Seguendo la regola non scritta per cui è più interessante vedere due amici che si scontrano che due nemici, Captain America: Civil War sarebbe potuto diventare facilmente un grande contenitore di “belle botte”, ma non è stato così.

Capitan americaOrmai l’universo cinetelevisivo Marvel è talmente esteso che definire dei confini appare un’ardua impresa: tra serie tv che si moltiplicano di stagione in stagione e progetti cinematografici programmati fino al 2020, la Fase 3, firmata dalla Casa delle Idee, si apre con Captain America: Civil War. La pellicola è contemporaneamente il terzo capitolo della line narrativa dedicata al soldato Steve Rogers e un vero e proprio sequel di Avengers: Age of Ultron (e conseguente preparazione a Infinity War): questa doppia natura si percepisce grazie alla struttura corale del film che rende questo Captain America diverso da un terzo titolo stand-alone.

Gli Avengers devono rispondere delle loro azioni e dei milioni di morti in tutto il mondo. Ormai sono consapevoli di poter salvare molti, ma non tutti. Per questo motivo, viene chiesto ai supereroi di firmare “Gli Accordi di Sokovia” che prevedono il controllo e la supervisione per ogni loro azione.

Il film è un compromesso di genere tra l’alternanza del gruppo (che ricorda lo splendido bilanciamento narrativo del primo Avengers) e le caratteristiche da spy-story vecchia scuola che avevano reso unico, nel panorama dei cinecomics, Captain America: The Winter Soldier. Non a caso, dietro la macchina da presa tornano i fratelli Russo (registi di The Winter Soldier) i quali riescono a gestire abilmente un film denso di eventi, personaggi e continui cambi di rotta: 2 ore e mezza che scorrono senza troppi intoppi con scene d’azione chiare e definite e una sceneggiatura solidissima. Succede tanto, ma, alla fine dei giochi, sembra non essersi mossi dal punto di partenza: questo non è un difetto del film, ma è semplicemente un nuovo modo di fare cinema degno di attenzione e di studio.

Esso si manifesta quando il cinema prende in prestito il concetto di serialità televisiva creando film semprecapitan america 2 più collegati tra di loro e meno autonomi in cui un titolo sembra non essere mai la fine, ma il piccolo antipasto di qualcosa di più grande. Può piacere o meno, ma in questo l’Universo Marvel è un campione indiscusso.

Dato l’elevato numero di film, si potrebbe pensare che personaggi come Captain America e Iron Man abbiano già raccontato tutto allo spettatore: al contrario, con questa pellicola, si articola una trasformazione individuale per entrambi i personaggi. Allo stesso tempo, è chiaro che ciò che brilla più di tutto in Captain America: Civil War porta il semplice aggettivo di “nuovo”: sembra un paradosso utilizzare questa parola per definire Spider-Man, ma è proprio lui a dare linfa vitale in tutti i momenti in cui è presente. Divertente, frizzante e diverso da tutti i suoi predecessori grazie al suo animo “teen”, lo Spider-Man di Tom Holland ha saputo ritagliarsi il suo piccolo spazio all’interno del film e un grande spazio nel nostro cuore. Tutti gli Avengers hanno i giusti tempi e momenti: tornano Ant-Man (perfettamente collegato) e Occhi di Falco e si sviluppano i personaggi di Scarlet Witch e Visione; convince in pieno un personaggio su cui pochi avrebbero puntato, ovvero, il Black Panter di Chadwick Boseman, ricco di stile e carattere. Ultimo, ma non meno importante, il non cattivo di Daniel Bruhl che rappresenta la volontà della Marvel di creare villain sempre più incentrati sul contemporaneo.

Una guerra civile in cui il vecchio è stato portato a compimento e il nuovo ha tutto lo spazio per occupare i titoli futuri. Appuntamento alla prossima puntata. Anzi, al prossimo film.