Dopo tre anni dal discusso Love, Gaspar Noè torna dietro la macchina da presa per dirigere Climax (presentato a Cannes 2018 e dal 13 giugno nei cinema italiani) e riaffermare l’unicità e la natura ambigua e multi-sensioriale del suo controverso universo cinematografico.

Climax: trama del film

Climax si ispira ad un fatto di cronaca realmente accaduto in Francia nel 1996: una compagnia di ballo composta da venti giovani artisti si riunisce in un collegio per ultimare le prove di uno spettacolo che vedrà i giovani in una lunga tournée che si concluderà negli Stati Uniti.
In seguito alle prove, i ballerini organizzano una festa che, a causa degli effetti dell’LSD che qualcuno ha sciolto nella sangria, si trasforma in un incubo macabro e dai risvolti inquietanti e tragici.

Climax: recensione

Recensione Climax Noè
La trama di Climax è molto esile e lineare e si sviluppa, come suggerisce il titolo, come una ascesa prepotente e inarrestabile verso il delirio e l’incubo. Al regista franco-argentino, la storia serve soltanto come spunto per rimarcare il carattere forte del suo cinema e per sottolineare la sua poetica di straniamento e l’idea del tutto personale che ha del mezzo cinematografico: da grande conoscitore del cinema, attraverso un linguaggio quasi aulico, Noè non nasconde la sua propensione a rappresentare, manipolare e smascherare la potenza e il sogno del cinema e quindi anche la sua natura simulativa e ingannatoria.

Climax si prefigura come una opera d’arte a tutto tondo che travolge i sensi dello spettatore portandolo nell’allucinazione dovuta alle droghe. Noè fa ricorso a virtuosismi elevati e assolutamente coinvolgenti (formidabile e meraviglioso il piano sequenza sconfinato di presentazione, ripreso in maniera speculare poi nel finale) senza mai scadere nel manierismo, per turbare lo spettatore e non disdegna di richiamare la sua attenzione con citazioni più o meno velate ad un immaginario filmico pop o con espedienti visivi mai forzati come le scritte in sovrimpressione. 

Recensione Climax di Gaspar Noè
Come in Enter the void (2009) e parzialmente in Love, Noé trasferisce sullo schermo le sensazioni e gli effetti dovuti al consumo di droga, ma a differenza dei precedenti lavori, dove sostanzialmente ciò veniva affidato alla soggettiva che dava un’immediata identificazione, in Climax la volontà del regista è quella di spingere lo spettatore gradualmente nell’incubo e nel perturbante, offrendogli una esperienza visiva sempre più tetra e angosciante bloccandolo sulla poltrona e inchiodandolo ad un incubo claustrofobico e senza uscita.

Uno dei modelli, che lo stesso Noé non nasconde, è quello di Suspiria (1977) di Dario Argento, i due film hanno in comune diversi elementi visivi, ma ciò che avvicina Climax al capolavoro di Argento è l’uso sapiente e originale delle scenografie, dei colori, della musica e dei movimenti di macchina, sostanzialmente l’uso del linguaggio cinematografico, adoperato per trascinare lo spettatore nella dimensione del perturbante.

Questi elementi in comune e il mood simile tra i due film possono far esultare il fan di Dario Argento che finalmente si trova davanti ad un degno remake (ma in questo senso si deve tenere presente anche The Neon Demon di Nicholas Winding Refn) del capolavoro argentiano e potrà più facilmente dimenticare l’insulto che Guadagnino ha rivolto con il suo Suspiria al regista di Profondo rosso.

Climax: scheda film

Recensione CLimax di Gaspar Noè


Regia
: Gaspar Noè

Interpreti: Sofia Boutella,
                  Romain Guillermic,
                  Souheila Yacoub,
                  Smile Kiddy

Distribuzione: MIAL VISION con EUROPICTURES

Durata: 95 min.

Uscita italiana: 13 giugno 2019