La casa di produzione Genoma Films di Paolo Rossi Pisu, dopo il successo di critica e pubblico ottenuto l’anno scorso con il road-movie ESTDittatura Last Minute, torna a Venezia con un’opera altrettanto lodevole. Benelli su Benelli di Marta Miniucchi è stato presentato come evento speciale di chiusura della programmazione della nuova Sala Laguna, organizzata dalle Giornate degli Autori e Isola Edipo, durante la 78ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Trattasi di un docufilm incentrato sulla vita del leggendario pilota Tonino Benelli. Grazie a Marta Miniucchi (Regia) e ad Annapaola Fabbri (Sceneggiatura) ripercorreremo, sullo sfondo di un’Italia  tra le due guerre, la breve vita umana e sportiva del più piccolo dei sei fratelli Benelli, fondatori ai primi del Novecento della famosa casa motociclistica di Pesaro, un marchio divenuto iconico.

L’attore marchigiano Neri Marcorè è la voce fuori campo di Tonino, interpretato invece sullo schermo da Alessandro Gimelli.
Nel cast anche Matteo Gatta, Gaia Bottazzi e Giovanni Maria Briganti.

benelli su benelli

Abbiamo avuto il grande piacere di poter fare qualche domanda alla regista Marta Miniucchi:

Mi preme innanzitutto dar merito al grande lavoro svolto da Annapaola Fabbri per la sceneggiatura, è stata fondamentale per la realizzazione del film.

Perché raccontare la storia di Benelli oggi?

Innanzitutto perché è una storia che nasce da un intuito femminile, vista la fiducia di una madre nel talento dei propri figli. Se ci si pensa è un qualcosa di profondamente moderno. La sensibilità degli anni ’20 o ’30 non era di certo la stessa di oggi, inoltre la meccanica era vista come un mondo rischioso.
Tutto ciò rimanda ad una mentalità più lungimirante e contemporanea.
L’aiuto di Giacomo Agostini, pilota imbattuto 15 volte campione del mondo, è stato molto prezioso per analizzare questo paragone temporale, mettendo a confronto diverse generazioni di piloti, da chi ha gareggiato negli anni venti fino ad arrivare a quelli di oggi.

Durante la fase di lavorazione del docufilm, qual è stata la parte più complicata?

Tra le varie sfide raccolte c’è stata di sicuro quella di girare le interviste. Quando si parla di famiglie così altisonanti e numerose, ottenere le giuste informazioni non è mai semplice.
Anche la ricerca del materiale di repertorio è stata impegnativa.

Benelli ha gareggiato in un epoca della quale rimane ben poco al livello fotografico. Detto ciò, quel che siamo riusciti a ritrovare, sia sul lato fotografico che su quello video, ci ha suscitato molta commozione.

Gli anni ’20 erano caratterizzati dall’eleganza e da una bellezza generalizzata. Quanto è stato difficile riproporre quell’estetica nel film?

Ha richiesto sicuramente tanta attenziona e cura nel dettaglio. Stiamo parlando di un’epoca molto affascinante dal ponto di vista visivo, ed è stato indispensabile un certo rigore nel riproporla sullo schermo. In questo senso mi è doveroso ringraziare lo scenografo Marco Scarpa, la costumista Magda Accolti Gil, il DOP Marco Ferri, i quali hanno svolto tutti un lavoro cruciale. Insieme abbiamo creato una squadra dotata di grande intesa, capace di andare a scavare in un momento storico molto lontano, partendo dal dettaglio fino a disegnare un quadro più ampio.

In epoca fascista c’era la tendenza di mettere in risalto chiunque potesse rappresentare un vanto per l’Italia. In virtù di ciò, com’era vista la figura di Benelli in Europa?

Tonino Benelli all’estero, così come in Italia, era visto come un audace, un eroe che affrontava il pericolo della morte. Ciò era un vanto, in piena ascesa del fascismo. Questo si vede molto bene in varie scene del docufilm, quando ad esempio Bruno Mussolini si congratula personalmente con Benelli, o durante una parata col Duce.

La vicinanza col Fascismo può esser stato un fattore che ha influito sulla sua carriera e su come è rimasto nella memoria collettiva?

Possibile, ma nel mio docufilm ho preferito mantenermi neutra, senza dipingerlo in nessun modo. C’è da dire che in quel periodo storico tutti i piloti erano in qualche modo legati al movimento fascista, e questo lo si capisce anche dal loro abbigliamento.

Benelli era il pilota, ma Benelli era anche la moto. Cosa li accomuna?

Più di quanto si possa pensare. Per prima cosa nascono dalla stessa famiglia, formata da sei fratelli, due dei quali erano dei geni della meccanica, Giovanni e Giuseppe. Tonino, dal canto suo, era un genio della velocità. Questa genialità condivisa, unita al clima familiare, ha fatto nascere un legame indissolubile tra loro.

Che immagine vuole lasciare di Benelli con questo film?

Volevo raccontare quello che è stato uno dei più grandi sportivi italiani di sempre, ma non solo. Era giusto rendere omaggio alla sua famiglia, tutta coinvolta nella resa straordinaria di un marchio diventato iconico, che ha saputo esprimere al meglio le passioni dei suoi membri, cosa non facile a quei tempi

Ci può parlare dei suoi prossimi progetti?

Con Genoma Film ho in progetto un altro biopic, questa volta su Virna Lisi. Inoltre ci sono tanti altri film e tante altre sfide che mi attendono. Il bello di raccontare queste storie è che, informandosi e ricercando materiale, si scoprono mondi affascinanti, capaci di emozionare e stupire.