Mr Nobody è solo l’ultima di una lunga serie di pellicole che non hanno beneficiato della grazia di essere distribuite in Italia, scartate senza un vero criterio discriminatorio e poi riproposte, con un’aurea di cult soltanto nel web.
Jaco Van Darmel è un regista cui la meditazione non rappresenta una peculiarità accessoria, tutt’altro, in Mr Nobody cerca di sconfinare dentro un concetto evanescente: la possibilità generata davanti a una decisione da prendere che, col suo espandersi nella successione temporale, caratterizza l’esistenza tutta. Il tema, già affrontato in passato, qui si differenzia e non teme di magnificare la trattazione fino all’inverosimile; come l’ombra si estende alle spalle di un’idea che può essere proiettata da un semplice concetto posto contro la luce della razionalità, nel film questa luminosità viene eclissata totalmente dalla concezione non più lineare del tempo.
Nel 2092 il vecchio Nemo Nobody (Jared Leto), ultimo mortale, interrogato da uno strizzacervelli prima, da un giornalista poi, cerca di fornire un riepilogo della sua vita. Il suo racconto devia dalla logicità, poiché diverse scelte inconciliabili che prendono vita attraverso la separazione dei genitori e tre donne differenti, appaiono per lui come l’unità della sua esistenza. Louis Ferdinand Celine scriveva che una cosa definitiva è sempre calma perché staccata dal tempo, ma la possibilità di una scelta è al di fuori del tempo stesso, poiché il non scegliere dà vita ad un’ infinità di opportunità. Sviluppato in questo modo contraddittorio, prende vita un film che cerca di soppesare cosa può davvero rappresentare la decisione nell’esistenza: la possibilità che abbiamo, tramite azioni e comportamenti diversi, di trovare un senso ad una via diritta, impossibile da ricalpestare. Da protagonista, la scelta riempie in modo emblematico lo schermo, da essa dipenderanno le vite future di Nemo, che in ogni modo non riuscirà mai ad eliminare il dolore costantemente presente nella sua come in ogni vita.
Nel film tuttavia i concetti presenti, come l’effetto farfalla o la teoria delle stringhe sono valorizzati e colmati per farli combaciare perfettamente tra loro, proiettando la nostra decisione su un piano universale, che influenza la nostra singola esistenza. Nemo, anche avendo la consapevolezza delle scelte fatte, avrà sempre gli stessi dubbi poiché, pur conoscendo quello che deriverebbe dalle sue decisioni non saprebbe comunque cosa vivere, se barattare un istante per un giorno. Il tempo così come lo immaginiamo, sordo ed immutabile, nella riflessione teorica della pellicola non serve ad altro che a fare apparire l’esistenza stessa illusoria, vista la sua natura condizionata dall’espandersi dell’universo. Così Jaco Van Darmel, immergendo nella mente di un ragazzino davanti ad una scelta lo spettatore, lo induce ad una riflessione surreale, da sempre innata e invariabile nello sguardo di chiunque rifletta sulle proprie strade lasciate senza orme. Le idee del regista appaiono limpide e perfettamente in grado di concedere semplicità ad un così complesso progetto cinematografico. Questa impostazione teorica si sposa in maniera fenomenale con uno schema visivo che non annoia e che, soffermandosi con le giuste prospettive nelle possibili direzioni del protagonista, dilatando ogni scena quasi a reimpostare una nuova metrica narrativa e impreziosendolo con colori accesi e una fotografia impeccabile, dona una visione scorrevole nelle due ore di durata del film. Dicono che la vecchiaia sopraggiunga quando i sogni diventano dei rimpianti, forse è la troppa importanza che concediamo al futuro a rendere limitato ogni nostro attimo di vita, facendoci incatenare da un tempo così volubile.