qui anche sceneggiatore, narra una vicenda universale radicandola in un momento storico preciso, quello della fuga di migliaia di cinesi dal regime comunista di Mao (come la stessa famiglia del regista) in una Hong Kong progressivamente occidentalizzata in cui la colonna sonora è costituita da ammalianti canzoni di Nat King Cole e del contemporaneo crollo degli imperi coloniali (come mostra la coda, ambientata in Cambogia nel 1966), ponendo così la Storia come spartiacque della memoria, metafora del cambiamento e della irreversibilità di tutte le decisioni.
Struggente, magnetico, avvolgente, onirico, grazie all’uso sapiente del ralenti, alle carrellate morbidissime, alle inquadrature nelle inquadrature, ai dettagli quasi astratti, opera del grande direttore della fotografia Cristopher Doyle, completata per il terzo mancante da Mark Lee che ne erediterà il gusto per i colori acidi. “In the mood for love” rivela la discendenza diretta del cinema di Wong Kar-Way da cineasti come Robert Bresson e Douglas Sirk mostrandoci fin dove possa spingersi il cinema nel renderci partecipi dei sentimenti più intimi: la consegna di un segreto all’interno di una fenditura in un tempio immerso nel silenzio, che, come avrebbe fatto un albero secolare, lo conserverà per sempre. Vertice della poetica di Wang Kar-Way, “In the mood for love” è tra i film più belli della sua decade e tra i migliori di sempre della cinematografia asiatica e come tale è da rivedere o recuperare ad ogni costo.