Che io mi ricordi, ho sempre voluto fare il gangster. Per me fare il gangster è sempre stato meglio che fare il Presidente degli Stati Uniti
Henry Hill, Quei bravi ragazzi
Nell’immaginario collettivo Martin Scorsese è il regista di capolavori legati alla malavita. Seppure nella sua carriera ci abbia regalato pietre miliari della storia del cinema gangster, in realtà sono solo sei i titoli nella sua lunga filmografia legati a questo genere.
Nella sua Little Italy degli anni cinquanta, il piccolo Martie era spesso costretto a stare rinchiuso in casa a causa dei suoi problemi d’asma. La finestra della sua stanza diventava la sua televisione di quartiere.
A fare breccia nel suo immaginario erano specialmente piccoli delinquenti, teppisti e boss della mafia italoamericana. Sicuramente questo suo sguardo in prima filma sul mondo della malavita, lo ha reso il perfetto narratore della figura del gangster nella settima arte.

Quando si è cresciuti a Little Italy, che cosa si può diventare, se non gangster o prete? Ora, io non potevo essere né l’uno né l’altro. Ho dovuto cambiare strada per sopravvivere.
Martin Scorsese
Il regista itaolo-americano, per la gioia di tutti i cinefili, ha preso una terza strada: quella del cinema. Ma nelle sue opere è fortemente presente sia la sua parte spirituale che quella più concreta. Le due anime della Little Italy spesso convivono nei suoi film.
I gangster movie, in fondo, sono la rappresentazione di un bramoso accumulo di denaro e beni materiali che inevitabilmente porta con sé la perdita della propria anima. Il gangster non si fa scrupoli per raggiungere i propri obiettivi. Nel denaro vede il suo più alto traguardo, ma il colore dei soldi non potrà mai smacchiare l’anima nera che gli appartiene. La resa dei conti, alla fine, arriva sempre. Che sia il tempo o un proiettile a ucciderlo, è solo sulla strada che puo’ trovare la redenzione. Perché è sulla strada che i gangster si muovono. E’ li che iniziano a commettere i propri peccati e solo lì, nel migliore dei casi, possono trovare l’assoluzione.
Ma quali sono i più memorabili personaggi della malavita nei film di Martin Scorsese?
Ve li presentiamo seguendo l’ordine cronologico della filmografia del re dei gangster movies:
1) Johnny Boy/Robert De Niro in Mean Streets, 1973

Mean Streets è il primo gangster movie di Martin Scorsese e anche il primo in cui ha diretto Robert De Niro.
Johnny Boy è una mina vagante, uno scapestrato insofferente a qualsiasi regola di comportamento. Folle, irriverente,imprevedibile. Averlo accanto significa essere perennemente in pericolo.
Lo sa bene Charlie Cappa ( Hervey Keitel) il suo inseparabile amico apprendista gangster che finisce nei guai pur di tentare di aiutare quel violento, egoista e inaffidabile di Johnny Boy.
2) Tommy DeVito/Joe Pesci in Quei bravi ragazzi, 1990

Il personaggio di Tommy in Quei bravi ragazzi è sicuramente uno dei più indimenticabili della pellicola e della filmografia di Martin Scorsese.
La sua figura è ispirata al gangster Thomas DeSimone ed è un irresistibile mix di humour e violenza la cui magistrale interpretazione è valsa l’Oscar come migliore attore non protagonista a Joe Pesci.
Tommy riesce a trovare la giustificazione al suo omicidio più ingiustificabile. E’ una scheggia impazzita con l’istinto irrefrenabile di togliere la vita. Riesce a passare dal sorriso al ghigno malefico in pochi secondi. Va in escandescenza se gli si da’ del buffo o del lustrascarpe.
A proposito della famosa scena in cui Tommy inizia a discutere con Henry (Ray Liotta) perché lui lo definisce “buffo” è nata da una improvvisazione tra i due attori basata su un aneddoto vissuto da Joe Pesci quando era giovane. All’epoca lavorava come cameriere e aveva dato del “buffo” (funny) a un gangster, il quale se l’era presa parecchio. A Scorsese piacque molto questa storia e volle inserirla nel film senza dirlo al resto del cast. Così quando Henry e Tommy si mettono a litigare, l’imbarazzo negli sguardi dei loro compagni di bevuta è autentico. Gli attori non capivano se il diverbio fosse finto o vero, dato che non esisteva nessuna di quelle battute nel copione! Buffo,no? Ehm… Meglio non usare questa parola con Tommy il terribile!
3) Jimmy Conway/Robert De Niro in Quei Bravi Ragazzi, 1990

Basta guardare Jimmy Conway negli occhi per vedere la sua anima nera.
A Robert De Niro in Quei bravi Ragazzi è stato offerto sia il ruolo di Jimmy ‘The Gent’ Conway sia quello di Tommy DeVito.
La sua scelta è ricaduta sul primo, un personaggio misurato, schivo, sempre sottotono. Una sorta di padre putativo per Henry ( Ray Liotta) che lo istruisce alla vita da gangster.
L’istrionico attore feticcio di Martin Scorsese, come al solito, si è preparato scrupolosamente per la parte. Una leggenda metropolitana racconta che il vero criminale Jimmy Burke, quando ha saputo che Robert De Niro avrebbe interpretato un gangster ispirato a lui, gli telefonò per dargli qualche dritta. Lo sceneggiatore del film, Nicholas Pileggi ha in seguito smentito la notizia, ma ha anche ammesso che c’erano persone sul set che sapevano tutto dei “modelli” dei personaggi.
“Hai imparato due grandi cose della vita: non tradire gli amici e tieni sempre il becco chiuso” – sagge parole di Jimmy Conway, un uomo che sa quali sono i valori fondamentali per un gangster!
4) Paul Cicero/Paul Sorvino in Quei Bravi Ragazzi 1990

Paul Cicero di Quei Bravi Ragazzi è la classica figura del gangster taciturno e spietato.
Il tipico boss sornione che però ti uccide con uno sguardo. Un personaggio a sangue freddo egregiamente interpretato da Paul Sorvino. Pare che l’attore stesse per abbandonare il ruolo qualche giorno prima delle riprese. Era perplesso perché la personalità fredda e distaccata di Cicero non era nelle sue corde.
Chiamò il suo agente spiegandogli la sua volontà di lasciare il film di Scorsese e lui lo convinse a pensarci su ancora per un giorno. Fu proprio quella notte che Paul Sorvino trovò la chiave per l’interpretazione del boss silenzioso e letale. Si guardò allo specchio e rimase impressionato dal suo stesso sguardo. Era quello di cui aveva bisogno per interpretare Paulie.
C’è da dire che l’espressione perennemente confusa di Paul Cicero è dovuta anche al fatto che molti dialoghi venivano improvvisati a sua insaputa. Perciò, la reazione perplessa di Sorvino a certe scene è decisamente autentica. Improvvisato, tra l’altro, è stato anche lo schiaffo che Cicero da’ a Henry (Ray Liotta) dopo che è stato rilasciato dal carcere. In quel caso, è stato quel bravo ragazzo a restare di stucco.
5) Henry Hill/Ray Liotta in Quei Bravi Ragazzi, 1990

Da bravo ragazzo a malavitoso senza scrupoli: Henry Hill è la prova che gangster si nasce. Ray Liotta ha rifiutato la parte di Harvey Dent “Due facce” in Batman (1989) per lavorare in Quei bravi ragazzi e, sicuramente, ha fatto bene. Il ruolo di Henry è quello a cui pensiamo immediatamente quando nominiamo questo grande attore recentemente scomparso.
I produttori del film avrebbero voluto un divo già affermato per la parte del protagonista, ma Liotta, che all’epoca non era ancora così noto, fece di tutto per convincere Scorsese di essere lui l’unico adatto per il ruolo. Fu un azzardo, ma una scommessa vincente. Ray Liotta col faccino pulito e gli occhioni blu è il volto umano della mafia. Carisma, fascino e ambizione sono messi in scena sapientemente dall’attore.
E’ capace di passare dalla spensieratezza alla feroce aggressività istintivamente, in maniera quasi viscerale. Henry diventa un killer senza scrupoli, pronto a tutto per salvarsi la pelle. Giustissima anche la scelta di Scorsese di far rivolgere Henry direttamente al pubblico guardando verso la macchina da presa – come farà anche il broker di Leonardo DiCaprio in “The Wolf of Wall Street” (2013).
6) Nicky Santoro/Joe Pesci in Casinò, 1995

Nicholas “Nicky” Santoro è il principale antagonista del film Casinò di Martin Scorsese. È basato sul vero agente di Chicago Anthony John “The Ant” Spilotro ed è stato interpretato da Joe Pesci. Nicky Santoro è un sociopatico irascibile e impulsivo che uccide chiunque consideri una minaccia. Anche persone innocenti.
Solo con la sua famiglia non si arrabbia mai. Puo’ essere considerato un gangster da standard elevati. Potrebbe sembrare una copia di Tommy di Quei bravi ragazzi, ma sicuramente in lui manca la nota umoristica che caratterizza la sua variante precedente. In compenso, è decisamente più violento e sleale.
7) Bill il Macellaio/Daniel Day-Lewis in Gangs of New York, 2002

Baffi all’insù, occhio di vetro e inaudita crudeltà: Bill il Macellaio è il gangster più intrigante del 19° secolo. Daniel Day-Lewis è stato candidato all’Oscar come miglior attore non protagonista ( non vincendo) per aver magistralmente interpretato questo violento e memorabile personaggio in Gangs of New York.
Il film è la seconda collaborazione con Martin Scorsese dopo L’età dell’innocenza e la prima in un ruolo da villain. Il personaggio è ispirato a un uomo realmente esistito di nome Bill Poole su cui l’attore ha lavorato, come sempre, con certosina cura.
Bill il macellaio è abilissimo con i pugnali. Prima delle riprese, Daniel Day-Lewis ha imparato da due circensi a lanciare i coltelli. Inoltre, si è fatto le ossa per qualche settimana in una macelleria imparando eccellentemente a tagliare la carne e a maneggiare le carcasse. Dulcis in fundo, chiese a Scorsese di indossare un occhio di vetro per rendere ancora più accattivante il suo personaggio.
E’ sua l’idea di picchiettarlo col manico di un coltello, un gesto che gli sembrava molto appropriato per Bill il macellaio. Pare che durante le riprese continuasse a parlare con l’accento del personaggio anche lontano dalla macchina da presa. Era entrato così in sintonia col violento macellaio che diventò aggressivo in ogni circostanza anche fuori dal set. Meglio allontanare i coltelli in sua presenza…
8) Frank Costello/Jack Nicholson in The Departed, 2006

Francis “Frank” Costello è uno spietato boss irlandese temuto e rispettato di Boston. Un abile doppiogiochista che cresce sotto la sua ala un figlioccio, Colin Sullivan ( Matt Damon) che vent’anni dopo entra a far parte dell’unità speciale anticrimine della Polizia di Stato del Massachusetts.
Costello è brillantemente interpretato da Jack Nicholson che tra un sorriso beffardo e attacchi d’ira, incarna perfettamente questo malavitoso scaltro e crudele. Per la prima volta Martin Scorsese dirige l’ istrionico attore dal temperamento “particolare”. E’ un interprete che non è facile tenere dentro binari prestabiliti.
Lo capisci subito, fin dal primo giorno di riprese, anche se pensi che al film non potrà che fare bene e che sarà meglio cercare di stargli dietro … Sul set trovammo il ritmo giusto d’un tratto, alla quinta settimana… il film parla dell’oscenità e della violenza che lui rappresenta e che pervadono quel mondo
Martin Scorsese
The Departed è un remake della pellicola di Andrew Lau e Alan Mak Infernal Affairs, per il quale finalmente Martin Scorsese ha vinto il suo meritatissimo Oscar alla miglior regia. Il film ha avuto successo di pubblico e critica, vincendo numerosi premi tra cui quattro premi Oscar, quale miglior film, miglior regista, miglior sceneggiatura non originale e miglior montaggio.
Mark Wahlberg è stato inoltre candidato come miglior attore non protagonista. Il personaggio più magnetico e memorabile del film, comunque, è sicuramente quello di Costello, chiamato come l’omonimo mafioso italo-americano ispirato alla figura di James Bulger, un boss della mala irlandese di Boston inserito nella lista dei dieci criminali considerati più pericolosi dall’ FBI.
9) Russel Bufalino/Joe Pesci in The irishman, 2019

A quasi dieci anni dal suo ultimo film, Joe Pesci torna davanti la macchina da presa diretto da Martin Scorsese nel maestoso gangster movie The irishman Interpreta Russel Bufalino, un malavitoso profondamente differente da Tommy DeVito o Nicky Santoro.
Non è l’istinto e il temperamento impulsivo a caratterizzare questo boss. E’ uno stratega, un ponderatore silente che uccide gelidamente.
Joe Pesci abbandona la recitazione estremamente fisica che aveva caratterizzato i suoi villains precedenti e ci regala un boss statuario che riesce a stregare lo spettatore grazie a una recitazione fatta di piccoli gesti e mimica curatissima che lo rendono magnetico.
Russel Bufalino è esistito davvero. Lo chiamavano “the Quit Don”, ossia il boss silenzioso, anche se aveva voce in capitolo quasi su tutto. La storia raccontata in The irishman è molto simile ai fatti realmente accaduti. Bufalino è stato uno dei boss più influenti, ma non è mai stato dichiarato colpevole per i capi d’imputazione di cui è stato accusato.
Pare che, come è mostrato anche in The irishman, abbia dato un contributo fondamentale alla CIA nell’invasione della Baia dei Porci a Cuba e all’omicidio del presidente Kennedy.
Tuttavia, solo nel 1981 è finito in carcere con l’accusa di aver dato mandato di uccidere un testimone protetto dall’FBI che aveva parlato di lui durante un processo. Morì in un ospizio, e non in carcere come raccontato nel film.