Tempi duri per gli abitanti della terra in Love & Monsters.
Un meteorite che rischiava di colpire il pianeta è stato bombardato con un bel po’ di missili nucleari, ma come effetto collaterale, ha rilasciato radiazioni e sostanze chimiche che hanno fatto sì che rettili ed insetti mutassero fino a diventare a dir poco mostruosi.Granchi, rospi, lumache, ragni e quant’altro, ora hanno assunto dimensioni gigantesche, costretto l’umanità terrorizzata a trovare rifugio sotto terra.

Tra di loro vi è il giovane Joel Dawson (Dylan O’Brien), californiano che è rimasto separato dall’amata Aimee (Jessica Henwick), ma che ora dopo sette anni, è ancora determinato a ritrovarla, nonostante il rischio di essere divorato dalle mostruose creature che ormai dominano la Terra.
Il suo viaggio, insieme all’amico cane Boy, farà si che tra mille pericoli possa comprendere che non tutte le creature sono ciò che sembrano, non tutte sono mostri e basta, ognuna di loro è diversa dall’altra. I veri mostri, come vuole il cliché, sono gli uomini.

Love & Monsters, ben diretto da Michael Matthews, è frutto di un complesso lavoro di sceneggiatura da parte di Brian Duffield e Matthew Robinson, cominciato nel 2012 e che ha visto la luce del proiettore grazie a Netflix.
Alla base, vi è la volontà di creare un adventure-monster movie dove vengano riesumate le atmosfere fantasiose e fantastiche dei vecchi film con mostri giganti degli anni ’50 e ’60, per innestare sopra di esse un vero e proprio teen-movie anni ’80.

A quel decennio, ai vari Lucas, Spielberg, Tommy Lee Wallace, Craven e Landis, il film di Matthews deve tutto e lo omaggia con moltissimi rimandi alla cultura pop del periodo.
Negli anni ’80 non si facevano film sui supereroi così come oggi, e quindi la confezione da fumetto non c’è, perché a dispetto della CGI di ottima qualità, ritmo e dimensione horrorifica lo rendono un prodotto originale.

L’insieme funziona abbastanza bene, soprattutto grazie allo sviluppo del protagonista che, all’inizio è tutto tranne che eroico, infallibile o sveglio, spesso fa la figura del fesso, ma prende coscenza di sé e della sua missione attraverso un’America riconquistata da una natura imprevedibile.

Il film recupera molto da quei mostri che erano una metafora dell’incubo nucleare nell’America postbellica e spazia tra citazioni di un cult come Tremors, La Cosa, Wall-E o E.T.
Tutto ciò che Love & Monsters poteva dare, lo dà grazie ai giganteschi esseri che rendono la vita dura, durissima a quest’umanità derelitta e sfigata. La creatività dimostrata e l’impatto visivo a dir poco incredibile e riuscito, gli sono valse la candidatura agli Oscar di quest’anno per gli effetti speciali.
La fantasia qui va a gonfie vele, viaggia sui passi di questo ragazzo un po’ nerd che però a mano a mano comincia a capire che non tutti i giganteschi esseri con cui ha a che fare sono per forza nemici.

Possente poi è la contaminazione con l’universo video-ludico da Fallout a DayZ, da Metro ai tanti che ci hanno proposto un futuro in cui la natura si ribellava all’uomo sguinzagliando le creature più strane, in un mix tra mitologia e fantasia da mad doctor.

O’Brien per un prodotto commerciale di questo tipo, con quella faccia da bravo ragazzo un po’ perso, funziona benissimo, anche se spesso pare farsi prendere la scena dal suo amico a quattro zampe.
L’insieme diverte soprattutto perché non commette l’errore più classico dei blockbuster di questi anni: prendersi sul serio. Qui invece la parodia è spesso dietro l’angolo, così come la decostruzione della figura dell’eroe cupo e macho, il tuttofare muscoloso o l’eroina della porta accanto.
Non vi sono slow motion, ma neppure le stupide battutine alla Marvel, ci si spaventa ma si ride, anche se sotto i baffi e un po’ vergognandosi mentre le chele stridono, i denti spuntano e bene o male assistiamo alle peripezie di un imbranato ragazzo qualunque.

Piacerà ai grandi e ai piccini, e speriamo che sia non solo da esempio per altri cineasti ma che possa anche dare il via ad un universo narrativo più leggero, scanzonato e meno macchinoso di quello del MonsterVerse, cominciato così bene con il primo Godzilla di Edwards, finito in modo così kitsch con Godzilla vs Kong.
In tempi in cui le promesse non vengono mantenute ed in cui più che fare cinema, si pensa a fare la morale o a costruire complicati e autocompiaciuti iter narrativi che sanno di deja vu, Love & Monsters invece può rivendicare una dissacrante identità fatta di divertimento e fantasia.