[soliloquy id=”undefined”]Nella stagione dell’elezione di Donald Trump i telefilm statunitensi sembrano sempre di più puntare su colei che in molti pensavano avrebbe vinto, ovvero Hillary Clinton, ex First Lady poi candidata alla Presidenza per il partito democratico. Così non è stato e se il mondo dello showbiz si è spesso espresso contro il nuovo comandante in capo, anche la fittizia controparte televisiva pare aver fatto altrettanto.
Tutto però iniziò nel 2005 con Geena Davis, che per una sola stagione dovette calarsi nei panni di Mackenzie Allen, moglie, madre ma soprattutto presidente del mondo libero. Lo show era Una donna alla Casa Bianca (in originale Commander in Chief) e i tempi non erano ancora maturi per l’interesse del pubblico verso questo tipo di figura femminile al potere. Curiosità vuole che la mamma televisiva della Davis, ovvero Polly Bergen, avesse interpretato lei stessa la Presidente in un film tv anni prima.
Oggi i tempi sono cambiati e, se il personaggio della Davis era positivo, integerrimo (andava pur sempre in onda sulla ABC di casa Disney), oggi il pubblico sembra aver accettato, metabolizzato e inglobato figure femminili senza scrupoli, oppure totalmente incompetenti. È un esempio lampante della prima tipologia la Claire Underwood di Robin Wright in House Of Cards moglie del futuro presidente Frank (Kevin Spacey) ma non meno agguerrita e pronta a sporcarsi le mani del marito. Un esempio dell’incompetenza al potere è invece la vicepresidente Selina Meyer (una dissacrante Julia Louis-Dreyfus) in Veep, così impreparata e fuori posto a volte da spiazzare e strappare un sorriso, con una patina di amarezza sul (non) funzionamento del mondo della politica. Eterna seconda, Selina è costretta a fare della sua debolezza un punto di forza come meccanismo di difesa.
Attualmente in tv c’e anche Elizabeth Marvel, che dopo essere stata Heather Dunbar contro Frank Underwood in House Of Cards e aver perso, ha avuto una sorta di “rivalsa” finendo per interpretare la presidente degli Stati Uniti Elizabeth Keane in Homeland.
E come dimenticare Scandal, in cui Mellie Grant (Bellamy Young), ex First Lady tradita si candida alla presidenza e l’esito delle elezioni è ciò che apre la sesta stagione? Una messa in onda posposta dal periodo delle presidenziali americane, per via della gravidanza della protagonista Kerry Washington. Uno spaccato così vicino alla storia della famiglia Clinton, questo poiché la creatrice Shonda Rhimes non dimentica mai il mondo in cui viviamo.
Se scampoli di donne al potere nella serialità americana c’erano già stati ben prima, come nell’episodio pilota della serie animata degli X-Men o in un episodio de I Simpson, “Bart dal futuro”, dove Lisa è la prima presidente donna degli Usa, 24 aveva precorso i tempi così come per il terrorismo. Tra il film tv 24: Redemption, realizzato come “tappabuchi” a causa dello sciopero degli sceneggiatori, e le stagioni 7 e 8 Cherry Jones è Allison Taylor, prima donna a sedere nello studio ovale.
In Prison Break, nemmeno il personaggio di Patricia Wettig si fa molti scrupoli per ottenere ciò che vuole. Più spesso però tutti questi personaggi arrivano al potere per strani incidenti di percorso, impichment o semplici ritiri per cause personali o di forza maggiore. Quasi a ricordarci che siamo nella fiction ma non possiamo comunque allontanarci troppo dalla realtà.
C’è poi la finzione che imita la vita vera, come nel remake americano di Life on Mars, in cui nel 2035 viene fatto intendere che la presidente degli Stati Uniti sarà Malia Obama, la figlia di Barack. Vuoi perché la serie non era granché ma la brevissima State Of Affairs di NBC del 2014, non ha visto reggere l’ex casalinga disperata Alfre Woodard come Constance Payton, la prima Presidente non solo donna ma anche di colore. Una scelta non indifferente in questi tempi di black power (oltre che di girl power), ma ancora troppo utopistica. Non c’è stata solo lei a ricoprire una carica così elevata dalla fine di Desperate Housewives in realtà, anche Marcia Cross (Bree) è una donna di potere in Quantico, lo spy drama di ABC.
Addirittura il personaggio di Amanda Waller della DC Comics finisce per essere la presidente degli Usa in un universo alternativo non meglio specificato nel film Justice League: Gods and Monsters, interpretata da Penny Johnson Jerald (il capo del commissariato in Castle, più).
Citiamo infine Lynda Carter, ex Wonder Woman televisiva simbolo di girl power, che ora interpreta il comandante in capo in Supergirl, un’altra serie supereroistica DC incentrata su una figura femminile forte.
La comicità e la politica spesso vanno a braccetto, ahimè, ne è un esempio oltre alla citata Veep lo sketch del 2016 in un episodio di Inside Amy Schumer in cui la comica interpreta la prima presidente donna degli Stati Uniti, le cui mestruazioni nel primo giorno di mandato le causano non pochi problemi e non le fanno svolgere bene il suo lavoro, in un’autocritica e autoironia sottilissima.
Da personaggi positivi e familiari siamo passati a personaggi senza scrupoli, proprio come le controparti maschili in realtà, ma forse un po’ di più, per “necessità di sopravvivenza”. Crudeli, glaciali, forse specchio della poca fiducia nei confronti del tempo in cui viviamo. Ma siamo sicuri che questa fiducia e questa certezza ce le farebbe recuperare una donna con in mano la carica più importante del mondo libero?
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