Febbraio non è solo uno dei mesi più freddi dell’anno, è anche il periodo in cui assistiamo all’attesissimo Festival Internazionale del Cinema di Berlino, quest’anno dal 15 al 25 febbraio, la 74esima edizione.

Ad aprire la Berlinale 2024 sarà il film in concorso Small Things Like These diretto da Tim Mielants, scritto da Enda Walsh e che ha come protagonista Cillian Murphy. Da qui avrà inizio l’ultima edizione con direttore artistico Carlo Chatrian affiancato da Mariette Rissenbeek, che nel 2025 lasceranno il posto all’ex direttrice del BFI London Film Festival, Tricia Tuttle.

Con la giuria internazionale composta da Brady Corbet, Ann Hui, Christian Petzold, Albert Serra, Jasmine Trinca, Oksana Zabuzhko e presieduta da Lupita Nyong’o, il programma della 74esima Berlinale ha in concorso venti lungometraggi, di cui due sono italiani.
Parliamo della prima mondiale di Another End di Piero Messina con protagonista Gael García Bernal e di Gloria!, il film d’esordio di Margherita Vicario.

Mentre il primo ci porta all’interno di una realtà distopica e si focalizza sui legami umani, il secondo è ambientato nel panorama musicale del diciottesimo secolo e narra un’avventura al femminile. Altra proposta italiana è Quell’estate con Iréne di Carlo Sironi, presentato nella sezione Generationse infine il documentario dal titolo Il Cassetto Segreto di Costanza Quartiglio nella categoria Forum.
Quest’anno, però ci saranno anche due serie italiane inserite nella sezione Berlinale Special e che destano già grande curiosità: sono Dostoevskij, serie noir scritta e diretta dai Fratelli D’Innocenzo e Supersex, scritta da Francesca Manieri e diretta da Matteo Rovere, liberamente ispirata alla vita di Rocco Siffredi.

Un programma che si prospetta come una ricchissima selezione che si muove tra differenti generi e produzioni europee ed extraeuropee. Quest’anno tra i film in concorso – oltre alle già citate pellicole nostrane – troviamo il documentario di produzione tedesca Architecton di Victor Kossakovsky, Black Tea di Abderrahmane Sissako che ritorna dopo dieci anni di assenza, La Cocina di Alonso Ruizpalacios con cui si mixano gli aspetti del documentario insieme alla commedia e al dramma, Dahomey di Mati Diop, A Different Man di Aaron Schimberg, L’Empire di Bruno Dumont (co-produzione tra Francia, Italia, Germania, Belgio, Portogallo) che è una parodia su Star Wars e il molto atteso Hors Du Temps di Olivier Assayas che racconta con umorismo l’isolamento trascorso da due coppie.

La lunga lista prosegue con From Hilde with love di Andreas Dresen, My Favourite Cake diretto da Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha che avevano già presentato il film The Ballad of a White Cow alla 71° Berlinale, Langue étrangére di Claire Burger che condivide lo stesso produttore di Anatomia di una Caduta e tra le protagoniste troviamo Chiara Mastroianni.
Andando avanti incontriamo Who Do I Belong To della giovane regista esordiente Meryam Joobeur che ci racconta un’indagine in un villaggio tunisino, Pepe di Nelson Carlos De Los Santos Arias, Shambhala diretto da Min Bahadur Bham che ci conduce in paesaggi suggestivi, Sterben di Matthias Glasner che ritorna al Festival dopo dodici anni.

In mezzo a questa prolifica selezione si posizionano anche le registe austriache Veronika Franz e Severin Fiala con il loro film storico dal titolo The Devil’s Bath, a seguire il thriller nordeuropeo Vogter di Gustav Moller, e infine A Traveller’s Needs che segna il ritorno a Berlino del regista sudcoreano Hong Sang-soo.

Concorso a parte, non ci si può dimenticare dell’Orso alla carriera che quest’anno toccherà a colui che ci ha conquistato con thriller, drammi e gangster movie. Ovviamente si parla del grande Martin Scorsese che prenderà parte alla proiezione di After Hours. Il premio Berlinale Camera – invece – sarà riconosciuto a Edgar Reitz per la sua lunga carriera, mentre il suo ultimo film documentario Filmstunde 23 (co-diretto con Jorg Adolph) è inserito nella sezione Berlinale Special.

Quest’ultima sezione ospita anche il documentario di Abel Ferrara dal titolo Turn In the Wound, con cui il regista racconta l’attuale Kiev a due anni dallo scoppio della guerra. Questa edizione punta lo sguardo verso la drammatica situazione che ha colpito il Medio Oriente e prima ancora l’Ucraina, promuovendo dialogo e solidarietà.

Con un programma interessante e variegato 74° Festival Internazionale del Cinema di Berlino – in questa sua ultima “versione Chatrian” celebra il grande potere comunicativo del cinema e la sua capacità di lasciarci addosso una qualche riflessione in merito a tutto ciò che accade.
Nel frattempo non ci resta che attendere.