Alice è una giovane madre decisa a lanciarsi nella professione di interior designer, cercando di riprendere le redini della propria vita. Il suo matrimonio è finito quando ha lasciato la città di New York e il brizzolato Austin, un discografico occupato più dalla sua carriera che dagli affetti famigliari, per trasferirsi a Los Angeles con le figliole Isabel e Rosie. Ma il giorno del quarantesimo compleanno di Alice, lo sconforto bussa alla porta.

40 sono i nuovi 20 è un titolo italiano modellato sulle espressioni idiomatiche alla “orange is the new black”. In lingua originale il film si chiama Home Again. Effettivamente tutta la storia ruota intorno al significato di casa, intesa come famiglia, convenzionale o no, ristretta ai soli membri o espansa fino a diventare un clan collettivo, accessibile a coloro che ne rafforzano il concetto iniziale di luogo solidale e amorevole. In questa direzione, il cuore di Alice si apre a nuove esperienze che nascono tutte dalla serata folle e libertina che si concede per festeggiare il deprimente traguardo dei quaranta. 

Per scongiurare l’ennesimo crollo emotivo da compleanno, la biondissima protagonista si abbandona a brindisi superalcolici con le amiche coetanee. Tra un drink e l’altro conosce Harry e il suo gruppo di scalcagnati aspiranti cineasti. La notte da leoni continua ancor più alcolica a casa di Alice e la mattina seguente… Harry emerge dalle sue lenzuola. Al risveglio, lei è tornata la madre assennata di sempre, ma la sua casa adesso è invasa da una ventata di affabilità giovanile.

Un regista, un attore e uno sceneggiatore. Harry, Teddy e George. Tre ragazzi che inseguono il sogno hollywoodiano con una grande idea in tasca. Inutile dire che sono al verde! Sulla strada verso il successo hanno incontrato Alice che alla fine accetta di farli restare in cambio di servigi domenstici.
Il trio si stabilisce nella dimora dove Alice ha passato l’infanzia e in cui ora rivive nitido il ricordo del padre, regista cult di un’epoca cinematografica ormai andata. Saranno proprio Harry e i suoi a riportare il profumo del cinema in quello splendido cottage californiano.

Però, ce lo insegna la storia dei film e della letteratura, l’ospite/straniero porta, oltre alla novità, il vento del cambiamento.
Accanto alla leggerezza delle situazioni quotidiane, accade qualcosa nel profondo di ogni personaggio.
Isabel e Rosie trovano in Teddy e George due fratelli maggiori che quasi si sostituiscono alla figura paterna.
Il gruppo dei cineasti prende coscienza che non basterà procedere come trio unito e solidale per sfondare a Hollywood.
Alice si trova davanti a una certezza scontata, ma non considerata fino all’incontro con Harry: non c’è età per bruciare di passione, sotto le coperte, e di gelosia, a una festa a casa di amici. 
S’instaura così uno scambio di esperienze e sentimenti multidirezionali che coinvolge e irradia tutti a ogni livello… tranne Austin, il marito di Alice, che piomba in casa direttamente da New York.

40 sono i nuovi 20 è una tipica commedia autunnale da vedere sul divano, sotto una trapuntina rosa, o al cinema con tutta la famigliola. Un film senza impegno, giusto per trascorrere in compagnia un sabato piovoso. Molto femminile, se così si può dire, anche se la mano della regista esordiente Hallie Meyers-Shyer si vede poco. In compenso, Reese Witherspoon è davvero brava e convincente. A lei un plauso speciale perché si è prestata a farsi vedere con il ventre più materno e prolassato che altrove. Il film, nel complesso, è rinfrancante perché le situazioni comiche immergono lo spettatore medio in un’oasi felice e, dopotutto, non sono tediose, sebbene la trama non sia affatto sorprendente. Un aspetto vagamente interessante potrebbe essere il continuo confronto old/young che non si esaurisce con la relazione tra Alice e Harry.

La commedia, in fondo, rappresenta quanto siano labili e permeabili i confini generazionali. Ci riesce perché ogni personaggio, adulto o bambino che sia, si rigenera e si evolve attraverso il confronto con il più grande e il più piccolo. Quello che succede nel cuore di Isabel -che trova in George il suo mentore, per il quale la ragazzina incarna la vocazione alla scrittura- diventa un esempio significativo delle intenzioni profonde del film. 
Il confronto ieri-oggi/giovane-vecchio continua inevitabilmente oltre la trama, attraverso continui rimandi ad epoche passate della storia del cinema. La settantaduenne Candice Berger veste i panni della frizzante Lillian, madre della protagonista, con la quale condivide in parte la biografia -la Berger è stata sposata con un importante regista, il vaguista Louis Malle. Anche l’acerba cineasta Hallie Meyers-Shyer parteipa al quadro genealogico che propone in 40 sono i nuovi 20. Figlia d’arte, nata e cresciuta tra le fortunate commedie della madre, Nancy Meyers (Tutto può succedere, What Women Want, e molte molte altre…), prodotte e spesso dirette da Charles Shyer, suo padre. Hallie è dunque un astro nascente o promette solo comedy domestiche che stravincono al botteghino? Per ora la sua strada sembra delineata, con 9 milioni di dollari nel primo weekend, ma attendiamo l’uscita del film anche in italia (12 otobre) per un ulteriore riscontro di pubblico.

40 sono i nuovi 20/home again ci fa accomodare nell’ennesima dimora edificata dalla ditta Meyers/Shyer dove i conti correnti sono illimitati e scorrono fiumi di felicità serafica. La situazione però non indispettisce più di tanto, grazie all’ingrediete segreto dei Meyers/Shyer che fa digerire anche l’ottimismo smielato e irreale che li contraddistingue: tutto ruota intorno a un personaggio comicamente sventurato e la star che lo interpreta riesce a catturarci con tenerezza e talento. In questo caso la stella è Reese Whiterspoon che incredibilmente risplende di magica empatia, perfetta negli sconforti e nelle passioni della protagonista: una grande Reese per i piccoli problemi di Alice.