Spin-off del celebre The Conjuring – L’evocazione di James Wan, i film della saga Annabelle si collocano nell’universo horror denominato ConjuringVerse.
La spaventosa bambola di porcellana, che avevamo solo intravisto nel primo film, in Annabelle diventa protagonista e catalizzatore di ogni male.

Ogni pellicola della saga contiene rimandi alla storia originale, quella dei coniugi Warren, coppia di demoniologi realmente esistita. Il primo capitolo della saga è diretto da John R. Leonetti e risale al 2014, seguito da Annabelle 2: Creation, del 2017, di David Sandberg ed infine dal più recente Annabelle 3, del 2019, per la regia di Gary Dauberman.

Annabelle

Dar vita ad uno spin-off non è mai facile, soprattutto quando il film originale ha riscosso un successo tale da esser considerato uno dei migliori horror degli ultimi anni. Annabelle ci prova, tirando via l’inquietante bambola di porcellana dal set di The Conjuring e piazzandola in uno spin-off tutto incentrato sulla sua angosciante storia.
Leonetti, già direttore della fotografia dell’originale L’evocazione, qui è alla regia mentre alla sceneggiatura non abbiamo più i fratelli Hayes, ma Gary Dauberman. La differenza sicuramente si è fatta sentire e se per alcuni, nonostante tutto, Annabelle sia stato un valido horror, per altri è risultato un po’ troppo banale e non all’altezza dell’originale saga.

La storia del primo film della saga, ambientata a fine anni ’60, è quella di Mia e John Gordon, una giovane coppia in attesa di un figlio. Tutto ha inizio quando lui decide di regalare alla moglie una rara e costosa bambola di porcellana, dall’aspetto decisamente inquietante. I due verranno assaliti nella notte dagli assassini dei loro vicini, gli Higgins, ma fortunatamente almeno la coppia di protagonisti riesce a salvarsi. Una degli assalitori era Annabelle, figlia degli Higgins, che in quella stessa notte si uccide in casa dei Gordon, tenendo tra le braccia la bambola di Mia. La proprietaria di casa, spaventata, decide di liberarsi dell’inquietante bambola, ma un misterioso incendio la porterà in ospedale, dove darà alla luce la figlia Leah.
I Gordon si trasferiranno poi a Pasadena, ma gli assurdi eventi e soprattutto la bambola li seguiranno anche lì costringendo Mia ad indagare sul passato di Annabelle e a documentarsi sull’occultismo e sul potere malefico di quell’assurdo pupazzo, ancora in casa loro.
La fotografia di Leonetti è sicuramente pregevole, soprattutto per i giochi di luce sulla bambola maledetta, che quasi riescono a renderla viva. Va menzionato anche il buon montaggio di Tom Elkins e la colonna sonora di Joseph Bishara, infatti il film, proprio con l’aiuto della tecnica, riesce a creare la suspense che a volte si perde nella narrazione.

Annabelle 2: Creation

Prequel del primo Annabelle, il secondo capitolo è diretto da David Sandberg e funziona decisamente meglio del precedente.
La storia racconta la creazione della spaventosa bambola demoniaca e l’inizio del terrore che ne deriva. L’incipit, in una California rurale di metà Novecento buia ed inquietante, riesce a creare una bella tensione iniziale, che però si perde poco a poco nella seconda parte della narrazione.

La storia stavolta parte dal principio, con Samuel Mullins, artigiano e creatore di bambole, che vive con la moglie e la sua adorata figlia, che rimarrà tragicamente uccisa in un incidente stradale. Anni dopo la morte della bambina, i coniugi decidono di ospitare delle orfane nella loro enorme casa, accompagnate da Suor Charlotte. Janice, una delle orfane, una notte entrerà proprio nella stanza proibita, dove la bambola era tenuta sotto chiave, liberandone lo spirito demoniaco e dando inizio alle persecuzioni. Il film è il meglio riuscito ed apprezzato dal pubblico. Le musiche di Benjamin Wallfisch, già compositore per Sandberg con Lights Out, migliorano un horror che, ancora una volta, non ha nulla a che vedere con l’originale, ma che rimane comunque un lavoro apprezzabile per il grande pubblico, soprattutto per la sua uscita nelle sale in piena estate, quando il genere regala svago e brividi agli spettatori.

Annabelle 3

Su Annabelle, a questo punto, sapevamo già tutto: come era stata creata e da chi, quali fossero i suoi poteri ed i suoi intenti. La terza pellicola, infatti, non aggiunge nulla di nuovo al personaggio, anzi decide di indagarne altri ancora.

Esordio alla regia per Gary Daubermann, sceneggiatore di The Nun – La vocazione del male, il terzo capitolo dello spin-off Annabelle cambia definitivamente rotta rispetto alle precedenti pellicole.
Le tre protagoniste stavolta sono Judy, la figlia dei famosi Warren, la sua amica Daniela e Mary Ellen, la giovane baby-sitter. Sarà Daniela a dare inizio all’azione, aprendo la teca dov’era rinchiusa la diabolica bambola, nel tentativo di mettersi in contatto con il padre defunto. Ormai libera, la bambola Annabelle, interessata come sempre ad impossessarsi di un’anima, risveglierà tutte le creature catturate nel tempo dai Warren, scatenandole contro le protagoniste.

Il personaggio meglio riuscito del film è senza dubbio Judy, interpretata dalla bravissima Mckenna Grace, perfettamente calata nel personaggio e nell’atmosfera. Continue sono le citazioni ed i rimandi agli altri film dello stesso universo horror, al fine di creare un quadro ben definibile e altrettanto inserito nel contesto in cui si muove. Questo film è decisamente il meno spaventoso della saga, quasi tutto retto da momenti jump-scare, con porte che sbattono ed altri famosi espedienti del genere.
Per il cast la pellicola è quasi definibile uno young-horror, con momenti ricorrenti d’ironia decisamente difficili da inserire in un horror che si rispetti, a scapito degli adulti appassionati del genere più vero.