Si può fare un film su un mondo che non esiste con personaggi anch’essi inesistenti?
Certo che si può ed è quello che il cinema ha fatto dagli esordi con le fantasmagorie di Cohl e di Robertson e che adesso ha rifatto il regista James  Cameron con il secondo capitolo del suo Avatar La via dell’acqua con uno stupefacente utilizzo di tecnica tridimensionale e di fusione tra riprese dal vero e disegno animato nel rappresentare le vicende immaginate sul pianeta Pandora e vissute dai nativi del posto.

Senonchè ,mentre le prime antiche fantasmagorie avevano un intento giocoso oppure miravano a suscitare spavento con l’apparizione di fantasmi e di creature paurose, questa ultima versione realizzata da Cameron con incredibile dovizia di mezzi produttivi non trascura il cosiddetto messaggio e ne approfitta per farci la sua correttissima lezione sulla famiglia allargata e sui bianchi cattivi che hanno sterminato i buoni selvaggi e sulla necessità di vivere in simbiosi armonica con la natura tanto quella terrestre quanto quella acquatica (come dimostra la parte finale del film che potremmo definire una sorta di “balla con le balene” dalla riuscita capacità immersiva).

Il film è una indubbia esperienza audiovisiva ma al termine della quale ci sentiamo come prima, proprio come appena dopo un giro sulle montagne russe.
Tra stupori e sorprese ottico-sonore il film non incide nel nostro modo di guardare la realtà, insomma  ci fa vedere cose che non esistono, ma non ci fa vedere quelle che esistono e non vediamo o non vogliamo vedere (cosa che hanno saputo fare tanti altri grandi registi nel passato più poeti e meno paraculi di Cameron).  

Questo cinema della meraviglia è la negazione del cinema come arte autonoma ed è la versione odierna della poetica praticata nel Seicento da Giovanbattista Marino per cui “è del poeta il fin la meraviglia”, una poetica superficiale senza spessore e senza profondità. Tornando a noi come era più umano e più vero il lupo Due-Calzini che seguiva silenzioso  da lontano il protagonista  del film Balla coi lupi  rispetto ai cetacei volanti e vezzosi del  subacqueo mondo  della inesistente  Pandora cameroniana vista in 4K magari anche su megaschermo Imax  (e quanto al nostro regista forse bastava e avanzava l’effetto del cyborg cattivo mutaforme e mercuriale visto con  vera sorpresa nel suo  precedente ma meno ruffiano Terminator 2-Il giorno del giudizio.)