Paolo e Vittorio Taviani, con Una questione privata, tornano a parlare di guerra e di partigiani dopo più di trent’anni di distanza dal capolavoro La notte di San Lorenzo che valse loro il premio speciale della giuria al festival di Cannes del 1982.

Lo spunto del film è il romanzo omonimo di Beppe Fenoglio.
Milton (Luca Marinelli) è uno studente che ha scelto di abbandonare gli studi e salire “su in montagna” per combattere i fascisti come partigiano. Durante una perlustrazione si ritrova davanti alla villa ormai disabitata dell’amica Fulvia (Valentina Bellè) dove prima della guerra passava le giornate in compagnia della ragazza e dell’esuberante e affascinante Giorgio (Lorenzo Richelmy). Mentre è assorto nei ricordi, viene riconosciuto dalla custode della tenuta che insinua in lui il dubbio che tra Fulvia e Giorgio ci sia stata una relazione. Per Milton la lotta partigiana si ferma: l’unica cosa che importa adesso è scoprire se tra Fulvia, alla quale non ha mai dichiarato il suo amore per timidezza, e l’amico fraterno ci sia stato davvero qualcosa. L’unico modo per diradare la nebbia dei suoi pensieri è farsi coraggio e chiedere direttamente a Giorgio che però è stato fatto prigioniero dai fascisti.

In Una questione privata i Taviani mettono in scena un elegante dramma attingendo a piene mani dal proprio repertorio stilistico: alcune scene, estremamente legate alla cruda realtà dei fatti, si fanno magicamente oniriche e smuovono l’animo persino dello spettatore più freddo dimostrando che anche nei momenti più atroci si può intercettare la poesia. Il film però non convince del tutto perchè molto classico, quasi datato, e il garbo della regia è sporcato da inutili e pacchiani interventi di computer grafica. 

L’impianto molto teatrale di alcune sequenze può risultare artificiale e non sempre gli attori riescono a sopperire con la recitazione queste mancanze di sceneggiatura: il partigiano Marinelli, alle prese con un ruolo decisamente più introspettivo rispetto allo zingaro di Lo chiamavano Jeeg Robot, delude fornendo una recitazione leggermente al di sotto dei suoi standard: dietro i glaciali occhi blu nasconde tutte le emozioni di un personaggio mosso esclusivamente da esse, sicuramente umano e malinconico, ma privo di quella impulsività passionale che caratterizzava il Milton impresso nelle pagine di Fenoglio.