Ville per l’Europa, ex fidanzate, allure da divo: una narrazione, se vogliamo ingiusta, incompleta e probabilmente morbosa, accompagna George Clooney negli anni, originario di una famiglia inserita nello showbiz (oggi si dice nepo-baby), ma che ha comunque fatto la sua gavetta tra comparsate e film di “serie B” fino ad arrivare al firmamento delle stelle di Hollywood. 

Ebbene, come si evince dal titolo, questo ritratto è dedicato al magnifico George Clooney, che compie ben 62 anni questo 6 maggio. 

Partito dal Kentucky e passato per l’Ohio con lo spettacolo nelle vene (la madre Nina Bruce è una ex Miss e il padre Nick Clooney è un ex anchorman e presentatore televisivo), diversamente da come si potesse pensare per Mr. George la carriera non era giá definita a priori: prima c’è il sogno di diventare giocatore di pallacanestro stroncato da un contratto mai arrivato e poi il tentato percorso accademico, e infine il lavoro come venditore nei settori più disparati, tra cui le polizze assicurative porta a porta.

Fino ad un giorno del’78, in cui George Clooney fa il suo (lento) debutto lavorando come comparsa nella miniserie Colorado
Da lì a breve sono arrivate le prime timide parti, recitando in telefilm come P/S – Pronto soccorso, La signora in giallo, Hunter, Cuori senza età, Pappa e ciccia e Sisters.

Ma è dal 1994 che Clooney conquista il pubblico diventando un sex symbol a tutti gli effetti: il suo personaggio Douglas “Doug” Ross irrompe nel piccolo schermo grazie alla serie televisiva E.R. – Medici in prima linea, andata in onda fino al 1999.
L’affascinante pediatra ha un successo planetario sin dai primi episodi, tanto da consentire all’attore di stringere i primi accordi con l’industria cinematografica, portando a casa un ruolo in Dal tramonto all’alba di Robert Rodriguez, al fianco di Quentin Tarantino e Harvey Keitel e grazie al quale vince anche un MTV Movie Award e un Saturn Award come miglior attore.

Sempre durante le riprese di E.R., Clooney recita in Un giorno… per caso (1996) con Michelle Pfeiffer e il thriller The Peacemaker con Nicole Kidman, entrambi successi al botteghino e per la critica.

Segue poi il ruolo di Batman in Batman & Robin di Joel Schumacher nel 1997, che – malgrado l’appeal commerciabile confermato anche dalle centinaia di volte in cui è stato replicato negli anni su Italia 1 come “safe option tappabuchi di palinsesto” – viene stroncato dalla critica, ottenendo ben 10 nomination ai Razzie Award. Un inciampo commentato spesso con rammarico misto ad ironia dallo stesso attore, che al tempo viene messo in discussione per le sue doti attoriali come “bello che non balla”.

Ma ciò non scoraggia Clooney, che già dall’anno successivo fa ricredere tutti con Out of Sight (1998) il dramma di Steven Soderbergh, ricordato per la chimica tra Clooney e Jennifer Lopez e perché dá inizio al sodalizio tra l’attore e il regista, che due anni dopo fondano la casa di produzione Section Eight Productions con cui realizzano il film televisivo A prova di errore, un trionfo dagli ascolti altissimi.

George è ora inarrestabile, sempre più affascinante, sa incassare i colpi delle opinioni più dure, dimostrando però di muoversi senza fatica tra la commedia e il thriller.
E non solo: in questo periodo l’interprete sfrutta l’hype e si imbatte nel mondo della produzione e della sceneggiatura e presta persino la sua voce per un episodio di South Park (1×04,1997) e per South Park – Il film: più grosso, più lungo & tutto intero (1999). 

La parentesi E.R. nel frattempo si conclude e per George si susseguono i blockbuster La tempesta perfetta (2000)di Wolfgang Petersen e Fratello, dove sei? (2000) dei fratelli Coen, per il quale vince un Golden Globe come miglior attore protagonista. 

Siamo arrivati dunque al nuovo millennio e più precisamente nel 2001, anno fondamentale nella carriera di George Clooney per l’inizio di una trilogia che con la sua fotografia piena di dettagli, citazioni metafilmiche, la storyline avvincente fornita di battute ironiche e mai scontate e un cast eccezionale (Brad Pitt, Andy García, Matt Damon, Julia Roberts, Bernie Mac, Don Cheadle e molti altri) continua ad essere un punto di riferimento tra gli A-movie modern e nel delineare un nuovo prototipo di antieroe.

Stiamo parlando delle pellicole soderberghiane Ocean’s Eleven – Fate il vostro gioco (remake del film Rat Pack del 1960 Colpo grosso), Ocean’s Twelve (2004) e Ocean’s Thirteen (2007), tutti e tre dei successi mondiali al botteghino in cui George Clooney interpreta il ladro Danny Ocean.

La vicinanza con Soderbergh (e la loro casa di produzione) spinge George Clooney a mettersi i panni del regista, ed è così che nel 2002 arriva Confessioni di una mente pericolosa, un adattamento dell’autobiografia del produttore televisivo Chuck Barris.
Malgrado l’insuccesso commerciale, la regia di Clooney viene notata positivamente dalla critica e segna l’inizio di una carriera secondaria e promettente, che si intreccia con il lavori da sceneggiatore e produttore. 

Tra il 2002 e il 2006 Clooney firma Good Night, che gli conferisce i titoli “miglior regista” e “migliore sceneggiatura originale”, Lontano dal paradiso, A Scanner Darkly – Un oscuro scrutare e Syriana. Con quest’ultimo, l’attore vince il suo primo Oscar come miglior attore non protagonista, si aggiudica il Golden Globe e viene candidato ai SAG, BAFTA e Critics’ Choice Awards.

Nel 2006, Section Eight viene chiusa per dare spazio alla società di produzione Smokehouse Productions, creata da Clooney con il suo amico di lunga data, Grant Heslov.

In tutto questo il percorso attoriale di George non si arresta, anzi prosegue con l’interpretazione di film di grande successo come Solaris di Steven Soderbergh (2003) e la commedia Prima ti sposo, poi ti rovino (2003) dei fratelli Coen e al fianco di Catherine Zeta Jones.

Sempre dei Coen, nel 2008 recita assieme al suo compagno di avventure Brad Pitt in Burn after reading, confermando nuovamente la potenza del duo sul grande schermo.

Nel 2009, viene nominato agli Academy Award come miglior attore protagonista per Tra le nuvole di Jason Reitman e nello stesso anno riceve il National Board of Review e il New York Film Critics Circle Awardper l’impegno come doppiatore nella pellicola d’animazione Fantastic Mr. Fox di Wes Anderson, un film in stop motion nel quale Clooney non solo presta la sua voce, ma si impegna a registrare suoni più veritieri possibili in set pensati ad hoc. 

Nel 2010 Clooney è attore e produttore nel film The American e nel 2011 è impegnato nel film Paradiso amaro di Alexander Payne. Il 2011 segna anche il ritorno dietro la macchina da presa per George con Le idi di marzo, interpretato da lui stesso, al fianco di Ryan Gosling.
Nel 2013, invece, è protagonista con Sandra Bullock di Gravity diretto da Alfonso Cuarón, uno dei film sullo spazio meglio riuscito portando a casa diversi record di incassi. 

L’anno dopo dirige Monuments Men, interpretato da lui,  Matt Damon, Cate Blanchett, Bill Murray e Jean Dujardin, nel quale racconta come un plotone americano reclutato durante la Seconda Guerra Mondiale viene spedito in Germania per salvare capolavori artistici dalle mani dei Nazisti.

Più recentemente, nella sua filmografia troviamo Tomorrowland – Il mondo di domani (2015), regia di Brad Bird,  Ave, Cesare! (2015), di Joel ed Ethan Coen, Money Monster – L’altra faccia del denaro (2016), regia di Jodie Foster (2016), mentre nel 2019 interpreta, scrive e produce nella miniserie Catch 22

Tra i suoi ultimi lavori troviamo The Midnight Sky, diretto e interpretato sempre da lui nel 2020 e che ha consacrato nuovamente le sue doti di regista con diverse nomination agli Oscar.

L’ultimo uscito, invece, è Ticket to Paradise (2022), regia di Ol Parker che vede di nuovo insieme l’attore con Julia Roberts in una simpatica commedia romantica.

E, a proposito di romanticismo, non possiamo non menzionare che l’attore è, durante tutta la sua carriera,  onnipresente nelle cronache rosa per i molteplici flirt e addirittura per i dubbi morbosi sul suo orientamento sessuale (per fortuna dal 2016 grazie al suo felice matrimonio con l’avvocata e attivista Amal Ramzi Alamuddin, gli scadenti gossip si placano) e, a tal proposito, Clooney in passato si è definito rammaricato dallo status di scapolo d’oro e “attore da poster”, tanto che in un’intervista del 1997 di Grassi Giovanna al Corriere della Sera, l’attore afferma:

Noi attori siamo professionisti e non immagini da poster. Ho scoperto che sono in vendita a 16 dollari su un calendario e la cosa non mi ha rallegrato. Non vorrei ritrovarmi incollato, in camice da pediatra o in tuta da Batman, ai vetri di qualche camion guidato da una donna.

Se siete arrivati fin qui è possibile che vi si siano intrecciati gli occhi tra i molteplici progetti di Clooney (è non viene citato proprio tutto), ma questa è la dimostrazione lampante di un divo di Hollywood che si è sempre dato da fare, continuando a mettersi in gioco con i ruoli più disparati e senza disdegnare progetti “minori” o pubblicità. George Clooney è un hustle man, che ha le mani dappertutto, che spesso produce i film in cui recita, che fa beneficenza e si espone apertamente per le cause in cui crede.

Eclettico, simpatico e un “big prankster” come lo ha definito Drew Barrymore in una recente intervista nel suo talk show, è evidente che a George i panni del divo sexy (eletto dalla rivista PeopleSexiest Man Alive” ben due volte) siano sempre stati un po’ stretti.

In fondo, la sensazione è che le scelte dei suoi ruoli abbiano sempre cercato di distaccarsi dal belloccio pediatra Doug e, bisogna dire, ci è riuscito: George Clooney ha pian piano rivoluzionato quell’idea un po’ agèe del divo intoccabile, misterioso, dannato e stereotipato della vecchia Hollywood.