Il regista Adam McKay, dopo aver ritratto i meccanismi malati della finanza ne La grande scommessa, va a scandagliare il sistema politico statunitense attraverso l’ascesa di un eterno secondo (per sua scelta): Dick Cheney.
Vice – L’uomo nell’ombra però non è soltanto un biopic, ma anche una cinica e intellegente commedia.

Dick Cheney (Christian Bale) è un nullafacente fannullone dedito all’alcool e a combinare disastri. La moglie Lynne (Amy Adams), esasperata dai suoi comportamenti immaturi, lo pone davanti ad un bivio: o diventare un uomo come si deve che può garantire un dignitoso avvenire a lei e alle sue figlie o l’abbandono e la solitudine. L’aut-aut di Lynne sortisce una clamorosa reazione in Dick che in pochi anni diventa il portaborse di Donald Rumsfield, un politico estremista del partito repubblicano. Dick si dimostra privo di ideali o convinzioni politiche e la sua scalata al potere procede senza intoppi, neanche gli acciacchi cardiaci e i comizi fallimentari riescono a fermarlo.
Grazie alle potenti amicizie e alla tempestività nello scegliere i momenti in cui apparire e quelli in cui restare nell’ombra, Dick prova senza successo la corsa alla presidenza. Sfumata questa occasione, si lascia convincere a diventare il “mentore” e vice di un ragazzotto del sud indifferente alla politica e totalmente inetto: il futuro presidente deli Stati Uniti George W. Bush (Sam Rockwell).
Dick, restando sempre un passo dietro Bush, può così esercitare il potere assoluto sull’America e prendere decisioni che cambieranno il destino del mondo.

Vice – L’uomo nell’ombra racconta una perversa fascinazione per il potere e McKay sceglie di dare alla visione un taglio eccentrico ed originale caratterizzato da un montaggio frenetico e un ritmo scandito dal narratore esterno che incarna l’uomo comune americano che subisce impotente le decisioni della politica.

Nel racconto sono presenti diverse trovate stilistiche che spiazzano lo spettatore fino a disorientarlo (verso la metà del film addirittura scorrono i titoli di coda), si ride molto, ma non c’è tempo di gustarsi appieno la battuta perché arriva subito il colpo allo stomaco che toglie il fiato.

McKay gioca anche con le più recenti rappresentazioni del potere a stelle e strisce: prende in giro il taglio shakespeariano di House of Cards inserendo un dialogo in versi, troncato in maniera dissacrante dal borbottare di Cheney e cita le inquadrature dello spielberghiano The Post spogliandole però di quell’aura di fascinazione retrò.

In Vice – L’uomo nell’ombraa prestare il volto e la stazza corpulenta a Dick Cheney è Christian Bale che recita sicuro dei suoi mezzi e ben piantato nei fotogrammi del film. La performance dell’ex Batman dimostra quanto sia camaleontico e capace di passare con nonchalance dal soldato nordista (Hostiles), al biblico Mosè (Exodus- dei e re) fino al politico senza scrupoli, mantenendo credibilità e naturalezza.

L’unica all’altezza di Bale è Amy Adams capace di trasformare il suo personaggio da donna algida e più assetata di potere del marito stesso in madre preoccupata per il coming out della figlia e scoraggiata dal mondo che tanto desiderava da giovane. Onesto e bravo anche Sam Rockwell in un ruolo detestabile che lui addolcisce fino alla tenerezza richiamando alla memoria la parabola del poliziotto di Tre manifesti a Ebbing, Missouri.

Tra momenti di puro cinismo ed altri di misantropia estrema si arriva alla fine del film dove è emerso prepotentemente il ritratto satirico della società americana e il sentimento di un popolo che spesso sbaglia la scelta dell’uomo che deve guidarli, sia esso in prima fila o nell’ombra.

Vice – L’uomo nell’ombra sarà nelle sale italiane dal 3 gennaio