Quando pensiamo alla celeberrima trilogia de Il Padrino, diretta da Francis Ford Coppola tra il 1972 e il 1990 non può non venirci in mente l’iconico volto del grande Marlon Brando nei panni di Don Vito Corleone.
Già, perché, di fatto, il grande attore del Nebraska, che quest’anno avrebbe compiuto cento anni, ha saputo caratterizzare a tal punto il protagonista della suddetta trilogia da entrare di diritto nell’immaginario collettivo. Al punto che persino chi non è appassionato di cinema o non ha ancora avuto modo di visionare i film di Coppola (sì, di sicuro c’è ancora qualcuno che non l’ha fatto) è solito associare proprio il volto di Brando a loro.
Nell’impersonare Don Vito Corleone, dunque, Marlon Brando è stato fin da subito molto risoluto per quanto riguarda la caratterizzazione stessa del suo personaggio. A partire dal suo aspetto fisico e dalla sua ormai leggendaria mascella pronunciata. L’idea, infatti, di conferire a Corleone una mascella importante, che quasi stava a ricordare l’aspetto di un bulldog, venne proprio a Marlon Brando. E se, inizialmente, ciò venne realizzato con del cotone inserito nella bocca dell’attore, successivamente vennero utilizzate delle vere e proprie protesi. Fatto sta che, alla fine dei giochi, il primo piano di Brando, quasi irriconoscibile, è diventato a tutti gli effetti un vero e proprio simbolo per quando riguarda la trilogia de Il Padrino.
Per questa sua straordinaria interpretazione di Don Vito Corleone (studiato e composto, ma anche talmente spietato da far gelare il sangue), Marlon Brando si è aggiudicato meritatamente l’Oscar al Miglior Attore Protagonista nel 1973. E anche in questa speciale occasione è accaduto qualcosa destinato a restare per sempre nella storia (almeno nella storia dell’Academy, s’intende).
Durante la cerimonia di premiazione, infatti, Brando non si presentò a ritirare il premio, ma, al contrario, lo rifiutò, affidando alla giovane attivista Sacheen Littlefeather (poi rivelatasi essere anch’ella un’attrice, scomparsa nel 2022) il compito di presentarsi sul palco, al fine di spiegare agli astanti la decisione presa da Marlon Brando, finalizzata a protestare “contro il pessimo trattamento dei nativi americani da parte di Hollywood e dell’intera industria cinematografica”.
Poteva, dunque, una personalità del calibro di Marlon Brando “lasciare indifferenti”? Assolutamente no. E infatti, in molti saranno sicuramente d’accordo sul fatto che Il Padrino, nonostante la messa in scena impeccabile, una sceneggiatura robusta (tratta dall’omonimo romanzo di Mario Puzo del 1969) e momenti che – senza paura di esagerazione alcuna – hanno contribuito a rendere la storia del cinema stessa ancora più ricca, non sarebbe stato senza il grande Marlon Brando quel lungometraggio iconico a cui siamo così tanto affezionati.
Dopo Brando, ne Il Padrino – Parte II (1974) il personaggio di Don Vito Corleone è stato interpretato da Robert De Niro (per quanto riguarda i suoi anni giovanili) e da Oreste Baldini (nelle scene in cui egli era ancora bambino).
Curiosamente, in questa particolare occasione anche De Niro vinse un Oscar per aver interpretato, appunto, proprio lo stesso personaggio di Brando. Ma questa, naturalmente, è un’altra storia.
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[…] Tralasciando i suoi alti e bassi, sia professionali che nella vita privata, Marlon Brando ha ricevuto numerosi premi, ma sono soltanto due premi Oscar a segnare la sua carriera per il ruolo di Terry Malloy in Fronte del Porto e don Vito Corleone in Il Padrino. […]