Preoccuperebbe chiunque la notizia di un possibile biopic sulla compianta Lady Diana. Preoccuperebbe chiunque, perché la vita travagliata – e finita tragicamente – della principessa triste può dare adito facilmente a ogni più pericolosa retorica. Tale rischio, tuttavia, non viene quasi per nulla contemplato se a prendere in mano le redini del progetto è Pablo Larrain. Tra gli autori contemporanei maggiormente versatili e sorprendenti v’è infatti indubbiamente Larrain, il quale, ormai da diversi anni a questa parte, ci sorprende ogni volta con prodotti nuovi, tutti accomunati da una minuziosa cura per i dettagli e per la messa in scena e nessuno dei quali che somiglia all’uno o all’altro lavoro. Per questo e molti altri motivi, dunque, Spencer – incentrato, appunto, su un episodio della vita dell’ex Principessa del Galles – è tra i titoli più promettenti del concorso di questa 78° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.

Spencer, di fatto, si concentra esclusivamente su tre giorni di vita di Lady Diana. Tre giorni di estrema importanza, che secondo l’immaginario del regista hanno segnato una svolta decisiva nella vita di Sua Altezza Reale. Il matrimonio con il Principe Carlo d’Inghilterra è ormai irrimediabilmente in crisi. Eppure, nonostante tutto, i Reali hanno deciso di passare le vacanze natalizie tutti insieme presso la loro residenza di Sandrigham. Lady Diana (qui impersonata da un’ottima Kristen Stewart), da tempo in preda alla bulimia e all’autolesionismo e ormai consapevole dei tradimenti del marito, è letteralmente sull’orlo di una crisi di nervi.

Come lo stesso Larrain ha definito questo suo importante film, Spencer è quasi una “favola al contrario”. Una favola in cui una ragazza non sogna di diventare principessa e alla fine ci riesce, ma in cui è la principessa stessa a scegliere finalmente la libertà. Nel frattempo, il dramma interiore della protagonista esplode sul grande schermo con tutta la sua potenza e la sua maestosa eleganza. Già, perché, di fatto, Pablo Larrain non lascia proprio nulla al caso e in questa particolare occasione – proprio come aveva fatto nel 2016 con Jackie, incentrato sulla figura della leggendaria Jacqueline Kennedy – affida all’eleganza della sua eroina, ai suoi maestosi abiti e a piccoli, ma significativi oggetti (siano essi una collana di perle, uno spaventapasseri o un vecchio cappotto) il ruolo di attori principali, magistralmente rappresentati da una macchina da presa che si muove agile e sinuosa ora per le stanze di Sandrigham, ora nel parco che circonda la residenza o, soprattutto, che si concentra sul volto intenso e disperato di Kristen Stewart.

Lady Diana è Anna Bolena. Come lei, la protagonista ha paura di essere “decapitata” dal suo consorte (particolarmente significativa la domanda che la stessa pone all’inizio del film a uno dei suoi inservienti: “Sono in ritardo. Mi uccideranno?”), al fine di far posto all’amante, a una prossima futura regina. E proprio il fantasma di Anna Bolena immaginato da Diana mentre si aggira per le stanze del palazzo è destinato a svolgere un ruolo decisivo all’interno della vicenda.

Nulla è scontato in Spencer. Nemmeno piccoli ma significativi salti spazio-temporali (come i flashback in cui la protagonista rivede sé stessa da bambina o la magistrale sequenza in cui la stessa danza ora per le stanze di Sandrigham, ora – da piccola – con un tutù da ballerina, ora in giardino con i suoi fratellini, ora in casa sua insieme ai due figli William e Henry). Ma se una storia tanto drammatica ha un così forte impatto sul pubblico, ciò dipende anche dal fatto che Larrain in primis ha voluto raccontarci una sorta di inno alla vita, una favola senza tempo, una riscrittura della storia che non si allontana troppo dalla realtà. E mentre, nel corso della visione, non mancano momenti di forte tensione e veri e propri crescendo emotivi ulteriormente accentuati da un sapiente commento musicale, sono proprio l’immagine della protagonista che balla finalmente libera e felice, colori netti, vivi e accesi, e ambienti e costumi ricostruiti alla perfezione a rendere Spencer un vero e proprio piacere per gli occhi. La bellezza declinata in una delle sue numerose possibilità. La bellezza che ci racconta una favola postmoderna realmente accaduta, raccontata da pochi, immaginata da molti.