“Vedi Napoli e poi muori”. Dopo la visione di Ammore e Malavita una nuova declinazione del detto partenopeo potrebbe essere “vedi Napoli e poi canta”. Canta su quanto sia assurdo dover fingere di essere morti per sfuggire alle minacce di un mondo senza scrupoli. Canta sull’utopia della libertà perché su questo pianeta ognuno di noi è sempre schiavo di qualcun altro. Canta sull’amore ritrovato dopo una vita incerta e piena di sacrifici e ricordati di sognare. Ma soprattutto canta con leggerezza e con il sorriso stampato sul volto.
Come per Song ‘e Napule anche in Ammore e Malavita i fratelli Marco e Antonio Manetti puntano i riflettori sul capoluogo campano. Ma la Napoli immortalata dai Manetti Bros. non è quella di Gomorra e dintorni, tanto che il duo romano mette immediatamente nero su bianco questa differenza con un prologo che oscilla tra satira e parodia. Un gruppo di turisti stranieri osserva e fotografa le vele di Scampia come fossero un’attrazione turistica, al pari della Tour Eiffel o delle Piramidi. Essere poi derubati in uno dei luoghi più decadenti della città significa vivere “the ultimate touristic experience”, un lusso per pochi fortunati.
Fortunato è anche Don Vincenzo Strozzalone (Carlo Buccirosso), detto simpaticamente “o’ re do pesce”, scampato per miracolo a un agguato di mafia ordito dal rivale. Fortunato non solo per essersi salvato, ma anche perché potrebbe sparire per sempre dalla circolazione e vivere in pace lontano dalle pallottole, grazie a un’idea della moglie, l’astuta Donna Maria (Claudia Gerini). La credibilità della messinscena viene però messa a repentaglio da Fatima (Serena Rossi), un’infermiera troppo curiosa che nel frattempo riconosce nel killer Ciro (Giampaolo Morelli) un viso tutt’altro che estraneo.
Ammore e Malavita è una rilettura in chiave ultramoderna della sceneggiata napoletana, sorretta da (neo)melodie e balli al limite del kitsch e della farsa, nonché farcita a dovere di riferimenti cinefili, tra cui l’amore di Donna Maria per i film e il macguffin della pellicola, esplicitamente ispirato al James Bond di Si vive solo due volte. Tra omaggi a 007, Johnny Stecchino, Flashdance e Batman Begins, Ammore e Malavita rappresenta il culmine visivo della passione dei Manetti Bros. per il melting pot dei generi, dalla commedia al thriller, dal musical al gangster movie, dal melodramma all’action.
In questo calderone pop le musiche composte dal cantautore napoletano Nelson scandiscono il ritmo frenetico e concitato di un teatrino familiare in costante subbuglio e in cui spiccano gli egregi tempi comici di Buccirosso e della Gerini, coppia in perfetta alchimia che riesce a far perdonare le microscopiche sbavature di una narrazione tirata forse per le lunghe. Alternando con equilibrio la spensieratezza canora a omicidi, esplosioni ed effetti speciali low budget, i Manetti Bros. confezionano un intimo kolossal d’intrattenimento che non ha paura di battere i pugni sul petto nella giungla rinsecchita del cinema italiano.
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