Sonno, tanto sonno, ecco cosa mi ha procurato l’ultima versione cinematografica del Godzilla di G. Edwards, che entra di diritto nel novero dei monster movie più noiosi di sempre.
Di accettabile questo film ha solo i titoli di testa durante i quali vengono riproposte le sgranate immagini del repertorio cinematografico che fanno intuire un attimo i precedenti di quello che dovrebbe essere il protagonista della pellicola. Dico “dovrebbe” perché in realtà il titanico e iconico lucertolone si vede forse per una mezzoretta delle circa due ore di proiezione.
Tutta la prima parte della sceneggiatura vorrebbe farci appassionare alle patetiche vicende familiari dei protagonisti umani e ci riesce solo in parte grazie maggiormente alla prova attoriale di Bryan Cranston (il protagonista di Breaking Bad), che a meriti registici o dello script. Nella seconda c’è solo un lento e soporifero avvicinamento alla lotta che Godzilla intraprende contro altri mostri che sono per lui prede e vero pericolo per l’umanità.
L’incontro sembra non giungere mai e quando alla fine arriva è davvero pietoso, appare come una baruffa tra ragazzine che si mordono e graffiano, solo che sono alte 100 metri, il tutto montato molto male con stacchi su altre scene ad ogni morso sferrato da uno dei titanici lottatori. Quando un combattimento tra mostri colossali annoia invece d’intrattenere, qualcosa non va.
I temi sono estremamente banali e già affrontati in mille altri monster movie così come in film d’intrattenimento: la natura domina l’uomo e non il contrario… che incredibile.
Se qualcuno di voi, rimasto inspiegabilmente sveglio durante la visione del reboot Godzilla, credesse di trovarsi davanti ad un déjà vu, sarebbe del tutto normale: state tranquilli, sia l’azione che le situazioni sembrano un frullato di The Impossible e Pacific Rim.
Per carità, qualche sequenza di forte impatto c’è, come la scena dei paracadutisti che si lanciano sul luogo dello scontro, giochi cromatici e prospettive incredibili durante tutta la discesa, ma è tutto lì, in quei quaranta secondi. Non è convincente nemmeno il dualismo visivo grande/piccolo, che al cinema funziona sempre sul piano estetico e che personalmente adoro, a causa dei mostri “troppo digitali” per rendere credibili questo tipo di scene; mi sembra molto più curato il lavoro degli effetti per quanto riguarda la creazione dei set virtuali, ma nulla più.
Il mio consiglio è il seguente: volete divertimento? Volete azione? Volete effetti speciali? Bene, aspettate qualche altro film, in questo non ne troverete e se alla fine andrete comunque a vederlo, mossi da qualche sentimento nei confronti dello storico lucertolone distruttivo, prima prendetevi un doppio caffè.