Anche quest’anno il Comune di Rende celebra la Giornata della Memoria con una serie di iniziative tra cui quella in programma lunedì 27 Gennaio alle ore 20.45 presso il Cinema Santa Chiara nel centro storico, dove dopo un saluto dell’Assessore alla Cultura, Marta Petrusewicz, lo storico del cinema Ugo G. Caruso, fedele al suo intento di recuperare titoli meno noti, proporrà un film passato a suo tempo fugacemente nelle sale italiane ma decisamente meritevole di essere visto. “L’isola in Via degli uccelli” (Danimarca – Germania – Gran Bretagna 1997), diretto dal regista danese Soeren Kragh Jacobsen è tratto dall’omonimo romanzo in gran parte autobiografico di Uri Orlev, vero nome Jerzy Henryk Orlowski, scrittore polacco di origini ebraiche che visse la drammatica esperienza del ghetto di Varsavia prima di essere deportato ancora bambino nel lager di Berger-Belsen.
Sopravvissuto alla prigionia a differenza dei suoi familiari, si trasferì nel 1945 in Israele dove vive tuttora e scrive romanzi per l’infanzia, come “Corri, ragazzo, corri”, anch’esso portato sul grande schermo e che può essere visto come una variante della vicenda raccontata ne “L’isola in Via degli uccelli”. L’undicenne Alex è, per così dire, nato con la camicia, almeno stando a quello che gli ripete il padre Stefan. Siamo infatti nella travagliata Polonia durante la Seconda Guerra Mondiale e abitare nel ghetto non è propriamente una fortuna, ma Alex sa dove nascondersi durante i rastrellamenti dei nazisti. Quando nel 1944 arriva l’ordine di evacuare completamente il ghetto, Alex e i suoi familiari non riescono a sfuggire alla cattura. Mentre i prigionieri stanno per essere condotti via, Alex con la complicità dello zio Boruch riesce a sottrarsi alla deportazione. Seguendo il consiglio si nasconderà in una vecchia fabbrica in Via degli uccelli. Con sè ha una copia sgualcita del “Robinson Crusoe” di Defoe e il topolino di nome Neve che sarà di fatto il suo Venerdi e si rivelerà utilissimo nello scoprire anfratti e pertugi. C’è da procurarsi acqua e cibo sfuggendo alle ronde dei soldati tedeschi che perlustrano il ghetto. La solutudine, la separatezza dal mondo esterno, la dura lotta per la sopravvivenza vengono lenite soltanto dall’incontro fortuito con Stasja, una bambina non ebrea che vive dall’altra parte della recinzione e sorretta dalla speranza che il padre torni a riprenderlo dal lager dove è deportato, così come gli promise…
Il film che contrappone l’amore per la cultura alla barbarie e che assegna all’utopia un ruolo fondamentale, ha molti meriti: le interpretazioni convincenti del piccolo Jordan Kiziuk e dell’attore irlandese Patrick Bergin nel ruolo del padre, il modo con cui il regista danese si muove nel microcosmo cadente della fabbrica e dei suoi cunicoli per il quale lo scenografo Norbert Schere si è ispirato alle acqueforti delle Carceri di Piranesi, le musiche di Zbigniew Preisner, il compositore preferito di Kieslowski, l’esplicita denuncia delle connivenze tra tedeschi nazisti e cattolici polacchi. Intenso, toccante, doloroso come potrebbe essere una versione al maschile del “Diario di Anna Frank”, è un film che stordisce e commuove perchè restituisce la drammaticità di una delle pagine più nere nella storia dell’umanità, quella dell’Olocausto, con una verità che rivela nel confronto tutta la fasulla lucidità di un film come “La vita è bella” e i suoi intenti cinicamente commerciali. Più affine al successivo film di Roman Polanski, “Il pianista” (2002), “L’isola in Via degli uccelli” è avvincente come può essere un romanzo d’avventura per ragazzi ma poetico e conturbante come una testimonianza vivida il cui monito è quanto mai attuale.