Se c’è una cosa che la cultura pop degli anni ’80 ci ha insegnato, è che non c’è nulla di più cool di un cyborg. Dotato di poteri sovrumani, con una faccia meccanica e un atteggiamento imperturbabile, il robottone è diventato presto un’icona del cinema di fantascienza, capace d’ispirare intere generazioni di spettatori. Nel mare magnum di esempi nel genere, un regalo che ci ha fatto il cinema è rimasto particolarmente impresso nella memoria di molti di noi. Stiamo parlando di Robocop, il poliziotto cyborg creato dalla megacorporazione Omni Consumer Products. Protagonista di un grande successo negli anni ‘80, questo singolare tutore della legge nasce in realtà come protagonista di un fumetto scritto da Frank Miller.

In campo cinematografico, tuttavia, l’inizio della sua epopea è da annotare al 1987, anno in cui esce il primo film dell’eroe metallico al cinema, diretto da Paul Verhoeven.
La trama dell’opera segue la storia di un poliziotto di Detroit, Alex Murphy (Peter Weller), il quale perde la vita in servizio per poi essere resuscitato sotto forma di cyborg in mano ad una società multinazionale, la sopracitata OCP.
Murphy viene quindi dotato di forza sovrumana ed intelligenza artificiale sopraffina, ma ciò non lo esenterà dal dover lottare di frequente contro i suoi ricordi umani, in questo viaggio d’accettazione identitaria nella sua nuova essenza robotica.

A differenza del film, il fumetto originale di Miller è caratterizzato da toni più oscuri e crudi, concentrandosi sulla corruzione sfrenata della polizia e della classe politica di Detroit. Robocop stesso è più macabro e moralmente “sporco” rispetto alla sua controparte cinematografica, con una storia più intensa.
Nonostante ciò, il film di Verhoeven è stato in grado di mantenere l’essenza più intima del comic, e questo grazie specialmente ad un saggio uso della violenza e della satira.
Il regista opta per una forte dose di black humor per mettere in luce le debolezze di una società americana grottesca e paradossale.

La scelta di Peter Weller si è rivelata essere la chiave di volta per la riuscita dell’opera. L’attore, diventato iconico nei panni di Robocop, è stato in grado d’infondere al personaggio un’ingente dose d’umanità e vulnerabilità, donandogli tridimensionalità.
È anche grazie a lui se il film è diventato un classico della cultura pop, riuscendo a rimanere attuale nonostante il passare degli anni.
È l’archetipo dello sci-fi per tutti i gusti, di grande impatto visivo e sociale. Raccontando la società contemporanea come se fosse stato girato solo qualche anno fa, lascia un graffio indelebile sulla storia recente del cinema.