È un documentario intriso di umanità, forse perché fondato su fatti realmente accaduti. È stato vincitore del premio speciale della giuria al Sundance Film Festival, mentre al London Film Festival è stato eletto miglior film documentario del 2020. La Pittrice e il Ladro diretto da Benjamin Ree è previsto in sala per il prossimo 8 novembre.

La Pittrice e il Ladro è una storia fatta di amicizia e riscatto, che racconta come l’arte rappresenti un potente mezzo per veicolare le emozioni. Dopo aver subito il furto dei suoi quadri, la pittrice Barbora Kysilkova decide di scambiare due chiacchiere con uno dei due ladri per comprendere le ragioni del gesto e con la speranza di poterli ritrovare. Il ladro è Karl-Bertil NordlandIn, un uomo che non ricorda nulla del misfatto e che si mostra visibilmente diffidente. In contesto quotidiano fatto di parole e ritratti, si inizia a instaurare tra i due un vero e proprio rapporto di amicizia che culmina quando Barbora mostra a Karl il suo ritratto. Da questo momento si getta la base su cui verrà costruito – a piccoli passi – il loro rapporto e Barbora diventa un pilastro nella vita di un Karl che fatica a tornare sui suoi passi.

La Pittrice e il Ladro è quel genere di documentario che pone inizialmente delle domande implicite e poi mostra le sfaccettature emozionali e traumatiche che si nascondono dietro delle scelte di vita. Una pittrice e le sue tele dipinte a olio esprimono una tendenza estremamente realistica. La pittura si pone come mezzo per guardare la propria interiorità: una persona che non si era mai fermata a osservarsi dentro ora ne resta folgorata. Un dipinto – in questo caso – mostra qualcosa di più di un volto e rappresenta un punto di partenza per qualcosa di diverso, di nuovo e migliore.

Il documentario ha una certa fluidità e percorre fino alla fine i concetti di perdita e ricerca. Questi ultimi sono le motivazioni che spingono la protagonista a vederci chiaro e, probabilmente, a raggiungere il suo obiettivo: trovare i suoi quadri rubati. Per Barbora il filo conduttore tra lei e l’arte è la sofferenza di Karl che la conduce verso una continua e costante ispirazione. Tutto è diretto, semplice, quotidiano. La storia tenta di rispondere alle domande – che hanno indirizzato lo stesso regista – “cosa fanno gli esseri umani per essere apprezzati e perché scelgono di aiutare gli altri”.


Dietro la voglia del regista di raccontare cosa c’è dietro il mondo dell’arte trafugata, si trova una forte curiosità che porta a galla un rapporto autentico, ma tendenzialmente anomalo. Come sostiene lo stesso Benjamin Ree: «… Mi sono affidato alla curiosità e al fato… per me il modo migliore di iniziare un progetto. E alla fine il film non parlava di un furto d’arte, come si potrebbe pensare, ma di una complessa e insolita amicizia».

La Pittrice e il Ladro scorre fluidamente senza intoppi. I salti temporali si rivelano necessari a far trapelare nuovi sviluppi del rapporto tra i protagonisti. La scelta di lasciare che Barbora e Karl chiacchierino senza porre interferenze esterne funziona e dà per un secondo la sensazione di assistere a una fiction – anche se è tutto reale!
Non si narra solo un’amicizia, ma anche di problemi personali (come nel caso di Karl). La Pittrice e il Ladro gioca tutto sulla sfera emozionale: il bisogno di Barbora di cercare qualcosa di perduto sfocia in una curiosità che va oltre. La forza di questo documentario è mostrare ciò che solitamente non si è abituati a vedere.