Agosto tempo di vacanze. Alle vacanze estive il cinema ha dedicato molti film dove l’argomento è stato declinato nei modi più diversi.
Si va dalla vacanza vista in chiave di commedia sentimentale (come nel classico Vacanze romane girato da William Wyler nel 1953, dove la principessa Audrey Hepburn in giro da sola per Roma incontra e si innamora dell’aitante giornalista Gregory Peck), fino all’altrettanto classico Le vacanze di Monsieur Hulot diretto da Jacques Tati sempre nel 1953 (dove lo stralunato Hulot-Tati si muove su uno sfondo vacanziero in un susseguirsi di poetiche e divertenti gag visive), per non parlare dei successivi film giovanilistici americani dell’ultimo ventennio dove la materia è trattata nei toni della commedia demenziale spesso grossolana. Ma senza dubbio il meglio (o il peggio) del genere è quello rappresentato dal cinema horror con titoli diventati cult ambientati in luoghi esotici che da paradisi promessi diventano inferni reali.
Il prototipo delle vacanze con finale splatter resta quel Venerdì13 girato da Sean Cunningham nel 1980 ambientato in un campeggio in riva a un idillico laghetto dove una maledizione incarnata in un giovane che vi era annegato colpisce in maniera sanguinaria i gaudenti ospiti e non meno cruento è il successivo Vacanze di sangue firmato da Jay Chandrasekhar nel 2004 dove un serial killer armato di machete dà la caccia agli ospiti di un resort in un sito caraibico, mentre in Turistas girato da John Stokwell nel 2006 succede che i vacanzieri in una località del Brasile siano preda di una feroce banda di trafficanti di organi umani.
Se ci spostiamo in Australia le cose non vanno meglio,come vediamo in Wolf Creek diretto da Greg McLean nel 2005 dove tre giovani in vacanza in mezzo a una natura selvaggia vengono braccati da un losco tipaccio che si definisce un ex- cacciatore ma che in realtà si dedica alla caccia di esseri umani sperduti nel deserto,cosa che farà con maggior cattiveria anche nel seguito Wolf Creek 2 girato nel 2014.
Altri due titoli anomali rispetto ai canoni tipici del filone e non privi di qualità autoriali sono Cortesie per gli ospiti tratto nel 1991 da Paul Schrader dall’omonimo romanzo di Ian McEvan e Spring Breakers girato da Harmony Korine nel 2013. Nel primo sullo sfondo di una città lagunare identificabile con Venezia una coppia di trasgressivi giovani sposi inglesi finisce in una trappola mortale tesa loro da chi li ospita in un crescendo emotivo da asciutto thriller psicologico con risvolti sadici, nel secondo quattro disinibite adolescenti in cerca di sballo in un luogo di vacanza passano dal furto all’omicidio in una gioiosa progressione criminale resa con montaggio sconcatenato dal ritmo pop-rock dentro colorate scenografie dal gusto iperrealistico.
Ma il grado più alto in fatto di crudeltà ci aspetta in un ostello nei dintorni di Bratislava come si vede in Hostel girato da Eli Roth nel 2006 (con due seguiti) dove due giovani americani in cerca di avventure sessuali vengono attirati da belle ragazze locali in un sedicente ostello che è in realtà il covo di una banda di torturatori dediti alle sevizie e alla macellazione dei malcapitati adescati dalle complici.
Ricordino bene questi luoghi cinematografici molto pericolosi coloro che da soli o in gruppo stanno per mettersi in viaggio per le vacanze,anche se va detto che spesso per vivere situazioni da incubo non occorre andare in Australia o in Slovacchia ma basta passare un normale giornata a Ostia o in altra affollata spiaggia italica per imbattersi in comuni mostri di volgarità e di cafonaggine altrettanto e forse più horror di quelli dei film citati.