Non credete alle apparenze. Quando sentirete il telefono squillare e vedrete comparire un flebile sorrisetto sornione sul volto di Patrick Melrose, non cedete al pensiero di essere di fronte all’ennesimo figlio di papà dedito a lussi ed eccessi unicamente per noia.
Andrà in onda questa sera, su Sky Atlantic, la prima puntata di Patrick Melrose, la mini serie creata da David Nicholls e ispirata al ciclo narrativo de I Melrose, di Edward St Aubyn.
Cinque gli episodi, come gli stessi volumi – Never Mind, Bad News, Some Hope, Mother’s Milk, At Last – che compongono la storia di una famiglia dell’alta borghesia britannica e, in particolare di Patrick, unico figlio di David ed Eleanor Melrose.
Patrick Melrose (Benedict Cumberbatch) è ricco, drogato, alcolizzato, libertino e, forse, anche schizofrenico. La sua dipendenza verso qualsiasi sostanza riesca ad allontanarlo dalla realtà è assoluta, ossessiva, quasi viscerale; tant’è, che dopo aver ricevuto la notizia della morte dell’astioso padre, non sarà la felicità della perdita, ma il terribile ricordo del passato a costringerlo ad annientare se stesso con ogni mezzo.
Il viaggio da Londra a New York per il recupero delle ceneri è un’esperienza psichedelica, in cui un qualche substrato della mente di Patrick sembra prendere il sopravvento per condurlo in una buia spirale da cui sarà sempre più difficile uscire.
Potremmo elencare una lista senza fine di film e serie tv in cui figli incompresi finiscono per prendere vie autodistruttive e, a un primo sguardo, vi sembrerà che anche Patrick appartenga a quella macro categoria in continuo aggiornamento, ma basterà vedere con attenzione la scena in cui il protagonista si trova di fronte alla bara del padre per capire che nella famiglia Melrose c’è un doloroso e atroce segreto mai confessato.
Nello scrivere la saga dei Melrose Edward St Aubyn attinge a piene mani dalla sua vita: gli agi e il cinismo dell’upper class, la morte dei genitori, gli abusi subiti, l’alcolismo, la dipendenza dall’eroina e la disintossicazione. Per questo, i libri e, di conseguenza, la serie divengono l’ordinata biografia di una caotica personalità, nella quale ogni episodio si svolge in un luogo e, soprattutto, in un preciso arco temporale per delineare le tappe esistenziali di un bambino dolce e sensibile, circondato da adulti senza morale, scrupoli o amore, divenuto un uomo cinico e mentalmente instabile.
Benedict Cumberbatch, si sa, è una garanzia. Nella doppia veste di protagonista e produttore, l’attore inglese si dimostra all’altezza di un ruolo così complesso, alternando differenti registri emotivi anche in singole scene. È impossibile non fare un paragone con il suo Sherlock Homes ma è necessario ricordare che se il personaggio di Arthur Conan Doyle ha una ragione per rimanere sobrio, Patrick Melrose è in balia del vuoto. Almeno fino a quella telefonata.