L’irriverenza e la satira diventano il biglietto da visita per una spy story che – dal 2009 – racconta le numerose avventure avventure dell’agente segreto dal “dolcevita tattico” Sterling Archer. La serie Archer, creata da Adam Reed, conta ad oggi dodici stagioni e negli anni ha accumulato un sempre più ampio consenso di pubblico.

L’ultima stagione è uscita negli USA sul canale FX ad agosto 2021, mentre in Italia a dicembre dello stesso anno sulla piattaforma Netflix.
Nel frattempo, Archer potrebbe arrivare a breve con una tredicesima stagione. Non ci resta che attendere…

La Storia di Archer

Malory Archer (Jessica Walter) è una spia americana che dirige l’ISIS, ovvero l’International Secret Intelligence Service situato a New York. Ad eseguire i suoi ordini c’è il figlio Sterling Archer (Harry Jon Benjamin) nome in codice Duchessa.
Archer è un tipo incasinato, ma allo stesso tempo efficiente. Agente sul campo, con il suo sconsiderato senso dell’umorismo collabora con altri colleghi per portare a termine le molteplici missioni che gli vengono affidate.

Sterling è una spia che sfugge dalle sue responsabilità – una prova di ciò sono i troppi drink che consuma episodio dopo episodio – e non si preoccupa delle conseguenze delle sue azioni utilizzando il suo fascino alla James Bond per spassarsela con le numerose donne che incontra durante le missioni.

È spesso affiancato dalla affascinante Lana (Aisha Tyler), con cui ha avuto una relazione, e dagli agenti Ray (Adam Reed) e Cyril (Chris Parnell) che in realtà è il contabile dell’ISIS. Nelle mille avventure, Archer incontra nemici vecchi e nuovi, interfacciandosi sempre con Pam e Cheryl con cui ha un rapporto molto conflittuale fatto di richieste di aiuto e battute di disprezzo.

La spia che sfata il mito 007

Archer è una serie animata che stravolge completamente i canoni della spy story, adoperando un personaggio di punta egocentrico, con un talento a mettersi nei guai e un discreto (si fa per dire!) problema di alcolismo.

Come accade per altre serie di successo, Archer attinge dall’ampio immaginario televisivo e cinematografico del passato, specialmente guarda al genere di spionaggio, ma non solo: adopera sia le citazioni che la presenza di personaggi iconici come Burt Reynolds e Christian Slater. Basti pensare che nella sesta stagione Archer dice a Pam che “La verità è la fuori” (il richiamo alla serie Cult X-files è immediato), oppure quando è lui stesso a rigettare la sua identità credendosi Bob Belcher che prepara hamburger (nel primo episodio della quarta stagione).

In Archer i personaggi sono ben caratterizzati fin dall’inizio, tuttavia il loro spessore psicologico, avanzando nelle stagioni, guadagna delle nuove sfumature che permettono allo spettatore di identificarsi sempre di più e soprattutto di affezionarsi.

Gli equivoci si sprecano e vanno di pari passo con l’imprevedibilità. Il forte umorismo, a tratti demenziale ma efficiente, è l’aspetto principale che rende memorabile questa serie.

La narrazione ha i tempi televisi canonici, mantiene un gruppo di personaggi fissi, che però non hanno paura di stravolgersi, come avviene nella quinta stagione, dal titolo Archer Vice, in cui l’ISIS viene smantellata e il gruppo eterogeneo si dedica al narcotraffico.

Nelle stagioni più recenti (tendenzialmente dall’ottava alla decima) Archer si basa su uno stile narrativo antologico – determinate da un trauma del protagonista – in cui si attraversano differenti generi. Dalle ambientazioni dichiaratamente noir, a quelle futuristiche di matrice anni ’60, la serie gioca sui differenti generi per poi ricollegarsi alla spy story.

Archer è sviluppato con una grafica originale e convincente in cui i disegni richiamano abbondantemente il ritrattismo dei fumetti anni ’60, uniti a degli ambienti che sembrano ricostruiti con un’attenta computer grafica tridimensionale.
Nonostante tutto sembri frutto di un’epoca passata, Archer si contamina di una forte modernità che si coglie anche all’interno di dialoghi ricchi di autoreferenziale comicità e stereotipi intelligenti.