Quasi sessant’anni fa è nato uno dei sodalizi più longevi della storia del cinema: quello tra Martin Scorsese e Robert De Niro.
Quasi coetanei, i due non sono solamente legati dai film realizzati insieme. Tra loro c’è una connessione speciale. Un’amicizia profonda che li unisce nella vita e nella professione.
I due sono cresciuti insieme artisticamente e sono dieci le pellicole che hanno condiviso, includendo anche Killers of the Flower Moon in uscita nel 2023.
Mean Streets, 1973
Film profondamente autobiografico ambientato nel quartiere in cui Martin Scorsese è cresciuto, Little Italy a New York.
Considerato dalla critica come <<un trionfo del cinema autoriale>>, Mean Streets è basato sugli anni in cui il regista si divideva tra chiesa e sale cinematografiche cercando di evitare le risse che avvenivano continuamente tra i ragazzi del quartiere.
Al centro della storia c’è il giovane italo-americano Charlie Cappa (Harvey Keitel) di Little Italy che lavora al servizio di suo zio, un potente boss locale. Il ragazzo ha una fervente fede cristiana e vive in forte conflitto con la propria coscienza. Da un lato c’è la malavita, dall’altra la sua etica morale. Charlie è cresciuto al fianco dello sbandato John Civello, detto Johnny Boy (Robert de Niro) che non fa altro che ficcarsi nei guai.
Col passare del tempo, Johnny Boy diventa sempre più una mina vagante. Scatena risse, insulta i suoi creditori e nemmeno Charlie riesce ad aiutarlo. Così, si ritroverà domenica in chiesa e lunedì all’inferno.
Mean Streets è il primo film della coppia Scorsese-De Niro. Una pellicola cupa, come la sua fotografia, in cui spiccano le interpretazioni dei due protagonisti e la regia innovativa dell’italo-americano che compie il suo primo vero passo nella settima arte.
E’ il punto di svolta della carriera sia per lui che per De Niro che nel 1973 è stato eletto dal National Society of Film Critics Awards come Miglior attore non protagonista.
2) Taxi driver, 1976
Considerato come uno dei capolavori della storia del cinema, Taxi Driver è stato vincitore nel 1976 della Palma d’oro al 29º Festival di Cannes e candidato a quattro Premi Oscar, tra cui Miglior film nel 1977.
Nei panni di Travis, il tassista notturno protagonista, c’è Robert De Niro che ci regala una delle sue più leggendarie interpretazioni. Al centro di questo dramma dalle tinte noir, c’è la triste vita di un ventiseienne che è stata profondamente segnata dalle atrocità vissute in prima persona durante la guerra del Vietnam.
Travis si trova in uno stato di alienazione che lo porta a soffrire perennemente di insonnia. Così, decide di investire le ore notturne nel lavoro di tassista e trascorre quelle diurne sfogando il suo malessere su un diario. Completamente incapace di riadattarsi al contesto sociale, non fa altro che esplorare quotidianamente la Grande Mela.
Travis lentamente scivola in una spirale di follia che lo spinge a ribellarsi alle ingiustizie che vede ogni giorno. La violenza diventa per lui l’unica soluzione per mettere freno a una società corrotta e marcia.
Taxi Driver è un cult. Sicuramente la scena più famosa è quella del monologo di Travis davanti allo specchio :
«Ma dici a me? Ma dici a me? … Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Non ci sono che io qui».
Travis, Taxi Driver
La scena è stata completamente improvvisata da De Niro.
Il copione, infatti, diceva unicamente «Travis parla a se stesso allo specchio», ma a Scorsese piacque così tanto che decise di tenerla nel montaggio finale. Paul Schrader, autore della sceneggiatura una volta ha detto: «È in assoluto la cosa più bella del film, e non l’ho scritta io». Pare che a ispirare questo lampo di genio dell’attore sia stato Bruce Springsteen, che in quegli anni durante i concerti eseguiva una versione esplosiva di un pezzo doo-wop del 1961, Quarter to Three in cui incalzava il pubblico ripetendo: «You Talkin’ To Me?». Il cantante ha dimostrato la sua modestia affermando che si trattasse di una leggenda metropolitana, ma Martin Scorsese ha confessato: «Credo proprio che sia vero, perché non abbiamo mai saputo da dove ha preso quella frase».
Vero o no, De Niro con questo lungometraggio ha mostrato tutto il suo talento. Per prepararsi alla parte, ha lavorato come tassista nei sei mesi antecedenti alle riprese e ha studiato le malattie mentali. La sua performance avrebbe sicuramente meritato un Oscar, ma la sua interpretazione resterà a prescindere indimenticabile.
3) New York, New York, 1977
Questo musical con le canzoni scritte da Fred Ebb per il testo e da John Kander per la musica, non ha ottenuto un buon successo al botteghino. Questo flop portò Martin Scorsese a sprofondare in una grave depressione che lo spinse all’abuso di droghe, stupefacenti e psicofarmaci.
Fu proprio Robert De Niro ad aiutarlo a voltare pagina. Il suo attore feticcio è il protagonista di “New York, New York” , la storia di un amore segnato dalla gelosia professionale.
Il sassofonista Jimmy Doyle (Robert de Niro) s’ innamora a prima vista di una bravissima cantante, Francine Evans (Liza Minnelli). Riesce a conquistarla ed entrambi trovano un impiego prima in un night, poi in una orchestra sempre in giro per la provincia.
Quando il direttore dell’orchestra si ritira, Jimmy, che nel frattempo ha sposato Francine, lo sostituisce.
La nascita di un figlio aggrava il contrasto tra i loro caratteri. Anche le loro carriere divergono: Francine è ormai una diva della canzone e del cinema; Jimmy dopo un lungo periodo di oscurità diventa un idolo del jazz. Dopo qualche tempo, i due si rivedono, forse si vogliono ancora bene: ma stavolta è Francine a respingere Jimmy per sempre.
New York, New York è un film ambizioso e audace con una puntigliosa ricostruzione d’epoca. L’ambientazione è volutamente artificiale e strizza l’occhio alle pellicole degli “anni d’oro” con i toni e i colori. Scorsese lasciò ampia facoltà d’ improvvisazione agli attori e per questo sia la durata delle riprese che il budget ne risentirono notevolmente. Le riprese furono faticose ed è noto come De Niro imparò scrupolosamente a suonare il sax.
Al cuore della pellicola c’è la colonna sonora. Il tema principale del musical che dà il nome al film è ormai una delle canzoni più amate e note della storia. New York, New York è un inno alla Grande Mela che ormai fa parte della memoria universale.
4) Toro scatenato, 1980
Scorsese era devastato dalla scarsa accoglienza della critica e del pubblico del suo ultimo film, New York, New York e dalle sue dipendenze. Finì in ospedale dopo un’overdose e Robert De Niro andò a trovarlo. Ormai erano come fratelli e voleva assolutamente che si riprendesse. L’attore era in possesso di una sceneggiatura che voleva realizzare a tutti i costi. Riteneva il suo amico regista l’unico in grado di dirigerla.
Si trattava dello script di Toro Scatenato, un film che raccontava la vita di Jack LaMotta, un campione di boxe dei pesi medi, abbandonato dalla fortuna a causa di un comportamento autodistruttivo.
Scorsese ha affermato che De Niro, costringendolo a tornare al lavoro, gli ha salvato la vita. Toro Scatenato, sotto questo punto di vista, è il film più potente e importante della carriera del regista di Little Italy. Consacra non solo le loro carriere, ma anche l’amicizia tra i due grandi artisti.
Il film inizia nel 1941, anno in cui Jack La Motta (Robert de Niro) inizia a tirare i primi pugni a New York, ma non riesce a sfondare perchè non vuole sottostare alle regole della malavita che controlla la boxe.
Jack, però, é così bravo che riesce comunque a vincere il titolo della sua categoria. Ma gli anni dei trionfi passano ed arriva anche la crisi… La pellicola si basa sull’autobiografia di Jake LaMotta “Ragin Bull, My Story”, scritta con la collaborazione di Joseph Carter e Peter Savage.
Martin Scorsese inizialmente non voleva dirigere Toro Scatenato, perché non gli piacevano i film sullo sport, ma alla fine grazie al suo amico De Niro, si convinse salvando pelle e carriera.
Inutile dire che l’attore ci aveva visto lungo… La sua interpretazione è da manuale. A partire dalla preparazione atletica alla sua dedizione alla trasformazione del corpo del boxeur. Non a caso nel 1981 vinse sia l’Oscar che il Golden Globe per questa performance incredibile e, senza dubbio, indimenticabile.
5) Re per una notte, 1982
Re per una notte col tempo è stato rivalutato diventando un cult del binomio Scorsese-De Niro. Però, quando uscì nelle sale, fece fiasco al botteghino. Il regista per realizzare il suo film successivo, Fuori Orario fu costretto ad avvalersi di una produzione indipendente .
Nella pellicola Robert de Niro è Rupert Pupkin , un trentaquattrenne che sogna di diventare un comico affermato. E’ un fan accanito del comico e presentatore Jerry Langford (Jerry Lewis) , che da anni conduce con successo lo show “The King of Comedy“.
Rupert Pupkin lo perseguiterà fino ad arrivare a rapirlo pur di poter vivere il suo momento di gloria. Diventa, almeno per una sera, “Il re della commedia” con il suo repertorio di quarta mano che mostra in chiave comica la sua drammatica vita. Rupert, inizialmente condannato a sei anni di reclusione poiché incensurato, finirà per scontarne solo due e 9 mesi per buona condotta. Ma quando torna in libertà trova la gloria. La sua biografia viene stampata e diffusa in tutti gli Stati uniti ed è diventato una celebrità.
«…Ma vedete, io la penso così: meglio re per una notte che buffone per sempre…» – Rupert Pupkin in “Re per una notte”
In Re per una notte Scorsese e De Niro escono dai loro soliti canoni e brillano in un questa commedia grottesca.
Il regista mette al centro della scena il suo feticcio, praticamente dandogli carta bianca. Conosce bene il suo talento e la regia è al servizio della sua interpretazione, la camera è per lo più fissa. Non ci sono grandi virtuosismi, perché un grande regista come Scorsese sa mettere perfettamente la tecnica al servizio della storia e dei suoi interpreti. Soprattutto quando davanti la macchina da presa c’ è un certo Robert de Niro!
6) Quei bravi bravi ragazzi, 1990
La grottesca malavita secondo Scorsese ha ottenuto sei candidature e vinto un award ai Premi Oscar (Joe Pesci come miglior attore non protagonista) e fatto incetta di premi e candidature in tutto il mondo.
Ambientato nella New York di metà degli anni ’50, “QUEI BRAVI RAGAZZI” racconta la storia dell’adolescente Henry Hill (Ray Liotta), cresciuto nella parte malfamata di Brooklyn in una famiglia italo-irlandese. I suoi compagni di avventure sono Jimmy Conway(Robert De Niro) e Tommy De Vito (Joe Pesci).
Tra di loro si chiamano “bravi ragazzi“, e ormai divenuti adulti vivono la vita criminale tra lusso, donne e violenza. Approfittano dell’apertura dell’aeroporto JFK per mettere a segno diversi colpi e rapine, diventando a tutti gli effetti dei boss temuti e rispettati. Henry si farà strada nel mondo mafioso senza farsi scrupoli, invischiandosi nel traffico di stupefacenti (alle spalle di chi l’aveva sempre protetto e appoggiato), arrivando anche al carcere e a tradire la sua famiglia e i suoi amici, prima per avidità, poi per salvare la pelle.
La sceneggiatura di Quei bravi ragazzi è stata tratta dal romanzo di Nicholas Pileggi, Il delitto paga bene, il cui protagonista era proprio il pentito Henry Hill; lo scrittore ha adattato il suo libro insieme a Scorsese per il grande schermo.
La geniale intuizione del regista è quella di raccontare una storia di mafia in tono grottesco con un protagonista che non è un pezzo grosso della malavita. Un punto di vista insolito con un cast in stato di grazia. Semplicemente una pietra miliare della storia del cinema.
7) Cape fear – Il promontorio della paura, 1991
Inizialmente, la regia del settimo film della coppia Scorsese-De Niro era stata affidata a Steven Spielberg, che alla fine decise di passarlo al regista di Little Italy. Considerava il film troppo violento e tornò a lavorare a Schindler’s List, pellicola che, invece, Scorsese aveva deciso di non girare. Spielberg rimase nel progetto in qualità di produttore, attraverso la sua Amblin Entertainment, ma scelse di non essere accreditato nei titoli di coda del film.
“Cape Fear” è il remake de “Il promontorio della paura” diJ. Lee Thompson (1962). Della pellicola precedente questa mantiene, come attori, Martin Balsam, Gregory Peck e Robert Mitchum, che tornano qui in piccole parti.
In questo thriller psicologico spettacolare eccelle Robert De Niro in uno dei suoi ruoli più riusciti: lo psicopatico Mac Cady che, uscito di galera, tenta di vendicarsi rovinando la vita al suo avvocato (Nick Nolte). La sua colpa è quella di non essere stato in grado di difenderlo in tribunale per uno stupro avvenuto più di dieci anni prima.
Sicuramente “Cape Fear” non è uno dei film più amati di Scorsese. Ma restano memorabili le interpretazioni, a partire da quella della giovane Juliette Lewis fino a quella dell’ istrionico Robert De Niro. E’ cosa ormai nota che l’attore pagò 5 000 dollari a un dentista per farsi limare i denti per avere un aspetto più inquietante per il ruolo e, a fine riprese, gliene pagò 20 000 per restaurarli.
Nick Nolte è più alto di Robert De Niro, ma per il film, Nolte perse molto peso mentre De Niro aumentò la propria massa muscolare allenandosi costantemente con un personal trainer in modo da sembrare più forte e minaccioso. Volere è potere, sicuramente è questo il motto del grande attore!
8) Casinò, 1995
Il film è ispirato al romanzo dello stesso anno di Nicholas Pileggi “Casino: Love and Honor in Las Vegas” che racconta le attività criminali dei mafiosi statunitensi Frank “Lefty” Rosenthal e Anthony “The Ant” Spilotro nel mondo dei casinò della Las Vegas degli anni ottanta. Viene considerato il terzo capito del regista dei film sulla mafia. Cominciata nel 1973 con Mean Streets e proseguita nel 1990 con Quei bravi ragazzi.
Al centro del film c’ è “Asso” (De Niro) un giocatore d’azzardo ebreo-americano esperto, incaricato dalla mafia di Chicago di supervisionare le operazioni quotidiane al Tangiers Casino di Las Vegas. I personaggi secondari includono Nicky Santoro (Joe Pesci), e Ginger McKenna (Sharon Stone), una truffatrice di strada che il protagonista sposa e con cui ha una figlia. Il film descrive in dettaglio la gestione del casinò da parte di Asso, le difficoltà che affronta nel suo lavoro, il coinvolgimento della mafia e il graduale crollo delle sue relazioni, con Las Vegas che cambia sullo sfondo.
Per la sua interpretazione, la Stone venne candidata all‘Oscar e vinse il Golden Globe per la migliore attrice in un film drammatico, mentre Scorsese ottenne una candidatura a quello per il miglior regista. Le riprese non furono semplici, perché l’intenzione la sua intenzione era quella di mostrare Las Vegas in maniera sfavillante e, per ricreare la città della perdizione degli anni 70, si affidò a Dante Ferretti. Il film, inoltre, segna l’inizio della collaborazione tra Scorsese e il direttore della fotografia Robert Richardson. Uno dei suoi talenti è l’efficace utilizzo della luce, qualità utilissima in un film come “Casinò” ricco di riprese in movimento e con un’idea di illuminazione molto precisa tanto da essere già pianificata in fase di pre-produzione. Le scene in sala furono girate tra l’una e le quattro di notte per non intralciare l’attività del casinò.
Molte delle scene di Robert de Niro e Joe Pesci sono frutto di improvvisazioni che aumentano il realismo nel lungometraggio di Scorsese. I due attori sono in stato di grazia ma, forse,la performance più brillante è quella di Sharon Stone, che probabilmente non è mai più stata così incisiva come in questo film.
9) The Irishman, 2019
The Irishman è un gangster movie di tre ore e mezzo con Al Pacino, Joe Pesci, Robert De Niro e Harvey Keitel riuniti dietro la cinepresa di Martin Scorsese. Tratto dall’omonimo bestseller di Charles Brandt, The Irishman viene considerato il quarto capitolo della saga sulla mafia del regista italo-americano.
La storia del film ruota attorno i temi della lealtà, dell’amicizia e della famiglia ed è ambientata in diversi intervalli temporali. Il protagonista è Frank Sheeran (Robert De Niro), un veterano della seconda guerra mondiale e autotrasportatore di quarti di bue.
Questo “bravo ragazzo” muove i suoi primi passi nella criminalità con piccole truffe ed entra nelle grazie del boss Russell Bufalino (Joe Pesci) facendo il suo ingresso ufficiale nel mondo della criminalità organizzata.
La storia si snoda in tre periodi differenti che si muovono paralleli tra loro. In effetti, il vero protagonista del film è proprio il tempo. Anche i più forti, i più potenti e spietati invecchiano, si ammalano e muoiono.
E, a proposito di tempo, erano passati ben 24 anni dall’ultimo film diretto da Scorsese e interpretato da De Niro. The Irishman mostra la mano sicura e sapiente di un regista che esplora un genere che ben conosce.
Un lungometraggio che è una reunion d’ artisti eccellenti che si emozionano e fanno ancora emozionare il pubblico come la prima volta. E, a proposito di prima volta, Al Pacino non aveva mai girato con Martin Scorsese. Non è incredibile?
<<Sono anni che voglio lavorare con Al. Francis Coppola ci ha presentato nel 1970. Poi lo ha diretto ne Il padrino 1 e 2 e poi Al Pacino è entrato nella stratosfera. Per me Al era sempre irraggiungibile>> – Martin Scorsese
10) Killers of the flower moon, 2023
Tratto dall’omonimo romanzo di David Grann, il film è ispirato a fatti realmente accaduti. Killers of the flower moon segna la sesta collaborazione tra Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio ; la decima con Robert De Niro.
E’ la prima volta che i due attori recitano insieme diretti dal regista di Little Italy.
La pellicola di genere crime racconta degli eventi accaduti in Oklaoma, nella contea di Osage agli inizi degli anni Venti. In questo periodo sono stati scoperti nella zona diversi giacimenti di petrolio e parallelamente si sono verificati una serie di omicidi, aventi come vittime alcuni cittadini facoltosi della tribù indiana di Osage.
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