L’uno – La Trama

E’ l’ultimo dell’anno, Marta (Elena Cascino) e Tommaso (Matteo Sintucci) pensano agli ultimi preparativi per la festa di Capodanno che si terrà a casa loro. Quest’anno però i festeggiamenti saranno molto diversi perché la vita di ogni personaggio, anzi di ogni uomo sulla terra, è stata infatti sconvolta dall’arrivo di un misterioso oggetto, L’Uno, che silenzioso galleggia nel cielo.

Sono quattro mesi che questo oggetto misterioso è comparso dal nulla, e né la comunità scientifica né le autorità sanno spiegarsi cosa sia o perché sia arrivato sulla terra. L’unica certezza è che ormai nessuno si sente al sicuro.
Quest’anno sono proibiti, infatti, i fuochi d’artificio e le grandi feste. Le persone sono state caldeggiate a festeggiare il capodanno in intimità con gli amici più stretti.

La storia comincia nella casa di Marta, dove vive col fidanzato Tommaso, mentre aspettano gli invitati: Giulio (Stefano Accomo), un suo amico d’infanzia, e Cecilia (Alice Piano), la sorella minore.

Nulla, però, andrà secondo i piani di Marta, tra invitati inspettati, come la francese Claire (Anna Canale) e il “ragazzo” di Cecilia (Carlo Alberto Cravino), la situazione sfugge di mano alla padrona di casa. Inoltre gli scheletri nell’armadio di ciascun personaggio e le questioni irrisolte  usciranno tutte insieme, all’interno di un clima che più che festivo sembra di reclusione. Reclusione da cosa poi? Da un possibile pericolo? Nessuno lo saprà fino allo scoccare della mezzanotte.

L’Uno – La Recensione

L’Uno è un lungometraggio, diretto da Alessandro Antonaci, Stefano Mandalà, Daniel Lascar e Paolo Carenzo, che nasce come adattamento cinematografico di uno spettacolo teatrale andato in scena dal 2018 e scritto dalla compagnia torinese ContraSto. Distribuito da NEWGEN Entertainment uscirà su Chili Premium dal 23 novembre 2020, per poi essere distribuito nelle sale appena si potrà tornare al cinema.

Recensione_L-Uno-di-Alessandro-Antonaci-Stefano-Mandalà-Daniel-Lascar-Paolo-CarenzoLa connotazione teatrale del film si nota fin dalle prime scene: la principale e unica ambientazione è infatti il salotto della raffinata casa di Marta da cui gli attori entrano e escono come da delle quinte.

Così come la scenografia, anche le vicende che accadono all’interno della scena sono molto teatrali. Nonostante l’azione principale sia una, e la composizione della scena porti lo spettatore a prediligere quella, essa non è mai una sola. All’interno della scena succedono tante cose e lo spettatore non ha che l’imbarazzo della scelta. In funzione di ciò, anche la camera non si concentra mai su un’azione unica, evitando i primissimi piani e preferendo inquadrature larghe e un’elevata profondità di campo.

Un altro aspetto che dimostra le radici teatrali del lungometraggio è che lo spettatore viene catapultato all’interno della storia. Egli viene trattato quasi come un invitato alla festa, anche se più che invitato, finisce per sentirsi imbucato, quasi indesiderato. Il suo punto di vista è quindi interno, anche se rimane distaccato.

L’atmosfera è, infatti, scomoda, tesa e tutto il film è un impercettibile climax che finisce per esplodere verso il finale. Lo spettatore si sente di troppo, vorrebbe andare via dalla festa, ma la scena unica e la scenografia intelligentemente pensata lo fanno sentire ancora più in trappola.

Le caratterizzazioni dei personaggi sono estremamente pulite e varie, rendono chiaro fin da subito il ruolo di ogni persona all’interno della dinamica della storia e lo spettatore, in quanto invitato, è portato a empatizzare con un personaggio piuttosto che con un altro. Essi infatti sono tutti diversi e brillanti, le interazioni tra di essi sono comiche e ironiche, e se da un lato lo spettatore si sente in trappola, dall’altro prova simpatia per la compagnia con cui si è ritrovato recluso. Questo contrasto, armoniosamente costruito, tra ironia e tensione crea un connubio esplosivo che terrà lo spettatore incollato alla poltrona.

Nonostante la premessa fantascientifica, L’Uno non è un film di fantascienza, bensì un film di storie umane e del loro intrecciarsi e rompersi. Le relazioni, infatti, vengono chiarite subito, tutte le indicazioni necessarie per comprendere le dinamiche tra i personaggi vengono fornite, cosa che invece non avviene nei confronti dell’oggetto Uno. Lo spettatore verrà a conoscenza della presenza dell’Uno solo nel corso del film, ed inoltre non gli verrà mai mostrato.

In conclusione, L’Uno è una favola moderna, ambientata in una realtà parallela distopica, che assomiglia inquietantemente al periodo storico in cui ci troviamo ora. Ci si ritrova quasi modo solidale nella situazione dei personaggi e si ha voglia di sentire come finisce quella loro storia. Perchè forse forse L’Uno non è comparso lì per caso.