2001: Odissea nello spazio non è solo una pietra miliare nella storia del cinema, ma anche molto di più. È una riflessione sull’umanità, la tecnologia e il destino della nostra specie. Tramite il famigerato monolito, che funge da mezzo di spinta verso il cambiamento e la trasformazione, Stanley Kubrick ci accompagna in un viaggio dall’alba della nostra esistenza fino ai confini del cosmo, passando per le nostre aspirazioni più profonde e le nostre paure più oscure.

È visionario come pochi altri lavori cinematografici hanno saputo essere nella storia, soprattutto per via di un’intrigante rappresentazione del concetto di “intelligenza artificiale” (AI), quando ancora questo non si era sviluppato nel suo pieno potenziale.

Se concettualmente e tecnicamente il film si rivela una gemma, tutto ciò si rapporta poi ad una trama essenziale, seppur di grande impatto. Dopo un’introduzione che mostra gli albori della vita sulla Terra, il film ci presenta un viaggio spaziale che si trasforma in un’odissea di scoperta e sconvolgimento della realtà.

Un equipaggio di astronauti, guidati dal personaggio di David Bowman, viene inviato in missione per indagare sul misterioso monolito scoperto sulla Luna. Durante il viaggio, il supercomputer di bordo HAL9000 diventa instabile e mette in pericolo l’equipaggio, dando il via a una battaglia tra uomo e macchina. In un calderone di elementi surreali e chimerici, la trama è solo il punto di partenza per una serie di riflessioni più profonde e universali.

2001: A SPACE ODYSSEY, 2001 A SPACE ODYSSEY US / BR 1968 2001 A SPACE ODYSSEY US / BR 1968 KEIR DULLEA reflected in the lens of HAL’s ‘eye’ Date 1968. Photo by: Mary Evans/MGM/POLARIS/STANLEY KUBRICK PRODUCTIONS/Ronald Grant/Everett Collection(10349903)

Nell’immaginario culturale attuale, l’AI sta diventando sempre più parte della nostra quotidianità. Realtà come Midjourney e ChatGPT si stanno perfezionando esponenzialmente col tempo, e i progressi che sono stati fatti nell’ultimo anno in questo senso sono sbalorditivi. Vi è una sempre più ricercata collaborazione con questi sistemi, in grado di assistere ed aiutare chiunque nel più semplice dei modi.

Non è affatto anomala la preoccupazione che sta parallelamente crescendo verso il tema, con i soliti dubbi mossi da chi vede davanti ai suoi occhi l’inarrestabile avanzamento di un fenomeno generazionale e storico. In questo senso, il paragone tra HAL9000 e ChatGPT (giusto per citare l’AI più chiacchierata del momento) non vuole sminuire la complessità del tema, ma piuttosto evidenziare come la riflessione spinta da Kubrick nel 1968 sia diventata ancora più urgente ed attuale oggi.

2001 odissea nello spazio

La questione è una medaglia, e siamo obbligati ad osservarne entrambi i lati. Uno è quello incoraggiante e ricco di entusiasmo che ci vede ingaggiare energie e risorse nello sviluppo di questi sistemi che, contribuendo positivamente al miglioramento delle nostre vite, rappresentano così un vero e proprio miracolo moderno.

Se però si ritorna a bordo dell’astronave Discovery, ricollegandoci al film, riusciamo a scrutare anche l’altra faccia della medaglia. Da sempre, lo sviluppo tecnologico vive di questo dualismo in cui, all’aumentare della raffinatezza tecnica, inesorabile avanza anche la paura di un cortocircuito. Oggi questa paura si concretizza nell’apprensione verso i programmi di sintesi vocali, di sviluppo del pensiero creativo, o della deformazione di immagini reali, colpevoli del potenziale fraudolento che risiede nella loro natura.

Ciò a cui però è impossibile sottrarsi è la verità, e questa ci dice che il progresso è inarrestabile. Al fronte di una morale che invoca a gran voce delle regolamentazioni, decantando la fine dell’umanità di fronte al disastro imminente, vi è poi la reale condizione delle cose.

Questa, ben lontana dal disegno catastrofico che ci viene spesso venduto, vede la nascita di qualcosa che nessun uomo ha mai visto prima. Tuttavia, mentre tante nuove possibilità si stagliano all’orizzonte, altrettante nuove riflessioni legate a sfide etiche e sociali attendono una risoluzione. Il tempo ci aiuterà a gestire al meglio le risposte che raccoglieremo, mentre a noi non rimane altro che osservare stupefatti questo miracolo dell’AI dispiegarsi davanti ai nostri occhi, così come i primati di Kubrick ammiravano incantati il gigantesco monolite.