L’uscita del film L’ultima parola sulla vicenda umana e professionale dello sceneggiatore Dalton Trumbo, vittima della caccia alle streghe promossa negli Usa nel dopoguerra dal senatore Mc Carthy, suggerisce l’opportunità di rievocare la figura di un altro nome inscritto nella black list con i “dieci di Hollywood” accusati di attività filocomuniste antiamericane, quello del regista Joseph Losey costretto all’esilio in Europa per evitare il carcere.
La carriera di Trumbo incrocia quella di Losey nel 1951 in occasione del film Sciacalli nell’ombra, un noir-thriller serrato e profondo con implicazioni psicoanalitiche di cui Losey firma la regia e Trumbo scrive la sceneggiatura senza venire accreditato nei titoli per la sua scomoda posizione nell’ambiente vile e ipocrita del cinema hollywoodiano. Losey si era già distinto per l’apologo pacifista Il ragazzo dai capelli verdi e per la denuncia antirazzista Linciaggio, entrambi animati da un umanesimo critico coltivato dal regista negli anni precedenti all’insegna di un impegno formale di matrice brechtiana, e ora si dedica a una serie di criminal story a sfondo psicologico e sociale tra cui M e Big Night. Il gusto loseyano per i generi lo ritroveremo anche nelle opere che girerà in Inghilterra, L’alibi dell’ultima ora e L’inchiesta dell’ispettore Morgan, con una estensione che toccherà anche la fantascienza con Hallucination e il film di guerra con Per il re e per la patria, tutti titoli dove ritorna la denuncia della sopraffazione dell’uomo sull’uomo e la difesa della libertà da ogni ottuso regolamento del Potere. Non a caso a una fuga metafisica senza fine sarà dedicato nel 1970 Caccia sadica, odissea di due ricercati braccati da un elicottero disumanizzato nella loro ricerca della libertà attraverso fiumi, pianure, boschi e monti innevati che rappresentano il mondo intero sempre insidioso e ostile. A rendere famoso il nome di Losey a livello internazionale sono soprattutto le opere girate lungo gli anni ’60 L’incidente, Il servo e Messaggero d’amore sceneggiati da Harold Pinter e basati sulla figura stilistica primaria del “segno celato” che aiuta a smascherare le ipocrisie della società borghese attraverso crudeli giochi di rispecchiamento tra i personaggi. Nel successivo Mr .Klein Losey rappresenta il kafkiano caso di un “doppio” dove durante l’occupazione nazista in Francia un mercante d’arte finisce con l’identificarsi con un ebreo omonimo ricercato dalla polizia fino a seguirlo dentro il vagone piombato diretto ad Auschwitz, questo prima di girare dal vero nel 1979 quel Don Giovanni che resta il primo grande esempio di film-opera.
Diceva Losey che “ se si vuole realizzare un film come lo si desidera, è necessario lottare, lottare per un cinema libero”, ed è quello che lui ha sempre fatto nel corso della sua lunga carriera. Lo ha fatto mostrando grande rispetto per gli spettatori e senza mai tradire i suoi principi etici ed artistici in patria e in esilio, girando film classici-moderni affidati a immagini significative e rivelatrici senza mai cedere alle mode ideologiche o estetiche del momento. Un cinema, quello di Joseph Losey, oggi da riscoprire come antidoto al conformismo e all’opportunismo imperanti e contro la resa al vigente capitalismo finanziario globale, il cinema di un regista difensore della diversità che è restato fino alla fine come il ragazzo dai capelli verdi del suo film d’esordio.
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