Questa non è la solita commedia natalizia. Ciò si palesa fin dai primi minuti del film, in cui il protagonista racconta della propria singolare e surreale avventura e della propria vita grama e costellata di alcool , fumo, sesso promiscuo e delusioni di ogni tipo.
Willie ( Billy Bob Thornton ) vive svaligiando centri commerciali nella notte di Natale, con la complicità di Marcus ( Tony Cox). I due si fanno assumere rispettivamente come Babbo Natale ed “elfo” per intrattenere bambini durante il periodo di festa, per poi intrufolarsi nell’edificio dopo l’orario di chiusura e depredare cassaforte e merce esposta. La strategia sembra essere la medesima da anni, senza mai problemi o ostacoli ,nonostante Willie di anno in anno diventi sempre più vizioso e sempre meno abile nello scassinare e portare via la refurtiva .
Dopo un inutile tentativo di cambiare vita il protagonista viene convinto dal proprio complice affetto da nanismo a tornare alla vecchia prassi natalizia , e a sopportare petulanti bambini e madri per i venti giorni precedenti al Natale, nella città di Phoenix.
Durante una giornata lavorativa Willie conosce Thurman Merman ( Brett Kelly ) , un bambino che vive con una nonna anziana e sonnolenta in una lussuosa villa in un quartiere residenziale. Le vite dei due individui si incrociano , poiché il ladro andrà a vivere a casa dell’obeso e sconsolato “nuovo amico” perseguitato da bulli e privo di amici.
Il nuovo rapporto con Thurman e la conoscenza di Sue ( Lauren Graham ) sembrano portare Willie sulla “retta via “ , fino a quando i rapporti con Marcus ,con un sorvegliante del centro commerciale troppo curioso e interessato a una tangente sul bottino e l’improbabile direttore Bob Chipeska ( John Ritter ,morto poco dopo la realizzazione del film , e alla cui memoria è dedicato quest’ultimo ) prenderanno una piega tale da costringere il protagonista a confessare tutto alla polizia e a “salvarsi la pelle “ in modo fortuito dallo storico amico-complice Marcus, intenzionato ad ucciderlo perché sobillato dalla moglie Lois, maniacale e ossessiva.
Il film è sospeso fra dissacrazione iconoclastica delle feste e riflessione sociale, pur mantenendo una singolare forza commedica e improntata alla risata, anche se amara e fortemente “meditata”. I personaggi , sospesi in un contesto fumettistico ( si ricordi l’opera prima del regista Terry Zwigoff , dedicata al vignettista underground Robert Crumb) sembrano intrecciare le proprie personalissime alienazioni e disagi per riscoprire coralmente il vero spirito natalizio, non senza incidenti di percorso e perdite di ogni tipo.
Il regista, proveniente dal già citato “Crumb” e dal più celebre “Ghost World” approfondisce la propria poetica improntata alla meditazione sull’alienazione e l’abiezione , supportato da una profonda coscienza fortemente critica e riflessiva nei confronti di quel mondo esterno che , in un modo o nell’altro, esclude tutti coloro che non vogliono farne parte. Proprio in virtù di ciò che Willie tenta di cambiare vita e di riscoprire i sentimenti e l’amore verso gli altri, alla propria maniera così scabrosa e tagliente, per poi terminare la propria vicenda in modo, nonostante tutto, “positivo”.
Dall’idea dei fratelli Cohen ( che figurano tra i produttori esecutivi dell’opera ) e scritto da John Requa e Glenn Ficarra l’irriverente “commedia nera” smonta ogni tipo di convenzione e preconcetto nei confronti di quel genere così peculiare quanto commerciale , affrontando le tematiche più disparate e lavorando analiticamente sui personaggi, elaborandoli in una sceneggiatura irriverente e disturbante , composta da intense vignette surreali e volgari , escludenti tutto ciò che è sospeso in quella realtà tanto distante quanto superficiale ed ostile.
Tuttavia questa è una pellicola che alla “volgarità funzionale “ e all’esilarante script aggiunge una raffinatissima regia e un montaggio scorrevolissimo quanto “ripartito” alla maniera dei fumetti ( precipuo riferimento estetico del regista ) , per non citare la scelta di una colonna sonora che spazia dalle tradizionali canzoni natalizie a celeberrimi brani della più classica tradizione musicale ( da “Il trovatore” di G.Verdi alla “Carmen” di G.Bizet ) ; proprio questi ultimi brani “accompagnano” le sequenze più significative del film , come quella che raffigura la “distruzione “ fisica del consumismo , dell’ esteriorità festaiola e delle icone tradizionali ad opera del perfido Marcus in nome dell’accaparramento di merci varie , contemporaneamente all’ ultima forzatura di una cassaforte da parte di Willie, ormai pentito per la propria vita antecedente all’incontro con Thurman e al presentimento della volontà del complice di ucciderlo.
“Babbo Bastardo” è un film da rivedere e da interpretare, soprattutto alla luce delle due precedenti opere del visionario quanto realista regista , per riscoprire che nonostante tutto << E’ Natale in fondo >> ( frase pronunciata da Willie dopo la “redenzione” e lo scontro con Marcus )
E’ proprio in questo che consiste il Natale secondo il regista statunitense: nel cercare di migliorare se stessi e gli altri, pur senza illusioni false speranze ( il nichilismo è una importante cifra stilistica e filosofica della cinematografia di T.Zwigoff ) .
Un film assolutamente da rivedere e rivalutare , non solo nel periodo che precede il Natale.
Marco Natola