L’interessante The Lunchbox dell’indiano Ritesh Batra è arrivato solo parzialmente in Italia; per ora distribuito in pochissime sale, ha raggiunto solo un piccolo numero di fortunati che hanno beneficiato di questa suggestiva visione.
Ritesh Batra, autore di diversi corti come The Mornig Ritual, è stato acclamato a Cannes ed insignito del premio della critica per questo primo lungometraggio. Effettivamente The Luchbox merita un’attenta visione per tutti i suoi 104 minuti. La trama inizialmente potrebbe risultare di scarso impegno: la ditta che si occupa di recapitare il cestino per la pausa pranzo agli impiegati, commette un errore e confonde due destinatari; lo spiacevole equivoco avvicina l’ingrigito burocrate Saajan Fernandes, vedovo e ormai prossimo al pensionamento, alla giovane Ila, moglie e madre priva di gratificazioni, che ogni giorno invia la dedizione e il suo sentimento al marito, distante e infedele, tramite il portavivande.
In realtà Batra mostra tutta la forza del calore, dei profumi, dell’impegno e dell’implicito messaggio d’amore, famigliare ed intimo, che il Lunchbox reca nei contenitori sovrapposti, tanto vigoroso da colpire il cuore persino di un uomo diverso dal destinatario: Saajan è un uomo solo e ripiegato sulla propria solitudine, che si fa inviare quotidianamente il pranzo da un self-service. Ila, incredula e quasi commossa nel vedere le ciotole spazzolate e ripulite, inconsueto segno di apprezzamento, inserisce un biglietto di ringraziamento nel contenitore del pane e, momentaneamente, non comunica l’errore di destinatario alla ditta delle consegne. È inevitabile il carteggio tra i due. La corrispondenza porterà ad inevitabile ed intuibili conseguenze che tuttavia risultano particolarmente appassionanti perché mostrate attraverso i giganteschi occhi Saajan che riflettono tanto il proprio mutamento interiore tanto l’evoluzione della società in cui vive.
Il film ha un’ovvia carica emotiva, ma il vero pregio di questa pellicola è come la storia diventi un valido e appassionato strumento per mostrare come funzionano le cose in India: Batra pone le telecamere su ciò che realmente accade oggi in città come Mumbay o Bombay. Appare una società moderna, plasmata sui ritmi sostenuti della civiltà economica di stampo occidentale con i suoi uffici, le scrivanie, i computer e i colletti bianchi, incredibilmente lontano dai depliant turistici e dalle riviste geografiche. La metodicità dell’impiegato dell’India dei nostri tempi è cristallizzata dallo snodarsi di treni superaffollati che accompagnano rapidamente al posto di lavoro sia i passeggeri seduti per terra che intonano ritmi tribali, sia quelli che si ammassano in piedi con la ventiquattrore in mano.
Anche i particolari rivolgimenti della giovane Ila sono distanti dalla società delle caste: la subordinazione al marito, il quale poco appare nel film, è si presente nella narrazione, ma risente di qualche tipo di emancipazione avvenuta nella mentalità collettiva orientale. Effettivamente il film è rivolto principalmente a un pubblico che da un lato coglie l’ironia di “micro-gag” al curry, e dall’altro comprende perfettamente sia i confini dei doveri per una giovane moglie indiana e sia fin dove spaziano i diritti di quest’ultima.
The Lunchbox è un film profondo che risente delle sbavature di un regista alle prime armi, ma allo stesso tempo impregna la sala cinematografica con il tepore degli aromi dei piatti: anche per lo spettatore quei pasti s’identificano come qualcosa di caldo che acquieta l’animo.