In un’atmosfera dai toni fortemente noir, François Truffaut colloca la sua storia all’interno di un immaginario ibrido e figlio del “più ampio genere poliziesco”. Il grande cineasta francese regala al mondo il suo ultimo film, uscito nel 1983, dal titolo Finalmente Domenica! (Vivement dimanche!).
Tratto dal romanzo di Charles Williams edito nei primi anni Sessanta, la storia sembra essere una elegante e discreta celebrazione di quei noir americani ormai ben chiari nell’immaginario collettivo.
Un omicidio durante una battuta di caccia, la vittima è Jacques Massoulier (Jean-Pierre Kalfon). Questa è la causa scatenante che alimenta i numerosi sospetti della polizia nei confronti dell’agente immobiliare Julien Vercel (Jean-Lois Trintignant) perseguitato, nel frattempo, da alcune telefonate anonime. Dopo esser stato accompagnato a casa dal suo avvocato Clément (Philippe Laudenbach), Julien scopre in casa il corpo senza vita della moglie Marie Christine (Caroline Sihol) mentre, la quasi licenziata segretaria Barbara Becker (Fanny Ardant) si occupa di aiutarlo a scoprire cosa si cela dietro alla faccenda.
Il mistero si infittisce e, quando tutti i tasselli sembrano congiungere verso Julien, arriva la svolta al caso che gli risparmia la prigione e gli fa guadagnare un lieto fine con la bella – ormai ex segretaria – Barbara.
Finalmente Domenica! è un film noir che gioca sul concetto proprio del genere, rifacendosi a quelle pellicole d’oltreoceano a cavallo tra gli anni Quaranta e i Cinquanta ed esprimendo quel fascino misterioso che appartiene ad un “mistero mostrato in bianco e nero”.
L’intero film è seminato di riferimenti dedicati al cinema e i protagonisti sono una coppia ben assortita soprattutto quando si ritrovano spesso a battibeccare, durante la loro indagine.
L’ho visto fare al cinema
è la battuta detta da Barbara mentre cerca di nascondere Julien dall’arrivo della polizia spacciandosi per una giovane coppia appartata.
La figura femminile non è solo scaltra, intelligente e intuitiva, ma incarna il ruolo di salvatrice di un protagonista che si lascia trasportare dagli eventi, nonostante egli tenti di adoperarsi per trovare soluzioni avventate.
La donna qui è quasi hitchcockiana: è colei che tira fuori dai guai il protagonista, ma avrebbe potuto essere anche l’artefice della sua rovina. Il personaggio di Barbara è fondamentale alla narrazione, dall’altro lato vi è anche una figura losca, quasi fatale: la torbida Marie Christine.
Truffaut dirige Finalmente Domenica! con il suo inconfondibile stile senza tralasciare la sua unicità narrativa. Nel film si coglie un elegante citazionismo tratto dai suoi stessi film precedenti: la finestra dell’ufficio da cui Julien vede le gambe di numerose passanti ricorda L’uomo che amava le donne, mentre la scena finale – con i bambini che si passano il tappo dell’obiettivo – riporta alla mente I Quattrocento Colpi. Interessante è anche un primo piano di Barbara al volante dell’auto che lascia aprire la mente verso Psycho, ancor più verso il volto di Janet Leigh mentre è alla guida dell’auto.
In Finalmente Domenica! tutto sembra prendere una direzione, anche se il sentore che Julien potrebbe non essere il vero colpevole si presenta fin dal principio. Si perché in fin dei conti la storia scorre fluidamente, ma ciò che caratterizza maggiormente il film sono le scelte stilistiche del bianco e nero, l’ambientazione che temporalmente si rifà ad un tempo passato e alla scelta di giocare con luci e ombre.
Nonostante non sia uno dei film più citati di Truffaut, Finalmente Domenica! resta comunque un film fantastico che nella sua unicità riporta sobriamente alcuni caratteri propri di un intramontabile genere.