La sceneggiatura firmata dai fratelli Coen, la regia di Angelina Jolie e Deakins alla fotografia per raccontare la resistenza fisica diUNBROKEN un italoamericano che da promettente olimpionico si ritrova nell’aviazione militare americana durante la seconda guerra mondiale. In seguito a un guasto dell’aeroplano rimane disperso in mare con altri due commilitoni per quarantasette giorni, in seguito affronterà la reclusione nei campi di prigionia giapponesi fino al termine del conflitto.

Il film è esteticamente magnifico, la luce racconta bene i momenti della vita di Zamperini e le inquadrature tanto del cielo quanto dei corpi umani sono poetiche. Forse troppo, perché il martirio fisico del protagonista si avverte poco sia nelle ferite, che nell’estetica. Pettinatura sempre in ordine e sporcizia quasi pennellata artisticamente per non rovinare la pulizia delle inquadrature.
Decisamente apprezzabile anche la cura nella ricostruzione di procedure militari, macchine da guerra e tutti quei i dettagli che poche volte in questi ultimi anni abbiamo visto al cinema.

Peccato che la storia che vive Louie non sia così feroce e quindi la sua resistenza dopotutto si riduce a mostrare il valore (ovviamente si parla della storia cinematografica). Molte scene mancano dell’epicità che vorrebbero avere e non contribuisce a far centrare il risultato nemmeno il bilanciamento dei tempi del racconto. La narrazione infatti si sofferma troppo sulla parte in cui il soldato americano con i due compagni è in mare, piuttosto che approfondire il racconto sul periodo della reclusione nipponica.

Anche il capo carceriere, il cattivo della storia, manca di carisma e approfondimento, inoltre alcune sue azioni appaiono intellegibili e prive di logica. In ogni caso è un bel film, soprattutto per gli occhi, tuttavia poco abile a dare emozioni. Consiglio la visione, ma senza troppe aspettative.