Dopo Valzer con Bashir e The Congress, Ari Folman ritorna scrivendo e dirigendo il suo nuovo lungometraggio d’animazione dal titolo Anna Frank e il Diario Segreto.
Presentato fuori concorso alla 74esima edizione del Festival di Cannes, il film è una toccante riflessione animata che pone interessanti spunti sul presente.
Distribuito da Lucky Red con 3 Mars Entertainment, Anna Frank e il Diario Segreto sarà in sala dal 29 settembre.

Una tempesta si abbatte sulla città di Amsterdam, un fulmine rompe la teca dentro cui è conservato il diario di Anna e Kitty – l’amica immaginaria di Anna – prende vita nel nostro presente. Da qui in poi la protagonista inizia la sua forsennata ricerca di Anna, con la illusoria consapevolezza di ritrovarla in vita. In verità sono passati settantacinque anni e la città di Amsterdam è cambiata, ma l’unica cosa ad essere sopravvissuta al tempo è la casa di Anna e il suo diario che permette a Kitty di restare in vita, solo se lo porta sempre con sé. La ricerca della sua tanto cara amica porterà Kitty e il suo amico Peter a fare i conti con una realtà che non si aspettava. Sarà la triste scoperta della morte della sua creatrice a donarle la giusta forza per condurla verso la salvezza di bambini e famiglie rifugiate, con l’intento di diffondere un forte messaggio di speranza e generosità.

Sebbene Anna Frank e il Diario Segreto racconti una storia che si rivolge ad un pubblico molto giovane, non si può tralasciare il fatto che essa racchiuda al suo interno tematiche legate anche al mondo in cui oggi viviamo.
Con i suoi otto anni di lavorazione, il film alterna la tecnologia in 3D delle ambientazioni ai personaggi, che invece, sono rappresentati attraverso una grafica bidimensionale che dona un effetto più tradizionale.

Anna Frank e il Diario Segreto utilizza un ritmo narrativo costante in cui il diario non rappresenta solo una testimonianza scritta, ma diventa mezzo per aprire dei veri e propri squarci, dei flashback in cui la stessa Kitty rivive il passato.

Ricco di sensibilità e umanità, il film si approccia ad un periodo storico che viene mostrato con i colori cupi di un inferno in terra. L’incubo della deportazione è raccontato attraverso delle brevi parentesi che racchiudono aspetti quasi onirici. Binari sospesi e soldati nazisti in tuniche nere e maschere bianche rendono chiaro un concetto di disumana omologazione votata alla finalità della morte.

Il film sceglie di tralasciare gli ultimi mesi di vita di Anna Frank per puntare maggiormente sul personaggio immaginario di Kitty e sul suo rapporto con la sua creatrice.
È inevitabile non essere coinvolti dalla storia che Kitty vive e dal suo legame col diario come mezzo per mantenere vivo il ricordo, ma anche se stessa.

Anna Frank e il Diario Segreto affonda le radici in uno dei più grandi drammi della storia d’Occidente presentando un finale dolce-amaro in cui la storia passata diventa il mezzo per contrastare intolleranze e discriminazioni, a danno di tutti quei rifugiati e bambini costretti a vivere nei conflitti.