Per la seconda volta contestato aspramente in quel di Cannes, Nicolas Winding Refn sembra ormai immune alle critiche, ai fischi, a chi, stupidamente, lascia la sala prima che un suo film finisca.
È successo nel 2013 per Solo Dio Perdona, film spiazzante, da molti sottovalutato, che meriterebbe una seria rivalutazione. La storia si ripete quest’anno con il nuovo lavoro The Neon Demon: definito un horror glam sul mondo della moda, con protagonista l’angelica Elle Fanning, il film è un’angosciante analisi sull’ossessione per la bellezza che si tramuta in vero e proprio cannibalismo.
Immagini sempre potenti, scene e situazioni che ti puoi solo aspettare dal regista danese. Non si smentisce mai. Non è “accomodante” o prevedibile ma sempre provocatorio, a suo modo crudele:
Io non faccio film, faccio esperienze,
ha dichiarato quasi con spocchia in conferenza stampa a Roma nella mattinata di lunedì 6 giugno in occasione dell’anteprima del suo nuovo film. E ogni esperienza, per dirla a modo suo, è unica, spesso non subito apprezzabile, ma comunque capace di lasciare il segno. Ed è quello il suo obiettivo.
Winding Refn che a molti, specie dopo la visione del documentario girato da sua moglie Liv Corfixen, My life directed by Nicolas Winding Refn, durante le riprese a Bangkok di Solo Dio Perdona, sarà sembrato un tipo “complessato”, insicuro, debole. Niente di più sbagliato. Si sa, gli artisti sono esseri indecifrabili, difficili da trattare. Sotto pressione quando sono a lavoro, vivono spesso fantomatiche crisi artistiche e di questo dissidio si nutrono e in questo modo vanno avanti. Refn, in realtà, è un ego spropositato al servizio dell’arte.
Essendo io talmente tanto ossessionato da me stesso e dal mio lavoro trovo davvero molto difficile riuscire a realizzare una biografia su qualcun altro che non sia me stesso – risponde ad un giornalista che gli chiede se dopo Bronson ci sarà un altro film biografico – ho raccontato la mia vita in quel film utilizzando qualcuno che si chiama Charles Bronson. Tanto per svelarvi un piccolo segreto: la grande creatività essenzialmente altro non è che il narcisismo agli estremi.
Un personaggio che di certo non le manda a dire. Così quando un ragazzo gli fa notare che alcune scene del suo nuovo film gli ricordano le atmosfere di Dario Argento e Mario Bava, risponde piccato, ma con il suo invidiabile aplomb danese:
Credo che ci sia una specie di ossessione compulsiva nel cercare di trovare sempre qualcos’altro e
non capisco perché uno dedichi così tanto tempo a questa ricerca. Voglio svelarvi un altro piccolo segreto per rispondere a questa domanda: tutti e dico tutti rubano, chi non ruba sta mentendo!
Ma tornando a The Neon Demon, questa undicesima fatica rappresenta anche la terza collaborazione con il musicista Cliff Martinez che, a partire da Drive, compone le inconfondibili colonne sonore per Winding Refn: elettroniche, lisergiche, ipnotizzanti.
Sono stato molto fortunato perché ho avuto la possibilità di lavorare con Cliff Martinez, di farlo entrare nel mio mondo già con Drive e in un certo senso è diventato l’anello mancante nella mia evoluzione e abbiamo avviato questa partnership che è estremamente creativa – ha raccontato il regista – il nostro modo di collaborare ha veramente un profondo livello di intimità e la sua musicalità è quella che poi secondo me fa funzionare il film. È un modo di lavorare molto pratico perché, per esempio, io nella sceneggiatura ad un certo punto scrivo: “La musica di Cliff comincerà da qua.” Una volta che il film è montato glielo faccio vedere e gli dico fai quello che vuoi, vai con Dio, e trovo che questa sua composizione musicale in un certo senso accentui ancora di più il film, lo renda ancora più soddisfacente e più creativamente bello.
Il nuovo film lascia più spazio alla violenza psicologica, quella che trasforma la protagonista Jesse in un mostro di superbia in un mondo “vampiresco” come quello della moda. E anche in questa scelta si evince l’originalità, “la coerente contraddizione”: andare contro sé stesso, non smentendosi. Così Winding Refn, a dispetto di quello che il pubblico si aspettava da un suo horror, fiumi di sangue, un reiterare la violenza fisica per tutta la durata del film, presenta tutto questo verso la fine, quando ormai l’adrenalina è in esaurimento. Poco importa se il risultato non è all’altezza dei lavori precedenti. Lui è Winding Refn e il suo mestiere è anche disorientare, in qualsiasi modo.
Sono arrivato alla conclusione che tutti i film che ho fatto fino ad ora non sono stati altro che prodomi a questo film – mi risponde quando gli chiedo il perché di questo cambiamento di tendenza – tutti i film hanno portato a questo, per una qualche ragione c’è una specie di filo conduttore che attraversa tutti gli altri film che hanno portato a The Neon Demon e molto ha a che vedere con la mia fantasia, nel fatto di cercare di capire come sarebbe stato se fossi nato ragazza molto bella visto che sono nato ragazzo ma non tanto bello. Avendo per altro affrontato in tutti gli altri film molta violenza fisica, trovandomi di fronte ad una possibilità così diversa, con tutte queste bellissime donne, avendo davanti a me questa tela così diversa, abbiamo pensato di realizzare questo tipo di film.
Ora però si guarda al futuro che è fatto anche di televisione: Fulvio e Fedrica Lucisano che distribuiscono il film in Italia in collaborazione con Koch Media, stanno, infatti, preparando insieme al regista una serie tv che avrà il titolo di Les Italiens:
La televisione richiede molto più tempo – ha spiegato il regista – perché prima di cominciare a realizzare qualcosa di televisivo devi scrivere almeno un 12 ore di intrattenimento il che richiede molto più tempo che in 90 minuti di film, e sta diventando un qualcosa di sempre più interessante in termini di potenzialità che potrebbe esprimere.
Più di tanto non si sbottona su questa serie che, a quanto pare, è tratta dai libri di Enrico Pandiani ma, per il resto, ha tenuto a precisare nel corso della conferenza che:
Io ho due cose nella vita, mia moglie e il lavoro, o meglio, famiglia e amante, spero di poter fare quanti più film possibili perché amo l’arte e la creatività.
Che dire, lo speriamo tanto anche noi.