Veloce come il vento del regista romano Matteo Rovere è un’opera, tratta da una storia vera, perfettamente bilanciata tra il dramma famigliare e il film di rivincita individuale e sportiva.

Giulia De Martino è una giovane pilota della categoria GT, vive in un casolare della campagna romagnola con il fratello minore Nico, è stata abbandonata dalla madre e col padre, suo mentore e preparatore, si arrangia tra mille difficoltà economiche, ma improvvisamente il padre viene a mancare. Come un fantasma dal passato compare il fratello Loris ex leggenda rally ora tossicodipendente. Giulia è costretta ad accogliere in casa Loris per non mandare Nico in affidamento. Il rapporto tra la giovane promessa della pista e il campione decaduto si sviluppa tra rancori e disillusioni, ma alla fine si ricuce grazie al legame di sangue e a quello con l’asfalto.Veloce come il vento 3

Loris, un bravo e mai troppo caricaturale Stefano Accorsi, è la guida spirituale atipica della ragazza: prova, ma a causa dei suoi problemi di droga, non riesce a essere il bravo e perfetto fratello maggiore, però il richiamo delle corse è così forte da spingerlo a prendersi cura della preparazione di Giulia nelle gare aiutando così anche se stesso a rimediare agli errori del passato e tornare a essere una “persona normale” raggiungendo un fragile equilibrio dal sapore d’impresa epica.

Se delineazione della figura maschile si nutre di clichè, più interessante è quella femminile: Matilda De Angelis, all’esordio su grande schermo, incarna una ragazza fragile nel fisico, ma tenace e determinata nell’animo tanto in pista quanto fuori da essa.

Le riprese delle gare, realizzate nei circuiti di Vallelunga e Monza durante vere competizioni automobilistiche, sono molto belle da vedere, costruite in maniera semplice, ma suggestiva, con riprese classiche del motor-movie in bilico tra una diretta di un gran premio e le sovraesposte inquadrature di Rush (Ron Howard, 2013); mantengono una credibilità costante che viene meno quando si tratta di presentare la storyline dei personaggi, queste sequenze sono intrise di suggestioni emozionali troppo colorite e in altre ci sono scelte stilistiche di dubbio gusto come i nomi dei circuiti che appaiono con un titolo stile videogame o la stanza del più piccolo dei De Martino piena di psichedeliche lucette da palco.

Veloce come il vento 2Il finale è il punto debole della pellicola, sfocia quasi nel paradossale, è sbrigativo e poco emozionante, però nello spettatore restano le ottime le prove attoriali, la discreta  regia e il ritmo trascinante imposto da Gianni Vezzosi con il montaggio.

Veloce come il vento non annoia anzi, corre agevole tra cordoli e rettilinei seppur scontati e facili da superare, ma spesso ci sono strappi al motore che rischiano di far andare fuori pista il film.