Per fortuna c’è anche una buona dose humor inglese! Ce lo siamo detti tutti al termine della proiezione di The Duke di Roger Michell (regista anche di Notting Hill) che è sbarcato al Lido di Venezia il terzo giorno di Festival.
Le cose da dire subito, a proposito di The Duke, sono 3:
- è una classica commedia inglese;
- è tratto da una storia vera, per quanto assurdamente folle
- sappiamo già che in Italia sarà distribuito da BiM, dunque è sicuro che uscirà in sala (nel 2021). Questo è importante perché, ai tempi del Covid, non si sa con certezza cosa andrà al cinema e cosa invece sarà disponibile solo in streaming.
Un’altra informazione fondamentale: il titolo “nobiliare” del film non deve far pensare a una upperclass comedy. Al contrario, The Duke parla di un uomo del popolo che ruba al ricco (lo Stato) in segno di rimostranza per i diritti della working class. Lo spiccato senso civico del singolare Robin Hood protagonista del film è il motore di tutta la sceneggiatura.
The Duke recensione: la trama del film
Il film è basato su un episodio realmente accaduto nel 1961 che portò in prima pagina il nome di Kempton Bunton, un sessantenne di Newcastle.
La trama di The Duke è semplicissima: la BBC fa pagare il proprio canone televisivo anche ai cittadini che non hanno la possibilità di vederne i canali, un uomo qualunque s’incazza e ruba il ritratto del Duca di Wellington dalla National Gallery di Londra a titolo di risarcimento da parte dello Stato.
Le vicende di Kempton Bunton (interpretato da un ispirato Jim Broadbent) sono narrate con l’inconfondibile tratto delle commedie inglesi degli anni ’90, ma non è una storia d’amore.
Al contrario, The Duke parla dei malumori del popolo nei confronti delle istituzioni e lo fa con uno stilema comico tradizionale, satirico e a tratti irriverente. L’improbabile (ma reale) Kempton Bunton punta i piedi davanti alle iniquità e tenta di far valere le proprie ragioni. Dietro ogni angolo si cela un siparietto comico: con la polizia, con i concittadini, con i datori di lavoro e, soprattutto, con la moglie (Ellen Mirren) che non ha intenzione di sostenerlo nella battaglia.
L’insubordinazione di Mr. Bunton culmina in un gesto folle e simbolico. Il governo ha speso milioni di sterline per riportare in Inghilterra il ritratto del Duca di Wellington dipinto da Francisco Goya, quei soldi potevano essere usati per alleggerire il peso dei tributi al popolo, per pagare centinaia e centinaia di canoni televisivi…
The Duke recensione del film di Roger Michell
Il film è decisamente spassoso e si potrebbe persino definire “di qualità” grazie alla strepitosa prestazione attoriale e alla ricostruzione dell’Inghilterra popolare degli anni Sessanta.
Non siamo davanti al grande cinema che emozione per l’impatto visivo, ma l’intreccio narrativo è costruito a meraviglia e riesce a coinvolgere davvero. La scrittura dei personaggi è perfetta e di gran classe, come vuole la scuola della comicità made in UK. Ogni carattere è sfumato, curioso e possiede un personalissimo spessore emotivo. In particolare il protagonista. Mr. Kempton Bunton non è semplicemente un indocile sessantenne che sfida i potenti, è anche un inguaribile sognatore davanti alla macchina da scrivere. Da anni lavora a un dramma teatrale ispirato alla triste storia di sua figlia Marian che perse la vita in un incidente in bicicletta.
La nota che più affascina di The Duke è la volontà del regista Roger Michell di evidenziare continuamente il divario sociale britannico.
Cercando di allontanare ogni retorica borghese dal suo film, Michell non ci mostra la Gran Bretagna anni ’60 che ci aspetteremmo, cioè quella in cui si andava diffondendo il mood “swinging London” dei Beatles.
Il regista di Notting Hill qui sottolinea continuamente che da una parte ci sono Kempton Bunton, il popolo, i maglioni pruriginosi e le famiglie assennate e dall’altra c’è invece la BBC, ovvero lo Stato, ovvero il Duca di Wellington.
Riassumendo, The Duke è appassionante e fa ridere. Oltre a foraggiare in noi qualche sano istinto anti-nobiliare, è in grado di illustrare un personaggio curioso e un evento controverso: nel 1960 Kempton Bunton rubò un prezioso dipinto di Goya dalla National Gallery di Londra, lo nascose nell’armadio privandolo della cornice originale, in seguito si costituì spontaneamente e fu processato, tuttavia la giuria considerò che il furto aveva un valore civico e cadde l’accusa di furto del dipinto. Kempton Bunton, che aveva di fatto rubato il quadro del Duca di Wellington, scontò solo 3 anni di prigione per il furto della sola cornice.