“Scusi, potrebbe spostare un pochino la testa, mio figlio non vede lo schermo”, ricordo alla perfezione queste parole durante La Sirenetta, tanti della mia generazione hanno avuto la prima esperienza con la settima arte grazie ad un classico Disney.
Biglietto per l’unica sala, un paio di cuscini per poter occupare meglio le sedie praticamente senza imbottitura dei grandi e via verso il buio, verso il sogno che dall’oscurità si materializzava davanti agli occhi di un bambino estasiato.
“Scusi, ha da accendere?”, ricordo bene anche questa frase, pronunciata da me a qualcuno che stava per entrare al cinema chi sa a vedere cosa, allora la mia famiglia era ignara del mio tabagismo. Non saprei dire quale film fosse, ne avevo visti già troppi ed ero felice che con tre sale (in realtà quell’unica sala del vecchio cinema Impero divisa in tre) avevo a disposizione ben tre pellicole a settimana. Dopo qualche anno aprì la grande multisala, credevo che il grande cinema finalmente fosse sbarcato in provincia. Feci allora due calcoli: da una sala siamo arrivati a tre, ora i cinema sono due, uno tre sale l’altro sette (cifra astronomica per i primi anni del Duemila, in provincia) quindi dieci film! Non ero un asso in matematica e non lo sono neanche diventato, ma i dubbi sulle mie capacità addizionali furono aumentati dal fatto che i film erano effettivamente sei: una sala sempre chiusa e doppioni dei film più commerciali in periferia. L’unico risultato esatto dei miei conti era questo: la cultura cinematografica ancora non sconfinava in provincia.
“Scusi, favorisca un documento” Il mio tabagismo era approdato forse in illeciti lidi? Impossibile dimenticare anche questa frase da gendarmeria, quando stavo per impegnare la mia preziosa licenza di guida per gli occhialetti 3D e mi apprestavo a vedere l’ultima rivoluzione dell’industria hollywoodiana: il film in tre dimensioni.
Non serve dire che il film era Avatar, è più utile sottolineare invece che il mitico cinema Impero ha chiuso i battenti per sempre, che le VHS sono state definitivamente sostituite dai DVD che a loro volta se la passano male con gli incalzanti Blu-ray. Ora non occorre più un videoregistratore per guardare lungometraggi d’autore (chiunque esso sia) comodamente in poltrona, basta un PC.
Con il passare degli anni i supporti per i film stanno scomparendo, internet ci ha dato una grande opportunità: lo streaming.
Innumerevoli film in innumerevoli siti. Il più grande era megavideo, ora su quella pagina campeggia la scritta dell’FBI perché violava le normative sul copyright, o per dirlo più semplicemente sul diritto d’autore.
Però internet è inarrestabile e ogni giorno nasce una novità.
Da diverso tempo si moltiplicano pagine web che offrono la visione legale di qualsiasi prodotto cinematografico.
Uno dei primi portali di streaming e direct-dowload è stato iTunes, nato per la musica, cresciuto a canzoni e iPod, ormai un colosso grazie agli smartphone e ai tablet della Apple.
Le concorrenti del gigante della tecnologia di Cupertino non sono rimaste a guardare ed ecco che sono spuntati i vari Google Play, Chili TV, Cubovision, SkyGo, Infinity TV, Playstation Network, Xbox Live e Disney Movies Anywhere.
Il download e lo streaming a norma di legge sono ormai realtà affermate, non c’è bisogno di uscire e andare al cinema, basta stare comodamente davanti al proprio dispositivo multimediale. Le uniche differenze che potrebbero scomodarci fino all’ormai vintage multisala potrebbero essere: lo schermo, terribilmente piccolo e drammaticamente hight definition, la vergognosa comodità del posacenere accanto alla poltrona soporifera e il popcorn, noiosissimo da preparare.
Personalmente scelgo di essere un inguaribile nostalgico, di conseguenza affermo con voce arsa dalle gustose sigarette che alcun ritrovato della tecnologia ultramoderna e ultra-comoda potrà mai soppiantare la magia della sala buia, l’ipnotico e romantico fruscio del proiettore che trascina verso il sogno che dall’oscurità si materializza davanti agli occhi di un bambino estasiato.