Affermare che i migliori film  in assoluto delle ultime due stagioni sono Spring breakers e Killer Joe potrebbe sembrare una provocazione e invece è soltanto una constatazione  oggettiva motivata dalla qualità media dell’odierna produzione cinematografica.Parliamo di quella americana,l’unica davvero contemporanea capace pur sempre di coinvolgerci ancora in modo non regressivo( tanto con gli assalti in stile action alla Casa Bianca tipo  White House down quanto con la  fantascienza simbolica in chiave di suspence  tipo Gravity ),l’unica che non dimentica mai che il cinema è in primo luogo un grande spettacolo popolare che deve far passare il “discorso” attraverso l’intrattenimento intelligente ( e quindi non parliamo ovviamente del cinema italiano ininfluente,irrilevante e vecchio nel suo provincialismo romanocentrico  che non va oltre il famigerato- disgraziato Gra,un cinema che non sa scuoterci né nelle sue pratiche alte né in quelle basse come almeno un tempo sapeva fare diviso tra Antonioni e Pasolini da una parte e Corbucci e Fulci dall’altra) . Nell’odierno cinema Usa tra tanti discreti horror e tante godibili commedie post-Apatow  sono stati  soltanto il film    di Korine e quello di Friedkin a sorprenderci,il primo per come ha saputo rivitalizzare  in forma

Killer-Joe-locandinadi scorretto e sconcatenato delirio pop la teen comedy ,il secondo  per averci dato l’equivalente di un romanzo di Lansdale nella forma di una delle più strepitose commedie nere mai apparse sullo schermo ed entrambi perché sono due film shocker densi e divertenti che hanno in se la memoria di tutto il precedente cinema classico e anche postmoderno. Esclusi questi due autentici “spring breakers” spettatoriali, tutto il resto è noia,o quasi (Kim Ki Duk compreso) e allora due ragazze gioiose ma anche molto cattive e un killer spietato ma anche molto umano sono ciò che ci resta nella memoria filmica grazie all’originale lavoro intertestuale compiuto sui generi dai rispettivi registi. E  dunque non resta che dar ragione a Carlo Freccero quando dice che “oggi per capire il cinema ci vuole un’anima da cinefilo in un corpo  da cultore”.

Angelo Moscariello