Ancora sotto l’influenza dei sentimenti contrastanti suscitati da due film attesi e appena visti sul finire dell’anno (l’irritazione per l’insopportabile versione fashion di Suspiria girata da Luca Guadagnino, regista meritevole di denuncia per appropriazione indebita da parte di Dario Argento e del direttore della fotografia Luciano Tovoli autori del capolavoro horror originale, e la nostalgia cinefila per i romantici noir in bianco e nero di una volta provocata dalla visione del calligrafico e ruffiano Cold War del riconciliato polacco Pawlikowski) proviamo a vedere cosa ci riserva la stagione cinematografica 2019.
A scorrere i nuovi listini delle case di produzione troviamo almeno tre titoli che promettono bene in termini di valore artistico. Il primo è Van Gogh-Sulle soglie dell’eterno realizzato dall’esperto dei rapporti tra cinema e pittura Julian Schabel, il secondo è il fantastico thriller estremo e perturbante Border-Creature di confine dello svedese Ali Abbasi, il terzo è Once oupon a time in Hollywood sui delitti della setta di Charles Manson a Bel Air a fine anni Sessanta girato da Quentin Tarantino, tre pellicole di genere diverso ma accomunate da una stessa ricerca sul piano del linguaggio in direzione non convenzionale. Per chi vuole andare sul sicuro è annunciato anche il ritorno sul grande schermo di Gli uccelli di Hitchcock e di Schindler’s list di Spielberg, due film che hanno tutto da perdere se visti sul piccolissimo schermo dei tablet.

Senonchè a fronte di queste poche novità quello che ci aspetta è una invasione a tappeto di remakes, prequel, sequel e capitoli aggiunti di titoli di successo già visti in passato che stanno per tornare come revenant ectoplasmici di altre storie e di altri tempi. Li vedremo sfilare in nuova versione durante l’anno tutti, ma proprio tutti, non solo Batman, ma anche Spider-man, non solo Terminator, ma anche Star Wars, non solo Rambo ma anche Zombieland e persino Mary Poppins e per completare i recuperi anche l’elefantino Dumbo.
Un simile panorama accresce i dubbi sulla sopravvivenza del cinema-cinema, eppure deve pur esistere in qualche parte del mondo (non certo in Italia) qualche giovane “angelus novus” capace di un nuovo sguardo sull’esistente che vada oltre quel realismo convenzionale che non rivela nulla e che infesta gli schermi odierni dove le uniche meraviglie sono quelle prese in prestito dai prodotti Marvel a base di supereroi piuttosto che quelle suscitate da uno sguardo poetico sulla realtà di tutti i giorni.

Intanto per ricordarci cosa dovrebbe essere il cinema non resta che leggere qualche libro fondamentale sul linguaggio della settima arte per avere una guida alla visione dei film vecchi e nuovi (un libro come il recente Il cinema: il destino di raccontare, raccolta di scritti del grande critico Giacomo Debenedetti ammiratore di Chaplin il quale fu il primo ad applicare negli anni Sessanta la lezione della psicoanalisi ai romanzi e ai film, a cura di Orio Caldiron edizioni La Nave di Teseo)