The Nun, il quinto film del popolare Conjuring Universe, s’incentra su uno dei principali antagonisti apparsi nel secondo capitolo della saga targata James Wan. Ambientato a metà degli anni ’50, la trama del film descrive un incontro con l’entità demoniaca sopracitata, Valek, in un monastero immerso nei boschi. Per la precisione, nell’abbazia di S. Carta in Romania una giovane suora si toglie la vita per scampare a un terribile destino.

Il Vaticano invia a investigare padre Burke, un prete enigmatico dal passato tormentato. Gli viene sin da subito affiancata suor Irene, una novizia scelta dal Vaticano per questa speciale missione. Padre Burke e suor Irene saranno in parte assistiti da un giovane franco-canadese, colui che ha ritrovato il corpo della suora senza vita. I due però scopriranno presto l’esistenza di una terribile entità demoniaca con le fattezze di una suora, che le monache del convento cercano di tenere imprigionata in quelle mura.

Senza troppi giri di parole, The Nun è un film horror terribilmente noioso e generico. Il film presenta alcune buone qualità, la prima delle quali sono le performance. I due attori principali, Demián Bichirand e Jonas Bloquet, e l’attrice principale Taissa Farmiga danno prova di una recitazione piuttosto credibile, relativamente al materiale che gli viene dato. La seconda, e purtroppo ultima, qualità lodevole è l’ambientazione e l’atmosfera che il film dipinge. Il monastero oscuro e tetro simboleggia un ambiente agghiacciante, attraverso la sua combinazione di rovine fatiscenti ed estetica religiosa.

Il più grande errore del film è la sua completa mancanza di comprensione di ciò che “horror” significa. Non vi è tensione, non vi è ingegno né tantomeno arguzia oppure originalità dietro questa pellicola, ma solo jumpscare (molti dei quali ampiamente prevedibili). Il percorso dei personaggi si ripete sempre uguale senza variazioni, quasi come se questi fossero sopra un carrello di una giostra in un parco divertimenti dell’orrore.
Le terrificanti qualità di Valek vengono rese vane grazie a questo utilizzo becero dello spavento, ridotto all’apoteosi del banale. Inoltre l’unica nota positiva, ossia l’ambientazione suggestiva, viene in diverse occasioni stemperata da battutine o siparietti che poco hanno a che vedere con la storia raccontata. Da bocciare completamente poi l’idea dello sceneggiatore Gary Dauberman (che è un esperto dell’horror, avendo scritto Annabelle e il suo sequel, It e altri) di rifarsi ai tantissimi e banali horror di stampo ecclesiastico con tutto il loro bagaglio di possessioni già viste e reliquie cristiane salvifiche. Si salvano solo piccoli aspetti interessanti (la preghiera perpetua delle monache per contenere il potere di Valak) e alcune sequenze notevoli, ma non per questo meno scontate.

Concludendo, The Nun è definibile un horror dalla bella copertina ma dagli sviluppi a dir poco deludenti, incapace di valorizzare la potenza orrorifica del demone protagonista. Il lavoro sulla sceneggiatura di Gary Dauberman è superficiale, mentre la regia di Corin Hardy non è quella capace ed esperta di James Wan o David F. Sandberg. Volendo classificare la pellicola, potremmo dire che è un horror adolescenziale inserito nel filone dei film dell’orrore religiosi di basso livello. Una delusione cocente per gli appassionati della saga, l’ennesimo horror senza personalità per tutti gli altri.