Se nel 2014 James Gunn ha catturato la nostra attenzione, nel 2017 ci ha nuovamente catapultato in un’avventura che tracciava il passato di Peter Quill (alias Star-Lord). Oggi lo sceneggiatore e regista della saga Guardiani della Galassia torna con un terzo capitolo dedicato a Rocket e al suo gruppo di amici: Guardiani della Galassia Vol. 3 che sarà l’ultimo film della serie con al timone James Gunn, passato “dall’altra parte” per rilanciare gli eroi dei DC Studios.
Guardiani della Galassia Vol. 3, prodotto sempre da Kevin Feige, è in sala dal 3 maggio ed è il secondo film della fase cinque dell’MCU, iniziata con Ant-Man and the Wasp: Quantumania.

Guardiani della Galassia Vol. 3 è un capitolo che conclude la storia a cui ci siamo affezionati in fretta, ripercorrendo la nascita e lo sviluppo di quel gruppo coeso di protagonisti che hanno partecipato alla lotta contro Thanos sia in Avengers: Infinity War (2018) che in Avengers: Endgame (2019).
In questo terzo capitolo Peter Quill (Chris Pratt) è ancora divorato dalla tristezza per la mancanza di Gamora (Zoe Saldaña), quella che non esiste più, mentre spera di far innamorare la versione di un’altra linea temporale che vive tra i Ravager.
La componente amorosa/romantica è uno dei tanti pretesti per lasciare spazio a battute ironiche che rompono il ritmo narrativo dell’avventura e della suspense.
Inaspettatamente, l’ingresso sulla scena del personaggio di Adam Warlock (Will Poulter) mette a rischio la vita di Rocket (Bradley Cooper) che deve essere salvata attraverso una missione pericolosa condotta dalla incasinata banda di amici.
Con l’esistenza di Rocket appesa ad un filo, la squadra deve abbandonare Knowhere e infiltrarsi nella OrgoCorp per recuperare ciò che farà sopravvivere Rocket.
Durante la missione si innescano una serie di alternanti flashback in cui viene a galla un passato triste e traumatico che evidenzia la sensibilità del personaggio morente.

Guardiani della Galassia Vol. 3 riporta la tematica del conflitto interiore e del senso della famiglia come punto di congiunzione anche con i precedenti film.
Il personaggio di Rocket è l’unico rimasto da identificare col suo passato e Gunn lo racconta puntando sul convincente mix fatto di spontaneità emotiva, dramma, ironia e senso della famiglia. Quest’ultima tematica, in particolare, è il pilastro su cui poggia l’intera saga e il regista, questa volta, opta per una narrazione più stratificata, emozionale e a tratti drammatica.
La musica si prende maggiore spazio rispetto ai due film precedenti, mentre la rabbia verso il passato e il conflitto contro un villain difficile da battere, l’Alto Evoluzionario (Chukwudi Iwuji), ci porta ad avere uno sguardo meno superficiale nei confronti del film.
In Guardiani della Galassia Vol. 3 di colpi di scena messi a smuovere gli animi ce ne sono tanti, ma ciò che conta davvero è che assistiamo ad un finale che getta le basi per future avventure, lasciando aperta la certa possibilità di un ritorno.