Presentato come evento di preapertura della 13esima edizione della Festa del Cinema di Roma, In viaggio con Adele è il film d’esordio del regista Alessandro Capitani con Sara Serraiocco, Alessandro Haber e Isabella Ferrari, in uscita il 18 ottobre distribuito da Vision.

Aldo è un famoso attore di teatro con il sogno di tornare al cinema. Grazie all’aiuto della sua agente riesce a ottenere un provino con il regista francese Patrice Leconte per un film su Cyrano De Bergerac. La notizia della morte improvvisa di Margherita, il grande amore della sua vita, costringe Aldo a precipitarsi a Foggia per l’estremo saluto. Qui incontra sua figlia Adele, una ragazza problematica che veste sempre con un pigiama rosa con le orecchie da coniglio e non si separa mai dal suo gatto immaginario. Aldo scopre con sua grande sorpresa di essere il padre della ragazza e, dopo le resistenze iniziali, accetta di accompagnarla dalla nonna che si prenderà cura di lei non prima di rivelarle la sua vera identità.

L’opera prima di Capitani è una piacevole commedia dei buoni sentimenti sul tema inflazionato del rapporto tra genitori snaturati e figli persi che si ritrovano dopo tante traversie. Il viaggio è il mezzo attraverso il quale le distanze tra i personaggi si accorciano: su un vecchia cabrio Aldo e Adele risalgono, la Puglia e vanno incontro a una serie di imprevisti e attraverso questi imparano a conoscersi. Non mancano momenti esilaranti grazie anche ai tempi comici di Alessandro Haber che fa completamente suo il personaggio di Aldo eccentrico quasi quanto lui, che sembra possedere le sue stesse nevrosi di attore. Interpretazione ben calibrata dalla talentuosa Sara Serraiocco: la giovane attrice recita in un convincente accento foggiano e si cimenta in un ruolo decisamente sopra le righe, donando ad Adele una molteplicità di sfumature.

In viaggio con Adele è la sesta sceneggiatura cinematografica di Nicola Guaglianone dopo i successi di Lo chiamavano Jeeg Robot e Indivisibili. Un road movie che racconta due personaggi apparentemente diversi ma uniti, oltre che da un legame di sangue, da ingestibili nevrosi: Aldo è un attore frustrato, ipocondriaco, incapace di amare; Adele è affetta dalla sindrome di Asperger, usata dagli uomini e incompresa. Lo sceneggiatore romano torna ad affrontare, così, il tema del disturbo mentale come nel film di Gabriele Mainetti. Adele sembra una versione più sfacciata di Alessia mentre Aldo ha la scontrosità iniziale di Jeeg Robot. Non ci vuole molto a capire che la scorza dura di Aldo verrà presto spezzata dal candore e dalla vitalità di Adele.

Un esordio che il regista ha scelto di ambientare nella provincia di Foggia, zona meno sfruttata cinematograficamente rispetto al Salento o al barese. Le  riprese “on the road” esaltano gli sterminati e desolati paesaggi del Tavoliere delle Puglie, scenario congeniale a due personaggi che non hanno una meta precisa, le cui esistenze sono caratterizzate da una drammatica solitudine. Capitani si concentra sui loro primi piani, cogliendo tutta l’intensità e la disperazione di Adele e Aldo. Due “diversi” che si completano, che scoprono che la “paura di vivere” si può vincere attraverso l’unica arma possibile: l’amore.