“Una vita prenotata” è quella che pensa di avere Sara, interpretata da Myriam Catania, nella commedia Anche senza di te diretta dal regista Francesco Bonelli. Un lavoro da precaria come insegnate elementare, svolto senza troppa convinzione e il matrimonio imminente con un giovane e brillante chirurgo, Andrea (Matteo Branciamore), fino a quando il promesso sposo la lascia perchè troppo concentrato sulla sua carriera e Sara si ritrova da sola a fronteggiare i suoi attacchi di panico.
Conscia dei suoi problemi, la ragazza decide di andare in analisi e gradualmente prende coscienza di sé, approcciandosi in maniera più costruttiva all’insegnamento grazie anche all’aiuto del collega Nicola (Nicolas Vaporidis). Il rapporto speciale che instaura con gli alunni (e con Nicola) le restituisce la serenità mai avuta, nemmeno al fianco di Andrea. Ma la situazione si incrina nuovamente quando l’ex fidanzato torna improvvisamente nella sua vita.
“Una commedia sentimentale a sfondo sociale” in questo modo, il regista Francesco Bonelli, descrive il suo primo lungometraggio, girato interamente nella città pugliese di Taranto. Un progetto ambizioso che affronta, appunto, diverse e importanti tematiche: lo stato dell’educazione nelle nostre scuole, il ruolo effettivo che hanno gli insegnati, la fuga dei cervelli all’estero e l’emancipazione femminile. Sara inizialmente è convinta che il suo solo strumento di realizzazione sia convolare a nozze con un ricco “principe azzurro”. Uno stereotipo che supera scoprendo le sue potenzialità d’insegnate, dedicando tutta sé stessa a mettere in pratica il metodo pedagogico sviluppato da Loris Malaguzzi. Si tratta di un approccio che pone principalmente l’attenzione sul bambino e non alla materia da insegnare. Un metodo che ha sempre incontrato delle resistenze nel sistema scolastico italiano e che dovranno fronteggiare anche Sara e il collega Nicola.
Troppa carne al fuoco, però, finisce per penalizzare gli altri argomenti: come la situazione di Andrea, che decide di partire per Boston per dare una svolta alla sua carriera da chirurgo, del quale, però, si sceglie di mostrare esclusivamente il lato egoistico e superficiale; o la vicenda del piccolo alunno di Sara, maltrattato dal padre e con una madre succube dell’ex marito, che non viene approfondita.
Anche il contesto leggero e divertente del film presenta delle lacune: la commedia finisce per essere spezzettata in dei siparietti comici che non hanno ritmo e forza. Il personaggio di Carlo, corteggiatore di Sara ed ex porno divo che vuole fare teatro impegnato, interpretato da Alessio Sakara (campione di arti marziali miste), ha grande potenziale, ma si risolve in una semplice macchietta; mentre il bravissimo Pietro De Silva, nei panni di Nanni, suocero stralunato di Nicola, non riesce a emergere, impantanato tra deboli battute e discorsi retorici con il quale cerca di far reagire il genero ancora “sentimentalmente bloccato” dopo la morte della moglie: “Le foto sono bugie, fanno sembrare vivo ciò che non lo è… Non si vive pensando al cimitero, non si onora così la vita.” Ai due genitori di Sara, invece, (Anna Ferruzzo e Paolo De Vita) simpatici e sopra le righe, viene dato, purtroppo, poco spazio.
Questa commedia dei buoni sentimenti, svantaggiata da imperfezioni a livello narrativo, ha però il merito di sensibilizzare riguardo il sottovalutato metodo scolastico Malaguzzi e di mostrare come un cambio di prospettiva possa rivoluzionare la nostra vita. Non cedere agli attacchi di panico ma curare la propria testa, come fa Sara all’inizio del film, come investimento per il futuro. Un investimento, il suo, che finisce per giovare anche ai suoi piccoli alunni, spesso trascurati dal sistema scolastico.
In questo contesto Taranto risulta come un semplice paesaggio sullo sfondo che non ha altro da raccontare, tant’è che il film si sarebbe potuto ambientare senza problemi in qualsiasi altra parte d’italia. Accento di attori e figuranti locali e mare cristallino a parte, il risultato non sarebbe cambiato.
Negli ultimi anni la Puglia è stata set di numerose produzioni cinematografiche: le più note sono sicuramente i due lungometraggi girati interamente nel Salento dal regista Ferzan Ozpetek (Mine vaganti e Allacciate le cinture). In questi due casi specifici anche gli splendidi territori della provincia leccese furono utilizzati come semplice “cartolina”, essendo le vicende raccontate avulse dalla realtà del territorio. Stessa cosa succede per Anche senza di te. Sicuramente delle occasioni mancate per valorizzare pienamente un territorio e la sua cultura. Per fortuna c’è la commedia La vita in comune e in generale i lavori del regista Edoardo Winspeare a conferire al sole, al mare e al vento del “tacco dello stivale” un ruolo fondamentale per il racconto di una storia pugliese.
Anche senza di te sarà nelle sale a partire dall’ 8 marzo.