Tra i film horror recenti vanno segnalati almeno Liberaci dal male (D. Derrickson,2014), una storia di orrendi crimini in bilico tra crudo realismo e dimensione soprannaturale, Unfriended (G. Gabriadze, 2014) uno slasher sul cyber-bullismo che utilizza i linguaggi della rete in un dramma da camera a più voci via Skypee anche Split diretto nel 2017 da  uno Shyamalan in buona forma che parla di un giovane dalle 23 personalità diverse (con altrettanti modi di comportarsi rappresentati dal regista con altrettanti stili espressivi) e soprattutto Scappa – Get  Out  girato da Jordan Peele nel 2017, nella chiave di un B-movie alla Corman dal ritmo incalzante e spiazzante che racconta tra satira e orrore alla Re-animator una vicenda che tocca un nervo scoperto della società americana (un vigoroso e brillante giovane nero viene sottoposto a lavaggio del cervello mediante ipnosi in attesa di subire un trapianto di cervello a beneficio del patriarca della famiglia della sua fidanzata bianca che vive in un contesto urbano all’apparenza esente dal razzismo).

Un horror molto cruento (ispirato a Seven di Fincher) è il polacco I flagelli di Breslavia uscito nel 2018 dove un giustiziere punisce ogni giorno con metodi diversi, ma tutti raccapriccianti qualcuno che ha commesso uno dei sette peccati capitali.

Interessante è anche  il film diretto da Vincenzo Natali nel 2019 Nell’erba alta  non tanto per la storia del solito bambino scomparso, ma per la struttura rizomatica che si traduce in un loop spazio-temporale senza fine (una ramificazione orizzontale che sarà in seguito utilizzata in tante serie televisive di lunga durata come ad esempio la tedesca Dark).

Dopo gli ultimi titoli usciti al cinema attestati su una qualità media senza particolari novità formali, il genere horror è trasmigrato nelle serie televisive in parte riprendendo titoli classici del passato in parte tentando nuove vie capaci di fidelizzare un pubblico giovanile.

Un esempio del primo genere lo troviamo nella serie girata nel 2020 da Mike Flanagan The hauting of Hill House dove un episodio è il rifacimento del classico Suspense girato da Jack Clayton nel 1961 e tratto a sua volta dal racconto Il giro di vite di Henry James, il risultato del quale è apprezzabile per la tensione narrativa mantenuta nonostante la narrazione più distesa e per l’ambientazione inquietante che fa da sfondo al perverso rapporto tra la governante e i due bambini.

Un altro rifacimento è anche la serie in tre stagioni dal 2015 al 2019 del mitico Scream, horror destinato a un pubblico adolescenziale realizzato nel 1996 da Wes Craven adesso autore anche della serie che mantiene la dose originale di ironia senza per questo scadere nella facile parodia, come lo è anche la cruenta serie Non aprite quella porta trasmessa nel 2022 e tratta dall’altrettanto mitico film omonimo girato da Tobe Hooper nel 1974 che rese popolare la maschera spaventosa di  Leatherface-Faccia di cuoio.

A percorrere vie nuove almeno nelle intenzioni è la serie diretta da Derrickson Sinister.
Storia di uno scrittore in crisi che scopre nella casa appena acquistata un deposito di filmini in formato super8 che registrano orrendi crimini avvenuti nella zona tutti collegati al culto di una antica divinità pagana divoratrice di bambini e si trova a vivere situazioni spaventose che lo spettatore condivide in un susseguirsi di scene ad alto gradiente shoker.

Anche la serie The Conjuring, una trilogia sul tema della demonologia (iniziata da un film del 2013 e proseguita per tre stagioni fino al 2021) porta linfa nuova a una variante del genere già collaudata dal cinema in precedenza con crescente successo.

La cifra che accomuna queste ed altre serie simili è quella di una apertura al soprannaturale unita a una riduzione della dimensione gore dominante nel cinema anni ’80 tale che fa avvicinare all’horror anche chi se ne teneva alla larga per partito preso (anche se non mancano  le eccezioni come la serie canadese creata da Aaron Martin nel 2016 Slasher, episodi auto- conclusivi su un giustiziere mascherato che va in giro armato di accetta a fare a pezzi coloro che ritiene peccatori in un crescendo di corpi squartati e sangue a fiotti che  ripropone gli eccessigore del genere negli anni 80).

Recensione Midsommar - Il villaggio dei dannati

Un horror anomalo perché si svolge tutto alla luce del sole  in un ameno contesto rurale svedese è  Midsommar-Il villaggio dei dannati ideato da Ari Aster nel 2019 dove su uno sfondo naturale da folk-horror  viene rappresentato un pittoresco rituale pagano che da inquietante diventa sempre più cruento e sanguinario fino a una conclusione apocalittica.

Al genere horror può essere ricondotta anche la serie uscita nel 2022 Dahmer basata sulla storia vera del “mostro di  Milwaukee” autore di 17 omicidi tra il ’78 e il ’91, una serie lodevole per l’approfondimento psicologico del personaggio e per l’ assenza di quegli eccessi truculenti che pure la materia poteva autorizzare.

Il risultato di questa tendenza produttiva è che la corsa al genere “film di paura” compiuta da Netflix e da altre piattaforme ha di fatto sdoganato l’horror tradizionale presso una crescente fetta di pubblico grazie a un sapiente dosaggio di stili,di temi e di sottogeneri portato avanti con una sospensione continua che non fa mai allentare l’interesse di chi guarda.
Lo sguardo del cinema investe tutto l’umano costi quel che costi la visione di esso.