È il 2009 e Bruno Bozzetto ritira fuori un suo vecchio personaggio: PsicoVip parla di MiniVip, il supereroe con il complesso di inferiorità tratto dal lungometraggio Vip – Mio fratello superuomo del 1968.

PsicoVip è una serie animata realizzata in 3D con degli inserti bianchi in 2D, composta da ventisei episodi da quattro minuti ciascuno, prodotta da Rai Fiction e Maga Animation Studio, trasmessa – oramai anni fa – su Rai 2 e Rai Gulp, ma si può trovare il cofanetto DVD senza problemi.

Ogni episodio è strutturato così: MiniVip si reca dal suo strampalato psicologo di quart’ordine, nominato semplicemente Doc, per parlare dei suoi sogni e delle differenze tra lui e suo fratello SuperVip. Ogni volta che il piccolo supereroe prova a tenere alto il nome della sua famiglia di super persone, fallisce miseramente, rotolandosi tra figuracce, prese in giro e poca considerazione.

E il dito nella piaga lo mette proprio il fratello, che ingenuamente ferisce i sentimenti del più piccolo occhialuto perché arriva per risolvere la situazione, scavalcando MiniVip e ottenendo tutte le attenzioni su se stesso.

Ma non solo, il “piccoletto rosso” è anche sfortunato: è capitato nella chaise longue di Doc, che non gli dà nessun aiuto e che anzi lo ignora (quando non lo insulta), per poi dargli una diagnosi fuori dal mondo, seguita dalla solita parcella di 80 euro. Anche gli oggetti si animano per dare man forte a questo bullismo.

PsicoVip, alla serie animata sembra mancare qualcosa

“Dottore ma, allora, cosa sono?!”

“Sono 80 euro!”

La serie animata PsicoVip non sembra un progetto ambizioso, probabilmente non all’altezza di altri prodotti di Bozzetto. All’apparenza frettoloso, la ripetitività della storia non è facile da inquadrare nell’obiettivo della produzione: è un prodotto per bambini? Uno smacco al tema della salute mentale? Una partecipazione nella commiserazione del personaggio o una testimonianza passiva al suo essere un bersaglio facile?

C ‘è anche da dire che si tratta di un personaggio che inevitabilmente si legge in chiavi storiche completamente diverse. C’è un MiniVip del ’68, uno del 2009 e uno visto ai giorni nostri, dove qualche battuta di spirito si perde in una parodia un po’ agée per i nostri giorni.

L’anno di uscita del personaggio (e dunque del già citato film Vip) non è a caso: il ’68 italiano è, semplicisticamente, per antonomasia il periodo di ribellione contro i grandi sistemi e nel loro piccolo, le vicende trasportate su pellicola da Bozzetto consistono in una parodia del concetto di superuomo, più in generale del mondo dei supereroi, nella quale vengono evidenziati i rischi di un consumismo estremo e la riduzione del raziocinio. 

Qui MiniVip si rivela il vero salvatore del Mondo e per la critica è un bel ritratto dei deboli marginalizzati. 

Totalmente diverso, è il MiniVip di PsicoVip, che è “un meme vivente”, soprattutto per quel periodo nel quale l’animazione di Bozzetto inizia ad essere conosciuta per le sue gag “cartoonizzate” che circolano sui social, una fra tutti YES&NO, che si può trovare facilmente su YouTube.

Lui è consapevole di essere sempre preso di mira, potrebbe ribellarsi (e a volte ci prova, come nell’ ep. 8), ma l’autocommiserazione è la sua zona di conforto e gli altri non lo sopportano proprio per questo.

La mancanza di consapevolezza delle sue limitatezze e la voglia di stare sempre ad aiutare dà fastidio agli altri, perché non è efficiente come una macchina, si perde nei bicchieri d’acqua e, soprattutto, si fa portavoce di essere “super” quando non lo è.

La voce di Riccardo Mazzoli dá vita a tutte queste sfumature di MiniVip, tra il vittimismo che – dopo il “non sono come mio fratello” – vuole sentirsi dire parole di conforto, e quel sottile strato di egocentrismo che lo porta a ricercare sempre l’occasione per sottolineare il suo cognome.
MiniVip lo compatiamo ma poi lo disdegniamo, perché non cerca mai la sua vera identità, ma si lamenta e basta.

E il MiniVip di adesso? È difficile dirlo, PsicoVip sicuramente non è un forte esempio di animazione con una grande storia. Guardandolo in chiave moderna, è impossibile ignorare come si scontra con i temi della salute mentale e della tutela dei più deboli.
Dovremmo ridere di ciò? La serie ce lo concede, ma è complicato lasciarsi andare ad una risata. 

Beh, forse sugli « 80 euro » un sorriso scappa sempre.

Bruno Bozzetto: PsicoVip è solo una parte della sua animazione

Bruno Bozzetto, classe ‘38, è punto fermo dell’animazione italiana (tanto da essere stato nuovamente ospite al Cartoons On The Bay): all’attivo ha sette film, di cui cinque di animazione, uno in live action e uno in tecnica mista, oltre a numerosi cortometraggi (cui molti hanno protagonista il suo iconico Signor Rossi, il simbolo del cittadino italiano medio alle prese con il malcostume). 

Bozzetto ha uno stile immediato, efficace, potremmo dire che ha anticipato i tanti fumetti stilizzati che fanno moltissimi numeri sui social.
Chiamarlo come molti “il Walt Disney italiano” è fuorviante, per quanto sia ispirato da sempre dai mostri sacri dell’animazione americana: questo perché Bozzetto ha sempre sperimentato, provato a fare letture politiche ironiche senza mai nascondersi dietro dei bellissimi disegni o canzoncine.

Assolutamente da guardare sono West and Soda (1965) e Allegro non troppo (1976), ma spulciare i vari documentari e corti su YouTube non guasta mai.