Oggi il cinema continua ad esistere ma i film sono morti. Dal grande schermo sono scomparsi i film capaci di ipnotizzare lo spettatore in virtù di quella dote di incantamento che per un secolo ha richiamato il grande pubblico nel buio delle sale cinematografiche, ma che oggi è svanita per lasciare soltanto freddi simulacri di film senza anima e senza mistero.
Con l’eccezione di qualche rara opera, peraltro quasi clandestina come l’iraniano Tre volti, i film in circolazione sono variazioni estenuanti di prototipi di successo spremuti fino alla nausea all’interno dei canoni rilavorati dei singoli generi. Essi sono simulacri sbiaditi di altri film e mancano di quella dimensione “estatica” ravvisabile in molti titoli del passato non necessariamente di grandi autori consacrati, ma anche in opere popolari del genere fantastico (come Ho camminato con uno zombie) o melò (come Femmina folle) o noir (come La fiamma del peccato).
L’avvenuta rilocazione dei film su altri supporti e l’avvento delle serie tv hanno fatto perdere ad essi l’aura che comunque possedevano una volta quando erano destinati soltanto alla sala e quando rispondevano a criteri di unicità e di contestualità organica del testo quale che fosse il loro valore artistico.
Per recuperare quel carattere di visione estatica presente nei film prima della mutazione nella fruizione oggi il cinema deve andare a prenderlo in prestito da altre arti come la musica (il biopic su Freddie Mercury Bohemian Rhapsody) e come la pittura (i documentari sull’arte Monet e Bernini proiettati nelle sale sul grande schermo).
In realtà forse la vera causa dell’eclissi dei film in quanto tali è una sola, è la scomparsa della pellicola sostituita dal digitale con conseguente perdita di quella natura animistica che la pellicola possedeva e che il digitale ha sacrificato a vantaggio degli effetti speciali ma a svantaggio degli affetti ordinari. Di questo è convinto il maestro del cinema post-moderno Quentin Tarantino quando afferma che “oggi il cinema, almeno come lo intendevo io, è morto. Il digitale è la morte del cinema” e aggiunge che “serve una ragione per fare in modo che la gente voglia tornare in sala e non vedere i film nel loro home theatre in altissima risoluzione. Tutti hanno l’home theatre, nessuno ha più i 35mm. La guerra è persa oggi”.
In effetti la magia del vecchio cinema non potrà essere ricreata da nessun digitale poiché questo potrà pure produrre meraviglie ma non potrà mai catturare l’anima delle cose come poteva fare la pellicola. Soltanto riscoprendo le opere del cinema di una volta i giovani, come conclude Tarantino, potranno tornare a innamorarsi della qualità della pellicola e questo dopo aver capito che quel cinema era già alla nascita non soltanto moderno, ma anche romantico (non per niente dopo la morte del regista rivoluzionario romantico Bernardo Bertolucci abbiamo scoperto che il suo film preferito era Via col vento).
Per giungere a questo i giovani dovrebbero riesumare migliaia di opere scomparse dai circuiti commerciali e vederle in alcuni dei festival dedicati ai film del passato dove essi sono riproposti tutti su pellicola (primo tra tutti il festival del Cinema Ritrovato che ha luogo ogni anno a Bologna e che è sempre ricco di sorprese provenienti dall’intera storia della settima arte).