Speravo de morì prima: l’addio al calcio del Capitano nella miniserie Sky. Dal 19 marzo su Sky Atlantic e NOW TV.
In 6 episodi, Speravo de morì prima racconta l’ultimo anno e mezzo di carriera dell’ex capitano giallorosso Francesco Totti.
La serie Sky Original –prodotta da Wildside, del gruppo Fremantle, con Capri Entertainment, The New Life Company e Fremantle– prende spunto dal libro Un capitano (Rizzoli) scritto dallo stesso Totti con Paolo Condò e arriva subito dopo il recente documentario/intervista Mi chiamo Francesco Totti di Alex Infascelli.
Il team di sceneggiatori composto da Stefano Bises, Michele Astori e Maurizio Careddu e il regista Luca Ribuoli hanno cercato di coinvolgere, oltre al prevedibile pubblico di tifosi romanisti, anche i calciofili in generale. Perché il giorno che il Capitano giallorosso ha dato il definitivo addio al pallone, un po’ tutt’Italia era sentitamente commossa.
Oltre alle vicende calcistiche di Totti (Un Pietro Castellitto “decisamente in partita”) con il preparatore Vito Scala (Massimo De Santis) e l’allenatore Luciano Spalletti (Gian Marco Tognazzi, antagonista della serie), viene dato grande spazio alla vita privata del calciatore. Dall’ilare rapporto con i figli e al sincero e appassionato amore per Ilary (Greta Scarano), la serie procede con siparietti che si aprono sui ruspanti genitori del campione, interpretati da Monica Guerritore e Giorgio Colangeli, che sorreggono con incredibile naturalezza la romanità più popolare.
La chiave che il regista Luca Ribuoli sceglie per aprire la scena sul “suo” Totti è densamente pop. Le inquadrature –anche se un po’ da scuola televisiva– sono costruite con una certa cura e trasportano all’interno degli scenari narrati: che siano quelli tesi e agonistici dello spogliatoio o che sia la genuinità di casa Totti.
Il grande merito della messa in scena –e della scrittura– è di utilizzare un tono spensierato e leggero per comunicare allo spettatore che la storia che sta vedendo è tanto quella di Francesco Totti, tanto quella dell’eroe sul poster in cameretta, ma anche quella che avrebbe voluto vivere da bambino e perciò la sua.
Speravo de morì prima dopotutto è una serie comedy che racconta un episodio vissuto collettivamente dal pubblico televisivo: l’addio al calcio di un campione universale. Tutto ruota intorno all’incapacità di abdicare per l’Ottavo Re di Roma. E il titolo, che rimanda ad uno striscione dei tifosi, lo chiarisce immediatamente…
Francesco Totti che non vorrebbe mai e poi mai abbandonare il calcio giocato è proprio la amalgama che tiene insieme tutti gli episodi e, allo stesso tempo, evita che tutta la narrazione si trasformi in una farsa e che i personaggi in macchiette. Le emozioni che si provano davanti all’ineluttabile corso della vita danno spessore al protagonista e risultano un espediente introspettivo per narrare le debolezze di un uomo che è riuscito a realizzare il più candido sogno di bambino… diventare il Capitano della propria squadra.
Forse Totti è andato anche oltre questo sogno, diventando il simbolo di uno sport, di una città che è anche la Capitale, di una generazione di tifosi di ogni bandiera per cui il Pupone rimarrà sempre un tesoro nazionale.
Ironica, verace e sincera, Speravo de morì prima è schietta proprio come Francesco Totti.
Speravo de morì prima: gallery
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