Ci sono film pensati dalle major hollywoodiane principalmente con l’intento di stupire, commuovere, sconvolgere il pubblico grazie a storie realmente accadute e a personaggi in cui lo spettatore stesso può facilmente immedesimarsi. Film dalla confezione pressoché perfetta, impeccabili nella loro forma e nella loro ricostruzione storica, forti soprattutto di abili maestranze e di un cast ricercatissimo. Film incentrati perlopiù su un unico personaggio di cui si è sentito spesso parlare, ma che nessuno può dire di conoscere realmente. Film il cui scopo, tuttavia, sembra principalmente quello di fare incetta di premi e – perché no? – di strizzare l’occhio all’Academy stessa. Questo, dunque, sembra essere proprio il caso di Gli Occhi di Tammy Faye, diretto da Michael Showalter e già presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2021.

Gli Occhi di Tammy Faye, dunque, è interamente incentrato sulla figura di Tammy Faye Bakker, appunto, divenuta celebre negli Stati Uniti a partire dagli anni Sessanta insieme al marito Jim Bakker, in quanto predicatrice evangelista presso un’importante emittente televisiva. In questo caso, il compito di dar vita sul grande schermo alla Bakker è stato assegnato a Jessica Chastain, vero e proprio fulcro intorno a cui ruota l’intero lungometraggio, mentre suo marito Jim è stato impersonato da Andrew Garfield, che, nonostante il suo indubbio talento, di fianco alla performance della sua collega viene, in questo caso, quasi del tutto “oscurato”.

Già, perché, di fatto, proprio come era stato per Renée Zellweger nel recente Judy (Rupert Goold, 2019), Gli Occhi di Tammy Faye sembrerebbe proprio voler consacrare definitivamente la carriera della Chastain. Magari anche con un bell’Oscar. La macchina da presa del regista, infatti, è costantemente concentrata su di lei. E ciò accade fin dai primi fotogrammi, quando gli occhi truccatissimi e dalle ciglia lunghissime della Bakker appaiono sul grande schermo, per poi rivelarci, lentamente, il volto non più giovane della protagonista, la quale si appresta a prendere parte a un programma televisivo.

La sua infanzia, il suo complicato rapporto con sua madre, l’incontro, all’università, con Jim, il suo amore per il prossimo e la sua fervente fede religiosa fanno da protagonisti assoluti insieme ai suoi modi quasi affettati che – proprio come viene spesso ricordato nel film – le conferiscono quasi l’aspetto di un’insolita Betty Boop. Tutto studiato fin nel minimo dettaglio, dunque. Peccato, però, che – sia nel caso della Chastain che di Garfield – una recitazione eccessivamente sopra le righe, pur dando l’idea di un idillio talmente perfetto da sembrare pericolosamente precario e artificiale, fa sì che entrambi i personaggi risultino troppo “finti” per essere realmente credibili, quasi “staccati” dal contesto in cui si trovano.

Non v’è dubbio: Gli Occhi di Tammy Faye è un film “studiato a tavolino”, che guarda con cupidigia agli Oscar, che di una messa in scena pulita e patinatissima fa uno dei suoi cavalli di battaglia, insieme a un commento musicale sì coinvolgente (interessanti, soprattutto, le riproduzioni dei brani cantati a suo tempo dalla Bakker), ma eccessivamente onnipresente. Il film di Jessica Chastain, che, in mancanza di un riconoscimento per l’attrice, potrebbe comunque aggiudicarsi importanti premi per il trucco. Un film, che, però, purtroppo, proprio come accade al gran numero di lungometraggi pensati principalmente per piacere all’Academy, rischia ben presto di finire nel dimenticatoio già pochi mesi dopo la sua uscita in sala.